lunedì 22 aprile 2013

Lettera aperta a Giorgio Napolitano

di Mirella Ramonda

Dopo aver ascoltato il discorso di insediamento del Presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ho provato il desiderio di inviargli questo messaggio, attraverso la sua pagina FB.

Onorevole Sig. Presidente, Le scrivo per la seconda volta.
La prima volta è accaduto perchè ho provato il desiderio di ringraziarLa per avere difeso la nostra Legge Costituzionale. Non pensavo che avrebbe avuto modo di leggere la mia mail, visto i Suoi impegni, ma è stato un gesto spontaneo.
Oggi le scrivo nuovamente, dopo avere ascoltato il Suo discorso di insediamento. Capisco che si sia sentito costretto a riaccettare il mandato, per il bene del Paese.
Desiderlo rivolgerLe questa volta, rispettosamente, un appello.
 
Lei ha appena detto che sarà un Presidente al di sopra delle parti e non partigiano.
La prego, si ricordi che il 25% degli italiani ha votato il Movimento Cinque Stelle. Il venticinque per cento degli italiani, quindi un quarto del Popolo che Lei si è impegnato a tutelare e rappresentare. I parlamentari che siedono alla Camera e al Senato sono lì perchè così ha voluto un quarto degli italiani. Io sono tra questi, e li ho votati, insieme a tanti altri milioni di italiani, perchè non mi sentivo più rappresentata da quei partiti che da sempre esistono, ma che, a mio modesto parere, hanno tanto promesso e poco mantenuto. 
 
Le folle che si riuniscono in piazza, sono cittadini, composti, educati, democratici, ma preoccupati del futuro dei loro figli o addirittura disperati. E hanno il diritto di occupare le loro piazze, se democraticamente e con ordine. Perchè il Paese appartiene agli Italiani tutti, non solo a quelli che siedono nei posti di potere.
Se c'è separazione tra il Popolo e il Parlamento, è il Parlamento ad avere il dovere di capire il perchè i cittadini, Popolo Sovrano, si lamentano. 
 
Io sono nata nel dopoguerra, e sono certa, come Lei molto meglio di me saprà, che la fame e la povertà di allora, non sono minimamente paragonabili a quelli di oggi, che non è indice di povertà non potersi permettere l'acquisto di un telefono di ultima serie.
Ma i poveri veri ci sono, ed in un Paese ricco (io ritengo che l'Italia sia ancora ricca), nemmeno un povero dovrebbe esserci. 

Sig. Presidente, Le auguro un buon lavoro, ben sapendo che non sarà per lei semplice.
Ma La prego ancora, non dimentichi che un quarto degli italiani ha scelto di essere rappresentato dal M5S, e che un alto quarto si è rifiutato di votare.
Metà popolo italiano non crede più nelle strutture di partito. Credo che questo debba essere valutato e non sottovalutato. 

 La ringrazio per Sua la paziente attenzione.
Con tutto il mio rispetto, rinnovo i migliori auguri per un sereno proseguo del suo incarico Presidenziale, e le porgo io miei saluti.


 Mirella Ramonda

Lettera di Rodotà a Scalfaro

Sono e resto un uomo di sinistra


di STEFANO RODOTA'

CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.

La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone, l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.

Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
(22 aprile 2013)

Il Portogallo sconfigge l'economia globale e il NWO

Portogallo, Soares: il debito non si paga, Lisbona si ribelli alla Merkel

soares20 apr – Mario Soares, che ha guidato il paese verso la democrazia dopo la dittatura di Salazar, ha detto che tutte le forze politiche dovrebbero unirsi per «far cadere il governo» e respingere le politiche di austerità della troika dell’Ue-Fmi.
«Il Portogallo non sarà mai in grado di pagare i propri debiti, per quanto possa continuare ad impoverirsi. Se non è possibile pagare, l’unica soluzione è non pagare. Quando l’Argentina era in crisi non pagò. E che cosa è successo? Non è successo niente», ha dichiarato ad “Antena 1”.
L’ex premier socialista ed ex presidente del paese ha detto che il governo portoghese è diventato un servo del cancelliere tedesco Angela Merkel, e che esegue disciplinatamente qualunque ordine ricevuto. «Nel loro desiderio di fare contenta la Senhora Merkel, hanno venduto tutto e rovinato questo paese. In due anni questo governo ha distrutto il Portogallo».
Dario Perkins di “Lombard Street Research” ha detto che un default a muso duro costringerebbe il Portogallo all’uscita dall’euro. «Ma questo creerebbe Mario Soaresuna animosità incredibile – la Germania si preoccuperebbe del fatto che altri paesi potrebbero seguire la stessa strada e, per evitarlo, adotterebbe una linea molto dura». Secondo Perkins, tutti gli Stati periferici hanno «una gran paura» di essere buttati fuori dall’unione monetaria europea: «Temono che le loro economie potrebbero crollare, cosa che però è ridicola. Ma alla fine gli elettori cominciano ad eleggere politici che si rifiutano di accettare politiche di austerità, come stiamo vedendo in Italia, e l’Unione Europea perderà il controllo della situazione».
Raoul Ruparel di “Open Europe” afferma che in Portogallo si è raggiunto il limite massimo di austerità: «Il precedente consenso politico in Parlamento è evaporato. Come spesso accade durante questa crisi, l’Eurozona si scontra contro tutte le forze democratiche nazionali». Il grido di battaglia di Soares arriva una settimana dopo che la Corte Superiore del Portogallo ha decretato che i tagli sugli stipendi e sulle pensioni dei lavoratori pubblici sono illegali, costringendo il premier Pedro Passos Coelho a doversi rimettere alla ricerca di nuovi tagli. La sentenza mette in discussione tutta la Raoul Ruparelpolitica di “svalutazione interna” fatta dal governo per abbassare il costo del lavoro.
Un rapporto trapelato dalla Troika lancia l’allarme perché il paese rischia di entrare in una spirale del debito e avrà bisogno di chiedere un altro finanziamento di 15 miliardi di euro entro il 2015, un terzo superiore a quanto servì dopo la crisi del debito nel 2011. «Il nuovo finanziamento sarebbe fondamentalmente ad alto rischio», si legge nel rapporto. In uno dei pochi passi che contengono buone notizie, si legge che venerdì scorso i ministri delle finanze dell’Eurozona hanno concordato di estendere il rimborso dei prestiti per il salvataggio di Portogallo e Irlanda per altri sette anni, riducendo così la pressione dei mercati. Bruxelles ha detto che entrambi i paesi sono «ancora altamente vulnerabili» a causa di forze che sfuggono al loro controllo, e per questo hanno bisogno di un «segnale di sostegno forte». I critici dicono che è troppo poco e troppo tardi. Ormai gli eventi si muovono troppo veloci e rispondono solo a regole proprie.
(Ambrose Evans-Pritchard, “In Portogallo si pensa a un default all’Argentina”, dal “Telegraph” del 12 aprile 2013, Come Don Chisciotte).

domenica 21 aprile 2013

L'Islanda ha sconfitto l'economia globale e il NWO

"bisogna fare presto!! bisogna varare un piano per il deficit!!"
"bisogna fare dei sacrifici"...
"siamo molto soddisfatti, è stato raggiunto un accordo di sacrifici, ma ESSENZIALI"
"E' l'unico modo pe venirne fuori"!!
(NO!!! BUGIA)
Sono le classiche frasi di quando un paese sta per andare in bancarotta. I profitti delle grandi banche sono privati, ma i debiti socializzati.

L'unica soluzione, sempre in gran fretta, sembrano essere le tassazioni per il deficit messi a punto in pochissime ore.
In Italia abbiamo assistito ad una vomitevole ansia di produrre subito nuove tasse per i cittadini con tanto di "ringraziamenti per il sacrificio essenziale".
l'importante  per i politici è non far sapere cosa è successo in Islanda, dove un popolo ha detto "NO"!! alla grande finanza internazionale rea di questi fallimenti ed ai loro ricatti.

