Tre colonnelli della Guardia Nazionale Venezuelana si insubordinarono la notte di martedi, per non voler compiere gli ordini provenienti dalla propria divisione di incrementare la repressione contro le manifestazioni di protesta nella città di Valencia, a ovest di Caracas, hanno detto ufficiali venezuelani che stanno in contatto con i loro omologhi nel paese sudamericano.
L'insubordinazione si somma ad una serie di informazioni raccolte negli ultimi giorni da chi integrava la Guardia Nazionale che stanno resistendo a compiere gli ordini provenienti dalla cupola chavista di incrementare l'onda repressiva contro i manifestanti, azioni che in un mese di proteste hanno portato un conto di almeno 18 morti, circa 300 feriti e oltre mille detenuti, includendo il leader dell'opposizione Leopoldo Lopez.
I colonnelli ora sono profughi, entrati in clandestinità dopo che il personale militare della base militare si è posto in loro difesa, impedendo l'ordine di arresto intimato dai loro ufficiali superiori, ha detto in Miami il generale Carlos Julio Peñaloza, ex comandante generale dell'esercito di Venezuela. Peñaloza, che mantiene il contatto con gli integanti della Forza armata in Venezuela, ha detto che il generale di Brigata della Guardia nazionale Arquimedes Jesus Herrera Ruso, ha emesso l'ordine di arresto dopo che suoi colonnelli, i tre integranti dello Stato Maggiore della base, si sono rifiutati di compiere i suoi ordini.
"Il generale Herrera Russo ha chiamato la DIM -Dirección intelligencia Militar- che li trovino e li prendano prigionieri, però all'interno, gli ufficiali subalterni li hanno liberati e loro sono evasi" ha detto Peñaloza.
I colonnelli Richard Solórzano, Felipe Tovar y Elio Malpica hanno ricevuto ordini di raddoppiare la repressione per terminare le manifestazioni di protesta nella città di Valencia che hanno cominciato a incorporare i residenti delle zone popolari.
Valencia ha subìto uno dei fuochi della maggior repressione impressa prima d'ora per mano del regime di Nicolas Maduro.
La sede Regional Numero 2 della Guardia Nazionale, una delle nuove che esistono nel paese, è uno dei centri che ha accumulato il maggior numero di denunce dei manifestanti torturati.
Il presidente della Organizzazione dei Venezuelani Perseguitati Politici in Esilio (Veppex), il tenente Jose Colina, ha detto che gli agenti della Guardia Nazionale e le organizzazioni paramilitari vincolate al chavismo, conosciute come collettivi, hanno commesso crimini di lesi diritti umani contro molte persone che hanno manifestato nella regione centrale.
Secondo le testimonianze raccolte da Veppex, le violazioni dei detenuti si sono convertite in pratica comune dentro la base, con casi dettagliati che sommano ad oltre una decina.
Le organizzazioni non governative che si battono per i diritti umani in Venezuela osservano che i detenuti quasi sempre sono stati sottoposti a violenze da parte dei militari, e che in alcuni casi sono sottoposti a torture con elettricità.
In almeno una occasione, uno studente è stato violato con la canna di un fucile dopo essere stato imprigionato in Valencia. Però la violenza contro i manifestanti è stata anche registrata e documentata nelle strade, con video e foto che sono stati condivisi attraverso le reti sociali e che mostrano appunto atti selvaggi di repressione.
Così gli ufficiali e gli agenti della Guardia Nazionale hanno cominciato a resistere agli ordini in Valencia e in altre città perché temono che queste azioni siano ripetute e dopo che possano essere accusati di questa mancanza di rispetto dei diritti umani. ha commentato Colina.
"Così le unità non stanno compiendo tutti gli ordini. E così stiamo ricevendo rapporti di insubordinazione da parte degli agenti" ha detto Colina, che si mantiene in contatto con i compagni nella Guardia Nazionale.
Fonti militari in Caracas contattati da El Nuevo Herald il giorno prima hanno avvertito anche di un crescente malessere nei quartieri prima della repressione impressa contro i manifestanti, e come ufficiali della Guardia Nazionale stavano trattando di applicare tattiche per proteggere i manifestanti dagli eccessi.
L'uso della repressione voluta da Maduro, da quello che si è visto come l'intento di un leader debole di mostrarsi forte, stacausando seri problemi per il regimento di Caracas, con una crescente lista di pronunciamenti di ripudio emessi dagli Stati Uniti, l'Unione Europea e le Nazioni Unite. Le proteste giornaliere, che questa settimana si sono sommate senza interruzione, costituiscono la maggior minaccia per il regime bolivariano più di una decada e si produce precisamente quando aumenta il malcontento popolare contro la gestione di Maduro per la sua malagestione della politica economica.
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