Sempre più sudditi e con sudditanza psicologica, i politici non rappresentano il popolo ma il FMI. Allora NON parlare dell'Islanda diventa imperativo... da censura completa... perché l'unica soluzione deve sembrare sempre il ripagamento del debito che le banche private hanno accumulato. Naturalmente è ciò che il FMI vuole. Figuriamoci se si mettono contro la vera elite mondiale!
INVECE IN ISLANDA

QUANDO IL POPOLO SCONFIGGE L'ECONOMIA GLOBALE
NeapolisTrueInformation
 
Sconfitti gli interessi economici di Inghilterra ed Olanda e le pressioni dell'intero sistema finanziario internazionale, gli islandesi hanno nazionalizzato le banche e avviato un processo di democrazia diretta e partecipata che ha portato a stilare una nuova Costituzione (per giunta tramite Internet).
Di quelle storie che nessuno racconta a gran voce, che vengono piuttosto sussurrate di bocca in orecchio, al massimo narrate davanti ad una tavola imbandita o inviate per e-mail ai propri amici.
E' la storia di una delle nazioni più ricche al mondo, che ha affrontato la crisi peggiore mai piombata addosso ad un paese industrializzato e ne è uscita nel migliore nei modi.

L'Islanda nota alla cronaca per vulcani dai nomi impronunciabili che con i loro sbuffi bianchi sono in grado di congelare il traffico aereo di un intero emisfero, ha dato il via ad un'eruzione ben più significativa seppur molto meno conosciuta.
Un'esplosione Democratica che terrorizza i poteri economici e le banche di tutto il mondo, che porta con se messaggi rivoluzionari di Democrazia diretta, autodeterminazione finanziaria, annullamento del sistema del debito.

Ma procediamo con ordine.
L'Islanda è un isola di sole 320mila abitanti. Il paese europeo meno popolato se si escludono i micro stati. Privo di esercito. Una città come Bari spalmata su un territorio vasto 100mila chilometri quadrati. Un terzo dell'intera Italia situato un poco a sud dell'immensa Groenlandia.

15 anni di crescita economica avevano fatto dell'Islanda uno dei paesi più ricchi del mondo.
Ma su quali basi poggiava questa ricchezza?
Il modello di "neoliberismo puro" applicato nel Paese che ne aveva consentito il rapido sviluppo, avrebbe ben presto presentato il conto.

Nel 2003 tutte le banche del Paese erano state privatizzate completamente. Da allora esse avevano fatto di tutto per attirare gli investimenti stranieri, adottando la tecnica dei conti online, che riducevano al minimo i costi di gestione e permettevano di applicare tassi di interesse piuttosto alti.

"IceSave" si chiamava il conto. Una sorta del nostro Conto Arancio. Moltissimi stranieri, soprattutto inglesi e olandesi vi avevano depositato i propri risparmi

La "Landsbanki Bank" fu la prima banca a crollare e ad essere nazionalizzata in seguito al tracollo del conto "IceSave". Così, se da un lato crescevano gli investimenti, dall'altro aumentava il debito estero delle stesse banche.

Nel 2003 era pari al 200% del prodotto interno lordo islandese, quattro anni dopo, nel 2007, era arrivato al 900%. A dare il colpo definitivo ci pensò la crisi dei mercati finanziari del 2008.
Le tre principali banche del paese "Landsbanki", "Kaupthing" e "Glitnir" caddero in fallimento e vennero nazionalizzate.
Il crollo della corona sull'euro che perse in breve l'85% non fece altro che decuplicare l'entità del loro debito insoluto. Alla fine dell'anno il Paese venne dichiarato in bancarotta.
 
Il Primo Ministro conservatore Geir Haarde alla guida della coalizione Social Democratica che governava il Paese chiese l'aiuto del Fondo Monetario Internazionale che accordò all'Islanda un prestito di 2 miliardi e 100 milioni di dollari cui si aggiunsero altri 2,5 miliardi da parte di alcuni Paesi nordici.
Intanto le proteste ed il malcontento della popolazione aumentavano.
 
A gennaio, un presidio prolungato davanti al parlamento portò alle dimissioni del governo.
Nel frattempo i potentati finanziari internazionali spingevano perché fossero adottate misure drastiche.
Il Fondo Monetario Internazionale e l'Unione Europea proponevano allo stato islandese di farsi carico del debito insoluto delle banche socializzandolo.
Vale a dire spalmandolo sulla popolazione.
Era l'unico modo, a detta loro, per riuscire a rimborsare il debito ai creditori, in particolar modo a Olanda ed Inghilterra che già si erano fatti carico di rimborsare i propri cittadini.
 
Il nuovo governo, eletto con elezioni anticipate ad aprile 2009 era una coalizione di sinistra che pur condannando il modello neoliberista fin li prevalente, cedette da subito alle richieste della comunità economica internazionale: con un'apposita manovra di salvataggio venne proposta la restituzione dei debiti attraverso il pagamento di 3,5 miliardi di euro complessivi, suddivisi fra tutte le famiglie islandesi lungo un periodo di 15 anni e con un interesse del 5,5%.

I cittadini islandesi non erano disposti ad accettare le misure imposte per il pagamento del debito. Si trattava di circa 100 euro al mese a persona che ogni cittadino della nazione avrebbe dovuto pagare per 15 anni. Un totale di 8 mila euro a testa per risarcire un debito contratto da un privato nei confronti di altri privati.
 
Einars Mar Gudmundsson un romanziere islandese, ha recentemente affermato che quando avvenne il crack "gli utili (delle banche, ndr) sono stati privatizzati ma le perdite sono state nazionalizzate".
Per i cittadini d'Islanda era decisamente troppo. Fu qui che qualcosa si ruppe. E qualcos'altro si riaggiustò.
Si ruppe l'idea che il debito fosse un'entità sovrana, in nome della quale era sacrificabile un'intera nazione. Che i cittadini dovessero pagare per gli errori commessi da un manipolo di banchieri e finanzieri.
Si riaggiustò d'un tratto il rapporto con le istituzioni, che di fronte alla protesta generalizzata decisero finalmente di stare dalla parte di coloro che erano tenuti a rappresentare.

Accadde che il capo dello Stato Olafur Ragnar Grimsson si rifiutò di ratificare la legge che faceva ricadere tutto il peso della crisi sulle spalle dei cittadini e indisse, su richiesta di questi ultimi, un referendum, di modo che questi si potessero esprimere.
La comunità internazionale aumentà allora la propria pressione sullo stato islandese.
Olanda ed Inghilterra minacciarono pesanti ritorsioni, arrivando a paventare l'isolamento dell'Islanda.
I grandi banchieri di queste due nazioni usarono il loro potere per ricattare il popolo che si apprestava a votare.
Nel caso in cui il referendum fosse passato, si diceva, verrà impedito ogni aiuto da parte del FMI, bloccato il prestito precedentemente concesso. Il governo inglese arrivò a dichiarare che avrebbe adottato contro l'Islanda le classiche misure antiterrorismo (ve ne rendete conto?), cioè: il congelamento dei risparmi e dei conti in banca degli islandesi.
"Ci è stato detto che se rifiutiamo le condizioni, saremo la Cuba del nord" ha detto il Pres. Grimsson "ma se accettiamo, saremo l'Haiti del nord".
 
I cittadini islandesi hanno votato per eleggere i membri del Consiglio costituente.
A marzo 2010 il referendum venne stravinto con il 93% delle preferenze, da chi sosteneva che il debito non dovesse essere pagato dai cittadini.
Le ritorsioni non si fecero attendere: il FMI congelò immediatamente il prestito concesso. Ma la rivoluzione non si fermò. Nel frattempo, infatti, il governo incalzato dalla folla inferocita si era mosso per indagare le responsabilità civili e penali del crollo finanziario.
L'Interpool emise un ordine internazionale di arresto contro l'ex Presidente della Kaupthing Sigurdur Einarsson.
Gli altri banchieri implicati nella vicenda abbandonarono in fretta l'Islanda.
In questo clima concitato si decise di creare ex novo una costituzione islandese, che sottraesse il paese allo strapotere dei banchieri internazionali e del denaro virtuale.

Quella vecchia risaliva a quando il paese aveva ottenuto l'indipendenza dalla Danimarca, ed era praticamente identica a quella danese, eccezion fatta per degli aggiustamenti marginali (come inserire la parola "presidente" al posto di "re").
Per la nuova carta si scelse un metodo innovativo. Venne eletta un'assemblea costituente composta da 25 cittadini. Questi furono scelti tramite regolari elezioni, da una base di 522 che avevano presentato la candidatura.
Per candidarsi era necessario essere maggiorenni, avere l'appoggio di almeno 30 persone ed essere liberi dalla tessera di un qualsiasi partito.

(e il resto è storia! L'Islanda ha sconfitto l'economia globale e il NWO)

FONTE: http://www.youtube.com/watch?v=lngt5kVD4PA

mercoledì 17 aprile 2013

Emma Bonino, raccontiamola giusta


head
Negli ultimi giorni, si è parlato molto della possibilità di eleggere Emma Bonino a Presidente della Repubblica. Insieme agli attestati di stima pervenutile da diverse aree politiche e della società civile, sono cominciate a girare voci poco rassicuranti sul suo conto.
Primo tra i detrattori il nostro giornalista preferito, Marco Travaglio, con due articoli: “Si fa presto a dire Bonino” e “Madonna Bonino“. Articoli che hanno alimentato una serie di voci non confermate e luoghi comuni da sfatare:
Si è candidata con Forza Italia nel ’94 e nel ’96!
Questo è quello che dice Travaglio. Ed è falso. La Bonino, alle politiche del ’94, era candidata con la Lista Pannella, naturalmente. Pannella aveva trovato l’accordo con Berlusconi e la sua Lista era entrata a far parte del Polo delle Libertà a nord (non col Polo del Buon Governo a sud). Bonino fu quindi eletta nella coalizione berlusconiana, sì, ed entrò a far parte del gruppo parlamentare di Forza Italia (i parlamentari radicali non erano in numero sufficiente a formare un gruppo proprio). C’è anche da dire che i radicali hanno sempre cercato l’accordo con chiunque appoggiasse le loro politiche, e proprio questo era avvenuto nel ’94, quando Berlusconi promise le riforme liberali che i radicali volevano.
Nel ’96, Bonino non si candidò proprio. Successivamente, i radicali (con la Lista Bonino-Pannella) non si allearono più col centrodestra (non si capisce, dunque, da dove venga questa presunta alleanza “fino al 2006″ di cui Travaglio parla).
Però ha elogiato l’operato di Berlusconi come Primo Ministro nel 2005
Qui le cose si fanno interessanti. Travaglio riporta una dichiarazione di Bonino, con tanto di virgolettati:
“Con Berlusconi abbiamo iniziato un lavoro molto serio… apprezziamo ciò che sta facendo come premier, ma la posizione degli alleati è nota”
Ma l’unica altra copia di questa ANSA l’abbiamo ritrovata sul sito dei radicali, ed è leggermente diversa:
”Con Berlusconi abbiamo iniziato un lavoro molto serio che, pero’, non ha ancora portato a molto”. Lo ha detto Emma Bonino parlando alla manifestazione dei Radicali sotto la sede dell’Unione a piazza SS. Apostoli. ”Apprezziamo – ha aggiunto – quello che sta facendo il premier, ma la posizione degli alleati e’ nota”. Quindi ”non e’ detto che alla fine riesca” a superare quei veti.
Apprezziamo quello che sta facendo “IL premier”, non “COME premier”. Tra le due espressioni c’è una differenza enorme. Se, nel primo caso, si apprezza il tentativo del premier di trovare un accordo programmatico (che non ci sarà), nel secondo caso si apprezza l’operato del premier in toto. Dato che l’ANSA dei radicali è riportata per intero e senza redazioni, si potrebbe propendere per un errore da parte di Travaglio. A voler essere maliziosi come un Travaglio, si potrebbe insinuare l’abbia fatto apposta.
E la storia delle frequenze occupate abusivamente da Rete4?
L’1 aprile 2008 (Travaglio erroneamente scrive 2007), Emma Bonino, in qualità di Ministro delle Politiche Europee del secondo governo Prodi, presenta un decreto per l’attuazione delle sentenze della Corte di Giustizia europea. Il sospettoso Travaglio però evidenzia come la Bonino avesse deciso di tralasciare la sentenza che aveva dato torto al gruppo Mediaset. Ironizza inoltre su una dichiarazione in cui la Bonino pare sostenesse di non aver preso in considerazione la sentenza perchè non urgente (erano passati circa 9 anni da quando Europa7 aveva vinto la gara per le frequenze). La Bonino, pochi giorni dopo quell’1 aprile, aveva in realtà risposto a Travaglio dicendo tutt’altro che “non è urgente”:
Il decreto legge intende sanare quelle procedure di infrazione su cui il nostro Paese è stato condannato dalla Corte di Giustizia europea e che necessitano l’adozione di atti normativi per scongiurare il rischio di multe e sanzioni per mancato adempimento. Come è noto, invece, nel caso di Europa 7, il coinvolgimento della Corte di Giustizia europea è stato di natura interpretativa, a seguito della richiesta del Consiglio di Stato di un parere sul diritto comunitario in materia per poter valutare la compatibilità con esso di norme o comportamenti dello Stato. Dell’interpretazione della Corte deve ora tener conto il Consiglio di Stato, organo che ha attivato la procedura, affinché possano essere assunti gli opportuni provvedimenti. Pertanto, il decreto legge del 1 aprile non era lo strumento per affrontare e risolvere l’annoso caso di Europa 7 sul quale, nel merito, la mia posizione è chiara. Per quanto mi riguarda, non ci sono né clamorose dietrologie da scoprire né retropensieri di alcun tipo da denunciare.
Però il fatto che abbia votato contro l’incarcerazione di Cosentino è indifendibile
I radicali sono semplicemente stati coerenti con loro stessi. La richiesta per Cosentino era di incarcerazione preventiva e, si sa, i radicali sono contrari a queste misure. E non per coprire le spalle ai parlamentari: in altri tre casi, i radicali stessi avevano votato a favore di procedimenti di incarcerazione per parlamentari. Per chi voglia sentirlo spiegare (meglio di come facciamo noi) dalla Bonino stessa:
E per quanto riguarda il sostegno agli OGM non riportati sull’etichetta?
Dire che sia sfavorevole all’indicazione della presenza di OGM sull’etichetta dei prodotti è quantomeno impreciso. Citiamo quanto detto dalla stessa Bonino per chi voglia farsi un’opinione più informata:
Il regolamento comunitario che entra in vigore il 1° gennaio prossimo è la mera applicazione di quanto già previsto dalla Commissione europea [...] dove viene indicato che la presenza accidentale di Ogm dei prodotti alimentari, sia convenzionali che biologici, non deve essere segnalata sull’etichetta se il livello è e resta al di sotto della soglia del 0,9%. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi.
Petrini chiede di fissare la soglia a 0,1%, cioè la percentuale minima rilevabile. Segnalo che neppure la federazione mondiale per l’agricoltura organica (IFOAM) è su una posizione così integralista (e isolata: in Europa solo 4 Stati membri su 27 la sostengono)
E il fatto che faceva parte del gruppo Bilderberg? Quelli sono tutti massoni
Non ne faceva parte, è solo stata invitata ad un incontro in quanto commissario europeo (come scrive correttamente Travaglio). Che poi il gruppo Bilderberg sia un’associazione segreta il cui scopo è quello di controllare il mondo è una speculazione complottistica che lascia il tempo che trova.
Travaglio ha scritto che Bonino non ha detto nulla su Guantanamo o Abu Ghraib
Travaglio ha cercato “disperatamente” nell’archivio ANSA, ma non se la cava bene con Google, evidentemente. Veniamo noi in soccorso alla sua disperazione: uno e due.
Va bene, allora perché non si sarebbe opposta all’intervento in Afghanistan, Iraq o Bosnia? E al cessate il fuoco in Afghanistan, addirittura
Certo, Bonino ha delle opinioni forti in merito. Ma non si può considerarla certo una guerrafondaia, visto che è sempre stata molto impegnata sul fronte pacifista e del disarmo. Inoltre, ha una certa esperienza nel campo umanitario (già nel 1997 si era recata in Afghanistan e aveva denunciato il regime Talebano, ad esempio), quindi la sua opinione al riguardo varrà pur la pena di sentirla:
Secondo l’esponente radicale una sospensione dei bombardamenti servirebbe solo ai talebani per riorganizzarsi e ricorda come ai tempi della guerra contro la Serbia furono avanzate analoghe proposte «e giustamente si disse di no perché questo dava tempo ai serbi di riorganizzarsi». A questo proposito la Bonino ricorda come l’impegno costante della Nato contro la Serbia di Milosevic ha consentito di abbattere il suo regime e di consentire a quel paese un ritorno alla democrazia.
Imprecisioni, omissioni, semplificazioni, balle vere e proprie. Se “Madonna Bonino” non è perfetta, anche Gesù Travaglio lascia parecchio a desiderare.

FONTE

Fuori dall'euro: si può, si deve!

Su facebook gira questo articolo di Paolo Barnard, a voi la lettura, vi suggerisco di leggere molto quanto scrive questo giornalista, che ad oggi si dedica alla verità nascosta ai molti. buona lettura. Roland marcoli
 
E’ TUTTO FALSO E CI STANNO AMMAZZANDO
- di Paolo Barnard -
 
Faccio appello ai pochi che ancora usano la loro testa, vi prego, osservate. L’Europa dell’euro sta esplodendo, e i prossimi a finire sotto le macerie saremo noi italiani, i portoghesi e gli spagnoli. Poi verranno i francesi e i tedeschi. Perché?  Perché abbiamo tutti adottato una moneta, l’euro, che è sospesa nel nulla, non ha cioè uno Stato sovrano che la regoli, non si sa di chi sia, e soprattutto noi Stati europei la possiamo solo USARE, non possedere. E’ tutto qui il disastro, e vi spiego.
 
Ho già scritto che se la Grecia fosse ancora uno Stato che emette moneta sovrana non avrebbe nessun problema, perché potrebbe fare quello che fecero gli USA con un indebitamento assai peggiore (deficit di bilancio al 25% del PIL) 60 anni fa: emettere moneta, pagare parti del debito e rilanciare l’economia senza quasi limite. E’ esattamente quello che fa il Giappone da decenni. 

Osservate: oltre agli Stati Uniti che sono indebitatissimi (deficit di bilancio 1.400 miliardi di dollari e in crescita prevista fino a 2.900 fra 3 anni), il Giappone ha oggi un rapporto debito-Prodotto Interno Lordo del 200% circa (che in Europa sarebbe considerato l’inferno in terra), la Gran Bretagna ha in pratica lo stesso deficit di bilancio della Grecia e dovrà prendere in prestito 500 miliardi di sterline nei prossimi 5 anni. 
Ma avete sentito da qualche parte che vi sia un allarme catastrofico su USA, Giappone e Gran Bretagna? 
C’è qualcuno che sta infliggendo a quei tre Paesi le sevizie di spesa pubblica che saranno inflitte ai greci? 
No! Perché? Perché Stati Uniti, Giappone e Gran Bretagna sono possessori di una loro moneta non convertibile e non agganciata ad altre monete forti, e questo significa che i loro governi possono emettere moneta nel Paese per risanarsi come detto sopra. E attenzione: possono farlo prendendola in prestito da se stessi, che a sua volta significa che se si indebitano fino al collo possono poi rifinanziarsi il debito all’infinito. E’ come se un marito fosse indebitato con la moglie…
Cosa succede? Nulla, sono lo stesso nucleo. Noi Stati europei invece dobbiamo, prima di spendere, prendere in prestito gli euro dali mercati di capitali, e quindi per noi i debiti sono un problema, perché li dobbiamo restituire a qualcun altro, non più solo a noi stessi. Noi siamo il marito e la moglie indebitati con gli usurai, ben altra storia.

Ribadisco: uno Stato con moneta sovrana, come appunto Stati Uniti, Giappone o Gran Bretagna, può emettere debito sovrano senza problemi, e finanziarlo praticamente all’infinito con l’emissione di altra moneta, e questo, al contrario di quello che tutti vi raccontano, non è un problema (i dettagli tecnici in un mio studio futuro). Quanto ho appena scritto, è stato confermato pochi mesi fa, fra gli altri, dall’ex presidente della Federal Reserve (banca centrale) americana, Alan Greenspan, che ha detto “un governo non potrà mai fare bancarotta coi debiti emessi nella propria moneta sovrana”. Infatti USA, Gran Bretagna e Giappone, che emettono debiti immensi, non sono al collasso come la povera Grecia e nessuno li sta crocifiggendo.

A voi che avete una mente libera, non viene da chiedervi perché gli USA sono rimasti al balcone a guardare, senza far nulla, la nascita di questo presunto gigante economico dell’euro? Sono stupidi? 
No. Sono furbi. Sapevano e sanno esattamente quello che ho detto, e cioè che con l’unione monetaria noi Stati europei ci saremmo ficcati precisamente nella gabbia in cui siamo: prigionieri di debiti che non possiamo più controllare e rifinanziare con una nostra moneta sovrana. A chi non lo ricorda, rammento che l’Italia con moneta sovrana degli anni ‘70/80 era zeppa di debito e di inflazione, ma aveva un’economia fortissima che oggi ci sogniamo (e su cui ancora mangiano milioni di figli del boom di quegli anni). Guarda caso dalla metà degli anni ’80, dalla nascita cioè dei poteri finanziari sovranazionali che sono quelli che lucrano oggi sulle nostre disgrazie, si iniziò a predicare agli Stati con moneta sovrana che un debito pubblico e un deficit erano la peste, e questo non è vero. 
Rileggete sopra. Non lo sono mai se uno Stato ha moneta propria, perché di nuovo “un governo non potrà mai fare bancarotta coi debiti emessi nella propria moneta sovrana”. Alan Greenspan è piuttosto attendibile, e furbo. 

E allora che scopo aveva quel mantra ossessivo sui (falsi) danni di deficit e debito pubblico che nessuno oggi osa più sfidare? 
Risposta: spingerci nella mani di una unione monetaria capestro con regole assurde di limiti del deficit e del debito, che ci avrebbe sottratto l’unica arma possibile (la sovranità monetaria) per gestire senza danni l’indebitamento. 
E questo per compiacere a chi? 
Risposta: al Tribunale Internazionale degli Investitori e Speculatori guidato appunto dagli Stati Uniti, che con la scusa del risanamento degli Stati indebitati ma non più sovrani (noi appunto) ci costringe a vendere a prezzi stracciati i nostri beni pubblici ai barracuda finanziari, a deprezzare il lavoro con la disoccupazione (tanta offerta di lavoratori = crollano i loro prezzi, come con le merci), rovinando così le vite di generazioni di esseri umani, le nostre vite.

Infine, ricordo chi ha così fortemente voluto in Italia l’unione monetaria europea: Romano Prodi e Giuliano Amato in primis, che non sono stupidi e sapevano benissimo dove ci avrebbero portati. Alla faccia di chi ancora demonizza il centrodestra, che di peccati ne ha, ma confronto a questo sono cosucce da ridere. Qui stiamo parlando della svendita della speranza, per generazioni di cittadini, di poter avere controllo sull’economia, che è tutto, è libertà e democrazia, perché da cassintegrati/precari e senza più uno Stato sociale decente si è a tutti gli effetti degli schiavi.
La crisi dell’Europa, il calvario della Grecia e il nostro prossimo calvario, sono tutta una montatura costruita dall’inganno dell’unione monetaria, dall’inganno dell’inesistente dovere di risanare i debiti degli Stati, che non sono mai un problema se quegli Stati sono monetariamente sovrani. Un inganno ordito dai soliti noti di cui sopra.
Uscire dall’unione monetaria subito! Ritornare Stati europei con moneta sovrana e non convertibile, ora! Hanno ragione i greci, e faccio eco al loro grido scritto sulle pendici dell’acropoli: “Popoli d’Europa, sollevatevi”.

lunedì 15 aprile 2013

utilizzo e riutilizzo


Fondi di caffè. Gettarli tra i rifiuti sarebbe un vero peccato, dato che rappresentano una miniera di antiossidanti e possono essere facilmente riutilizzati in svariati modi ingegnosi, da dedicare alla cura della bellezza, della casa, del giardino e dell'orto.

Ad esempio, con i fondi di caffè è possibile ottenere uno scrub per il corpo, pulire le superfici della casa e rendere più ricco il compost. I riutilizzi dei fondi di caffè sono molteplici. Vi segnaliamo i più importanti.

Casa

1) Tingere i tessuti
Con i fondi di caffè portati ad ebollizione in acqua è possibile ottenere una tintura naturale da utilizzare sui tessuti o per dipingere su tela e su carta.

2) Allontanare le formiche
Se le formiche hanno raggiunto la vostra casa, non ricorrete a rimedi drastici e tossici, ma utilizzate i fondi di caffè da posizionare nelle aree interessate per allontanarle.

3) Pulizia del caminetto
Pulire il caminetto e rimuovere la cenere risulterà più semplice cospargendo le superfici con dei fondi di caffè ancora umidi, che potranno inoltre assorbire eventuali cattivi odori.

4) Puntaspilli antiruggine
Lasciate asciugare all'aria i fondi di caffè ed utilizzateli per realizzare l'imbottitura di un puntaspilli fai da te, da ottenere assemblando e cucendo tra di loro degli scampoli di stoffa. La presenza del caffè farà in modo di evitare la comparsa della ruggine.

5) Pulizia della casa
Per rimuovere lo sporco ostinato e le incrostazioni dalle superfici lavabili della casa, è possibile strofinare su di esse con l'aiuto di una spugna dei fondi di caffè, aggiungendo eventualmente un po' d'acqua o di sapone liquido naturale per facilitare l'operazione.

6) Deodorante per auto
Conservate e lasciate asciugare i fondi di caffè per utilizzarli per la creazione di un deodorante per auto in grado di assorbire cattivi odori e umidità. Il caffè dovrà essere inserito in una retina per confetti da chiudere con un nastro per formare un sacchetto. In alternativa è possibile impiegare la punta di un vecchio paio di collant.

7) Restauro dei mobili
I graffi presenti sui mobili in legno scuro possono essere ritoccati utilizzando del caffè molto concentrato o cospargendoli di fondi di caffè mescolati con acqua tiepida fino ad ottenere una pasta cremosa.

8) Deodorante per il frigorifero
I fondi di caffè asciutti ed il caffè in polvere, anche solubile, rappresentano un deodorante naturale per il frigorifero. Basterà riempire una ciotolina con del caffè in polvere e lasciarla agire in frigorifero per un paio di giorni. Lo stesso stratagemma può essere impiegato per la scarpiera, la cantina o altre zone della casa.

Bellezza

1) Trattamento anticellulite
Mescolando avanzi di caffè in polvere, zucchero di canna e poco olio di cocco è possibile ottenere un trattamento naturale da impiegare contro la cellulite. Grazie alla presenza del caffè e massaggiando il preparato con movimenti circolari sulle zone interessate, si potrà ottenere un effetto anticellulite.

2) Rimuovere i cattivi odori dalle mani
Aglio, cipolle, porri, spezie ed altri alimenti possono portare formazioni di odori persistenti sulle mani. Per eliminarli utilizzate dei fondi di caffè da strofinare sulle dita e sui palmi delle mani, per poi risciacquare con acqua tiepida.

3) Riflessante per capelli
Una piccola quantità di fondi di caffè può essere aggiunta durante la preparazione dell'hennè in modo da ottenere riflessi naturalmente scuri sui propri capelli. Altrimenti, con del caffè avanzato, freddo e molto diluito, è possibile effettuare il penultimo risciacquo dei capelli per ravvivarne il colore.

4) Scrub per il corpo
Ottenere uno scrub per il corpo sarà molto semplice mescolando i fondi di caffè con dell'olio d'oliva, fino ad ottenere un composto che sia facilmente massaggiabile sulla pelle.

5) Pediluvio
Un pediluvio energizzante e perfetto per arginare la sudorazione e tenere a bada la formazione di cattivi odori può essere preparato diluendo in acqua tiepida del caffè avanzato. Con i fondi di caffè si possono massaggiare i piedi per ammorbidire le zone ruvide.

6) Maschera per il viso
E' possibile preparare una maschera per il viso utilizzando i fondi di caffè. La preparazione di questa maschera, adatta per ammorbidire la pelle, è semplicissima. Vi basterà mescolare 2 cucchiai di fondi di caffè, 2 cucchiai di cacao in polvere, 2 cucchiai di latte o di yogurt (anche vegetale), 1 cucchiaio di miele o di malto. La maschera può essere applicata sulla pelle umida, massaggiando, e lasciata agire per 15-20 minuti prima di risciacquare.

7) Sapone anti-odori
I fondi di caffè rappresentano un ingrediente da non sottovalutare nella preparazione casalinga del sapone ed in particolare nella rielaborazione degli avanzi delle saponette, soprattutto se composte da sapone di Marsiglia. Seguendo l'apposita ricetta si potrà ottenere un ottimo sapone adatto per il lavaggio delle mani da tenere a portata di mano in cucina, utile anche per l'eliminazione dei cattivi odori dalla pelle.

Giardino

1) Concimare i fiori
I fondi di caffè sono adatti per la concimazione di fiori che amano i terreni acidi, come le rose, le azalee, il rododendro, i sempreverdi e le camelie. Il terreno raggiungerà l'acidità necessaria ed i fiori potranno trarre da esso maggior nutrimento.

2) Allontanare le lumache
Il caffè in polvere, ottenuto lasciando asciugare all'aria i fondi rimasti nella caffettiera, potrò essere cosparso lungo i bordi dell'orto per allontanare le lumache senza ricorre a sostanze chimiche dannose. Un'altra soluzione utile in proposito è rappresentata dalla cenere.

3) Seminare le carote
Mescolare i semi di carote con una piccola parte di caffè in polvere di recupero renderà più semplice la loro distribuzione sul terreno durante la semina. Inoltre il caffè sarà in grado di regalare alle carote maggior nutrimento per promuoverne la crescita.

4) Arricchire il compost
I fondi di caffè sono ricchi di potassio, fosforo, rame e magnesio; rilasciano azoto nel terreno e lo rendono leggermente acido. Dunque non esitate nell'arricchire il vostro cassone per il compostaggio all'aperto o la vostra compostiera da balcone con i fondi di caffè. Potete anche metterli direttamente come concime per le vostre piante

5) Coltivare i funghi
I fondi di caffè costituiscono un concime utile per la coltivazione casalinga dei funghi, che può essere facilitata dall'acquisto di un kit di partenza. I kit per la coltivazione dei funghi sono reperibili online anche in Italia, oppure nei negozi per il giardinaggio. Dall'estero si trova in vendita un kit a base proprio di fondi di caffè.

http://www.greenme.it/consumare/riciclo-e-riuso/10131-fondi-caffa-riutilizzare

giovedì 11 aprile 2013

meglio saperlo prima...

by Franco Venturini, giornalista, storico commentatore per gli affari esteri del Corriere della Sera

È strano come certe cose accadano sempre e solo DOPO.

DOPO: sia che consideriamo questa parola nella sua accezione di avverbio o di proposizione significa sempre la stessa cosa, ovverosia indica un rapporto di posteriorità nel tempo.
Ed è proprio questa posteriorità che attribuisce a tutto ciò che accade “DOPO” una condizione di assoluta inutilità rispetto al PRIMA.
Mi spiego meglio ed in maniera elementare:
se noi fossimo in grado di conoscere l’esito di una nostra azione PRIMA, potremmo decidere se ci è vantaggioso o meno intraprenderla. Ovviamente questo non è possibile e solo DOPO possiamo sapere se ciò che abbiamo fatto fosse la cosa giusta o meno.
Il DOPO non ha assolutamente nessun potere sul PRIMA e quindi anche se DOPO scopriremo che quanto abbiamo fatto si è rivelato un disastro non potremo farci nulla, dovevamo pensarci PRIMA.

Una bellissima esemplificazione di questo concetto è presente in una canzone (molto riduttivo chiamarla così comunque) di quel genio di Enzo Jannacci che ci ha appena lasciati:
“ - Eh, se me lo dicevi prima
- Come prima
- Ma sì se me lo dicevi prima
- Ma prima quando
- Ma prima no! Eh, si prendono dei contatti. faccio una telefonata al limite faccio un leasing… Eh se me lo dicevi prima
- Ma io ho bisogno adesso, sto male adesso!
- Ma se me lo dicevi prima ti operavo io
- Ma io ho bisogno di lavorare io sto male adesso
- Eh sto male e sto bene macché il lavoro e mica il lavoro! Posso mica spedirti un charter, bisogna saperlo prima che dopo non c'è lavoro, prima, capito?

Ecco, le cose bisogna saperle PRIMA non DOPO.
DOPO non c’è più rimedio.
DOPO è troppo tardi.
DOPO, soprattutto, è inutile!

Perché questo preambolo quasi delirante?
Perché sono mesi, anzi ormai più di un anno che in tanti (e mi annovero tra questi tanti) cerchiamo di dire determinate cose relative a quanto ci accade intorno, a chi ci governa, alle connivenze con i poteri forti, con l’oligarchia finanziaria, con gruppi di élite. E lo scriviamo sul web, nei blog, lo diciamo alle persone che ci conoscono, alle volte addirittura entriamo nelle conversazioni di emeriti sconosciuti pur di provare a spiegare queste cose. Ma attenzione! Noi lo stiamo dicendo da PRIMA, ma da PRIMA PRIMA! E lo dicevamo da allora perché era necessario che la gente capisse per tempo quello che stava succedendo.
Dirlo DOPO ovviamente non sarebbe servito a nulla o quasi.
Un po’ come spiegare la cura da adottare per una determinata malattia ai parenti di uno appena deceduto per quella stessa malattia!
Roba da deficienti insomma!

Bene, un paio di giorni fa una firmona del quotidiano La Repubblica (uno di quei quotidiani, TUTTI, che il PRIMA non sanno cosa sia, visto e considerato che loro dicono sempre DOPO… sempre che poi dicano!) Concita de Gregorio se ne esce con un articolone intitolato:
«Da Lockheed a Bilderberg quegli amici americani che “votano” per il Colle»
Come????
Siamo ad Aprile 2013 e questo è lo scoop della blasonata giornalista???
Ommioddio!!!


Lo leggo d’un fiato (al bar però! Io non compro giornali finanziati con le mie tasse che se ne stanno appecoronati ai propri politici di riferimento! Li spio, li analizzo, gli faccio l’autopsia per vedere quanto sono putrefatti, visto che in quanto organi di informazione sono già morti da un pezzo. Ma tutto ciò lo faccio al bar come detto ).
Riassumendo in poche parole: la temeraria giornalista svela al mondo, in maniera però sostanzialmente soft, non cruda come si usa fare noi “complottisti” incazzati, “che Washington influenza la nostra politica a partire dalla scelta del Presidente della Repubblica!” e per dare più peso a questa incredibile affermazione (del resto noi non abbiamo mica perso la guerra, l’abbiamo “pareggiata”! Non siamo mica una colonia americana, hanno le loro basi militari qui giusto perché siamo un popolo ospitale!) ci propina addirittura il parere di Cirino Pomicino (il primo a “evocare” il Monti a far danni al nostro Paese tra l’89 e il ‘92) il quale “svela” che «senza le credenziali degli americani e in specie delle grandi banche d’affari oggi nessuno può pensare di aspirare seriamente al Quirinale».

Ma vaaaaa!!!!!!
Eh, se me lo dicevi prima!

Poi proseguendo nella lettura scorgo che la prode cronista si arrischia addirittura a digitare sulla tastiera del suo PC, del suo Tablet, della sua Lettera 22 (non so cosa usi) una serie di lettere che unite assieme compongono le parole Bilderberg, Trilateral, Goldman Sachs (addirittura scrive anche gi elle a di o! GLADIO!) e conclude con gi o elle pi e! GOLPE! 
Ma noooo!!!!
Eh, se me lo dicevi prima!

Incredibilmente ardimentosa (dopo che la rete ne parla da anni!) la De Gregorio ci spiega cosa sia il Club Bilderberg e la forte influenza che ha nelle decisioni politico economiche nel nostro Paese etc..etc.. ma soprattutto ci rende partecipi della sua “illuminazione”, ovvero che esistono delle élite finanziarie incredibilmente organizzate e potenti tanto da poter governare l’intero mondo occidentale nel solo nome del dio denaro!

E meno male che ce l’ha detto Concita! Come avremmo fatto senza una tale rivelazione!

Poi, non paga (ma sicuramente ben pagata con i nostri soldi), ci spara tra capo e collo un’altra chicca che nessuno poteva immaginare, ovvero che mentre Scalfaro era Presidente della Repubblica ed esplose il caso Mani Pulite esso diede «spazio a una generazione nuova. Più avvezza all’uso di mondo, alle relazioni internazionali, alla lingua degli uomini d’affari. È dal denaro, adesso, dalla finanza che passano gli interessi politici. (...) È ai banchieri che si ricorre quando la politica tace o sobbolle di sue interne diatribe».

Eh, se me lo dicevi prima!

Ma non è finita! Ecco che presa dall’impeto e dalla furia che spinge il vero giornalista quando sa di essere su di una pista mai battuta da nessuno ecco che la De Gregorio lascia che saltino fuori a mò di botti di Piedigrotta alcuni dei nomi che hanno fatto o fanno parte delle accolite sopraccitate:
Bilderberg: Monti, Draghi, Padoa Schioppa, Siniscalco, Prodi, Veltroni, Emma Bonino
Goldman Sachs: Prodi, Draghi, Monti, Gianni Letta.
Aspen Institute: Amato, Prodi e D’Alema
Trilateral: Monti (che l’ha presieduta fino al 2011) D’Alema, Marta Dassù, Enrico Letta

(in nota troverete tanti altri nomi che magari possono essere sfuggiti all’impavida cronista)

Sarete basiti immagino!
Un tale ben di Dio su di un giornale istituzionale! Libertà! Libertà!…potremmo gridare, se tutto questo non fosse stato scritto DOPO… MOLTO DOPO… COLPEVOLMENTE DOPO CHE IN TANTI L’ABBIAMO DETTO, L’ABBIAMO SCRITTO, L’ABBIAMO DENUNCIATO!

Concludo constatando amaramente che non solo NON abbiamo libertà di stampa ( e come già scritto tante volte siamo al 57°posto dietro a Botswana, Burkina Faso e Niger ) ma abbiamo giornalisti che hanno il coraggio di pubblicare quello che il popolo SOVRANO, PERDIO!!!, avrebbe dovuto sapere come minimo (e davvero sarebbe stato il minimo) 16 mesi fa!.
Provate a pensare se Ezio Mauro o Ferruccio de Bortoli o Norma Rangeri o un qualunque direttore RESPONSABILE (non per qualifica, ma di fatto!) avesse pubblicato queste cose prima dell’avvento di Mario Monti! O l’avesse voluto il cielo prima che Prodi e D’Alema firmassero il Trattato di Lisbona. Quello sì che sarebbe stato giornalismo!
Questo invece altro non è che bieca, sporca, ruffiana propaganda politica da parte di chi vuol far credere a quei “poveracci ingenui” (nel senso buono) che ancora si fidano dei giornali e delle televisioni, che le verità da noi vengono sempre a galla…
DOPO però, sempre molto DOPO.

Eh, se me lo dicevi prima!

Nota:
ITALIANI IN BILDERBERG, TRILATERAL E ASPEN INSTITUTE
(li avevo già elencati in altri articoli PRIMA, ma serve sapere chi sono anche DOPO):
Accertarsi bene delle commistioni sinistra destra centro, media politica e finanza, alla faccia del Popolo Sovrano


MEMBRI ITALIANI CLUB BILDERBERG DAL 1954 AD OGGI:

1954 – Hotel de Bilderberg, Osterbeek, Olanda, 29-31 Maggio

Alcide De Gasperi (capo del consiglio dei ministri)
Raffaele Cafiero (senatore)
Giovanni Malagodi (membro del parlamento)
Alberto Pirelli (CEO Pirelli)
Pietro Quaroni (Ambasciatore italiano in Francia)
Paolo Rossi (membro del parlamento)
Vittorio Valletta (Presidente Fiat)

1957 – St. Simons Island, Georgia, USA, 15-17 Febbraio

Amintore Fanfani (ministro degli esteri. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto).
Longo Imbriani (BNL)
Giovanni Malagodi (presidente del Senato. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)

1958 – Palace Hotel, Buxton, Inghilterra, 13-15 Settembre

Giovanni Agnelli (FIAT)
Guido Carli (direttore generale Banca d’Italia)
Giovanni Malagodi (presidente del Senato)
Alberto Pirelli (presidente Pirelli Group)
Pietro Quaroni (presidente RAI)

1963 – Cannes, Francia, 29-31 Maggio.

Alighiero De Micheli (presidente Confindustria)
Aurelio Peccei (Direttore Generale Italconsult)
Mario Pedini (parlamentare italiano ed europeo)
Alberto Pirelli (Pirelli Group)
Pietro Quaroni (ambasciatore in Gran Bretagna)
Vittorino Chiusano (nobile, c.d.a della Juventus. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)

1964 – Williamsburg, Virginia, USA, 20-22 Marzo

Giovanni Agnelli (FIAT)
Ugo La Malfa (parlamentare)
Ettore Lolli (Manager BNL)
Franco Malfatti (sottosegretario Ministro dell’Industria e del Commercio)
Aurelio Peccei (Direttore Generale Italconsult)
Giovanni Scaglia (parlamentare D.C.)
Paolo Vittorelli (senatore)
Vittorino Chiusano (nobile, c.d.a Juventus. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)

1965 – Villa D’Este, Lago di Como, Italia, 2-4 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Manlio Brosio (segretario generale NATO)
Guido Carli (direttore generale Banca d’Italia)
Eugenio Cefis (parlamentare)
Ugo La Malfa (parlamentare)
Giovanni Malagodi (parlamentare)
Mario Pedini (parlamentare e parlamentare europeo, membro P2)
Giuseppe Petrilli (presidente IRI)
Leopoldo Pirelli (Pirelli Group)
Mariano Rumor (parlamentare)
Paolo Vittorelli (senatore, socialista)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)
Vittorino Chiusano (nobile, c.d.a Juventus. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)

1966 – Wiessbaden, Germania, 25-27 Marzo

Giovanni Agnelli (FIAT)
Piero Bassetti (politico ed imprenditore)
Manlio Brosio (segretario generale NATO)
Franco Malfatti (parlamentare e giornalista)
Mario Pedini (parlamentare e parlamentare europeo, membro P2)
Vittorino Chiusano (nobile, c.d.a. Juventus. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto

1967 – Cambridge, Inghilterra, 31 Marzo – 2 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Manlio Brosio (NATO)
Principe Guido Colonna di Paliano (commissario europeo, diplomatico, NATO)
Mario Aggradi Ferrari (parlamentare, ministro)
Aurelio Peccei (manager FIAT e OLIVETTI, membro fondatore del CLUB OF ROME)
Leopoldo Pirelli (PIRELLI Group)
Paolo Vittorelli (senatore)
Vittorino Chiusano (nobile, c.d.a Juventus, Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)

1968 – Mont Tremblant, Canada, 26-28 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Roberto Olivetti (Olivetti Group)
Aurelio Peccei (manager FIAT, Olivetti, Club of Rome)
Leopoldo Pirelli (Pirelli Group)
Alberto Ronchey (ministro, scrittore, giornalista Corriere della Sera)
Altiero Spinelli (Club del Coccodrillo, commissario europeo, scrittore e politico)
Ugo Stille (giornalista Corriere della Sera)

1969 – Marienlyst, Danimarca, 9-11 Maggio

Giovanni Agnelli (FIAT)
Antonio Cariglia (senatore)
Fabio Luca Cavazza (editore, scrittore, giornalista)
Piero Ottone (giornalista Corriere della Sera)
Lorenzo Vallarino Gancia (imprenditore Asti-Gancia group)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)

1970 – Bad Ragaz, Svizzera, 17-19 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Renato Altissimo (parlamentare, coinvolto nell’89 nello scandalo tangentopoli)
Gilberto Bernardini (fisco, docente di fissione nucleare all’Università di Bologna)
Arrigo Levi (giornalista Corriere Della Sera, Rai)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico. Ha ricevuto sicuramente l’invito a partecipare, ma non vi é comunque la certezza che l’abbia fatto)

1971 – Woodstock, Vermont, USA, 23-25 Aprile

Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Emanuele Gazzo (giornalista, fondatore Agenzia Europa)
Giuseppe Glisenti (dg Rai, cofondatore DC)
Gian Giacomo Migone (docente universitario, NATO, ONU)
Piero Ottone (giornalista Corriere della Sera)
Gianfranco Piazzesi (giornalista Corriere della Sera, Scrittore)

1972 – Knokke, Belgio, 21-23 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Umberto Colombo (scienziato italiano)
Principe Guido Colonna di Paliano (commissario europeo, diplomatico, NATO)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Arrigo Levi (giornalista Corriere della Sera, RAI)

1973 – Saltsjöbaden, Svezia, 11-13 Maggio

Giovanni Agnelli (FIAT)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Raffaele Girotti (manger Montedison, ENI, senatore DC)
Siro Lombardini (economista)
Cesare Merlini (presidente Istituto Affari Internazionali)
Ugo Stille (giornalista Corriere della Sera)

1974 – Hotel Mont D’Arbois, Megévè, Francia, 19-21 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Enzo Bettiza (senatore, giornalista Corriere della Sera, cofondatore de “Il Giornale)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Principe Guido Colonna di Paliano (commissario europeo, diplomatico, NATO)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Giorgio La Malfa (parlamentare)
Arrigo Levi (giornalista Corriere della Sera, RAI)
Franco Maria Malfatti (senatore)
Alberto Rochey (giornalista Corriere Della Sera, scrittore)

1975 – Golden Dolphin Hotel, Cesme, Turchia, 25 – 27 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Guido Carli (politico, presidente Confindustria)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Francesco Forte (docente universitario, parlamentare)
Giorgio La Malfa (parlamentare)
Arrigo Levi (giornalista Corriere Della Sera, RAI)

1977 – Torquay, Inghilterra, 22-24 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Tina Anselmi (penalista, autrice della Commissione Anselmi per smantellare la P2)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Guido Carli (politico, presidente Confindustria)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Marcella Glisenti (scrittrice)
Carlo Sartori (pittore)
Francesco Cossiga (ministro degli interni)

1978 – Princeton, New Jersey, USA, 21-23 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Nino Andreatta
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Roberto Ducci (ambasciatore, consigliere NATO)
Piero Ottone (giornalista Corriere Della Sera)
Paolo Savona (economista, docente universitario)
Stefano Silvestri (sottosegretario agli Esteri per gli Affari Europei, consulente della Difesa)

1979 – Baden, Austria, 27-29 Aprile

Giovanni Agnelli (FIAT)
Vittorio Barattieri (direttore generale per la Produzione Industriale)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Stefano Silvestri (sottosegretario agli Esteri per gli Affari Europei, consulente della Difesa)
Nicola Tufarelli (FIAT, direttore del personale)

1980 – Aachen, Germania, 18-20 Aprile

Luigi Barzini (scrittore)
Giorgio Benvenuto (sindacalista, segretario generale UIL)
Marchese Gian Gasperi Cesi Cittadini (nobile, politico)
Luigi Ferri (giurista)
Romano Prodi (docente di Economia Industriale all’univirsità di Bologna)
Stefano Silvestri (sottosegretario agli Esteri per gli Affari Europei, consulente della Difesa
Barbara Spinelli (giornalista, cofondatrice “Repubblica”)

1981 – Burgenstock, Svizzera, 14-17 Maggio

Giovanni Agnelli (FIAT, advisory group)
Romano Prodi (docente di Economia Industriale all’univirsità di Bologna)
Stefano Silvestri (sottosegretario agli Esteri per gli Affari Europei, consulente della Difesa

1982 – Sandefjord, Norvegia, 14-16 Maggio

Piero Ostellino (giornalista de “il Corriere della sera”)
Romano Prodi (membro della steering committe; docente di Economia Industriale all’univirsità di Bologna)
Virginio Rognoni (ministro degli affari interni)
Stefano Silvestri (direttore dell’istituto affari internazionali della camera dei deputati)

1983 – Montebello, Quebec, Canada, 13-15 Maggio

Umberto Agnelli (chairman FIAT, vice-direttore Istituto Finanziario Internazionale)
Piero Bassetti (presidente Bassetti s.p.a, Membro Camera del Commercio)
Mario Monti (docente politica monetaria Università Bocconi, presidente SUERF)
Paolo Zannoni (direttore dipartimento political analysis Gruppo FIAT)

1984 – Saltsjobaden, Svezia, 11-13 Maggio

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Mario Monti (docente politica monetaria Università Bocconi, presidente SUERF,membro della steering committee)

1985 – Rye Brook, New York, USA, 10-12 Maggio

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Umberto Cappuzzo (generale Esercito Italiano)
Mario Monti (docente politica monetaria Università Bocconi, presidente SUERF, membro della steering committee)
Guido Rossi (avvocato)
Giovanni Sartori (Docente Columbia University)
Paolo Zannoni (direttore dipartimento political analysis Gruppo FIAT, membro steering committee)

1986 – Gleneages, Scozia, Regno Unito, 25-27 Aprile

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Antonio Maccanico (segretario generale Ufficio della Presidenza della Repubblica Italiana)
Mario Monti (docente politica monetaria Università Bocconi)
Tommaso Padoa-Schioppa (direttore generale Banca d’Italia)
Renato Ruggiero (segretario generale ministero Affari Esteri)
Gaetano Scardocchia (editore, LaStampa)
Luigi Spaventa (docente di economia, Università La Sapienza di Roma)
Paolo Zannoni (Vice Presidente, Sistemi Difensivi, FIAT USA; membro steering committee)
Alfredo Ambrosetti (presidente studio Ambrosetti, organizzatore della riunione del 1987, invitato ma in dubbio)

1987 – Villa D’Este, Cernobbio, Lago di Como, Italia, 24-26 Aprile

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Luigi Caligaris (senatore)
Guido Carli (senatore)
Carlo Azelio Ciampi (governatore Banca d’Italia)
Francesco Cingano (direttore generale Banca Commerciale Italiana)
Raul Gardini (direttore generale Ferruzzi S.p.A)
Mario Monti (docente politica monetaria Università Bocconi, presidente SUERF, membro della steering committee)
Romano Prodi (direttore generale IRI)
Franco Reviglio (direttore generale ENI)
Cesare Romiti (Manager FIAT S.p.A.)
Renato Ruggiero (segretario generale ministero Affari Esteri)
Gaetano Scardocchia (editore, LaStampa)
Paolo Zannoni (Vice Presidente, Sistemi Difensivi, FIAT USA; membro steering committee)
Alfredo Ambrosetti (presidente studio Ambrosetti, organizzatore della riunione del 1987, invitato ma in dubbio)
Alessandro Vanzetto (Manager Dipartimento Relazioni Esterne FIAT, invitato ma in dubbio)

1988 – Telfs-Buchen, Austria, 3-5 Giugno

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Giorgio La Malfa (Segretario Nazionale, Partito Repubblicano Italiano)
Mario Monti (docente politica monetaria Università Bocconi, vice-direttore Banca Commerciale Italiana)
Ugo Stille (Capo Editore Corriere della Sera)
Paolo Zannoni (presidente FIAT Washington Inc. ; membro della steering committee)

1989 – La Toja, Spagna, 12-14 Maggio

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Enrico Braggiotti (C.d.A. Banca Commerciale Italiana)
Raul Gardini (direttore generale Ferruzzi S.p.A.)
Mario Monti (docente politica monetaria Università Bocconi, vice-direttore Banca Commerciale Italiana)
Filippo M. Pandolfi (vice presidente Commissione per la Comunità Europea)
Paolo Zannoni (presidente FIAT Washington Inc. ; membro della steering committee)

1990 – Glen Cove, New York, USA, 11-13 Maggio

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Enrico Braggiotti (C.d.A. Banca Commerciale Italiana)
Raul Gardini (direttore generale Ferruzzi S.p.A.)
Mario Monti (rettore Università Bocconi, membro steering committee)
Romano Prodi (direttore Commissione Scientifica NOMISMA)
Renato Ruggiero (ministro Commercio Estero)
Paolo Zannoni (presidente FIAT Washington Inc. ; membro della steering committee)

1991 – Baden Baden, Germania, 6-9 Giugno

Giovanni Agnelli (presidente FIAT, membro advisory group)
Giampiero Cantoni (direttore generale, Banca Nazionale del Lavoro)
Gianni De Michelis (Ministro Affari Esteri)
Mario Monti (rettore Università Bocconi, membro steering committee)
Renato Ruggiero (capo negoziatore G.A.T.T.)

Evian-les-Bains, Francia, 21-24 Maggio 1992.

Giovanni Agnelli, Chairman Fiat S.p.A.
Mario Monti, Rector and Professor of Economics, Bocconi University, Milan
Sergio Romano, Columnist “La Stampa”; Ambssador of Italy to U.S.A.
Renato Ruggiero, Member of the Board, Fiat S.p.A.
Paolo Zannoni, Vice President International Activities Fiat S.p.A.

Vouliagmeni, Grecia, 22-25 Aprile 1993.

Giovanni Agnelli, Chairman Fiat S.p.A.
Mario Monti, Rector and Professor of Economics, Bocconi University, Milan
Renato Ruggiero, Former Minister of Trade
Barbara Spinelli, Editorialist and European Correspondant, La Stampa, Paris
Marco Tronchetti Provera, Executive Vice President and C.E.O Pirelli S.p.A.

Helsinki, Finlandia, 2-5 Giugno 1994.

Giovanni Agnelli, Chairman, Fiat S.p.A.
Umberto Agnelli, Chairman, IFIL
Alfredo Ambrosetti, Chairman Ambrosetti Group
Franco Bemabe, Managing Director, Ente Nazionale Idrocarburi (ENI)
Innocenzo Cipolletta, Director General Confindustria
Mario Draghi, Director General, Ministry of the Treasury
Mario Monti, Rector and Professor of Economics, Bocconi University, Milan
Renato Ruggiero, Minister of Trade

Zurigo, Svizzera, 8-11 Giugno 1995.

Giovanni Agnelli, Chairman Fiat S.p.a.
Umberto Agnelli, Chairman IFIL S.p.a.
Mario Draghi, Ministry of the Treasury
Renato Ruggiero, Director General World Trade Organization.

Toronto, Canada, 30 Maggio – 2 Giugno 1996

Giovanni Agnelli, Honorary Chairman Fiat S.p.A.
Franco Bernabe, Managing Director and CEO, Ente Nazionale Idrocarburi ENI
Mario Monti, Commissioner European Communities

PineIsle Resort, Atlanta, U.S.A, 12-15 Giugno 1997

Agnelli Giovanni, Honorary Chairman, Fiat S.p.A.
Agnelli Umberto, Chairman, IFIL S.p.A.
Rossella Carlo, Editor, Editrice La Stampa S.p.A.
Silvestri Stefano, Istituto Affari Internazionali; Undersecretary of Defense

Turnberry Hotel, Ayrshire, Scozia, 14-17 Maggio 1998.

Agnelli Giovanni, Honorary Chairman, Fiat S.p.A.
Bernabe Franco, Managing Director, ENI S.p.A.
Cavalchini Luigi, Permanent Representative to the European Union
Masera Raineri G. Director General, I.M.I. S.p.A.
Padoa-Schioppa Tommaso, Chairman CONSOB
Siniscalco Domenico, Director of Fondazione ENI Enrico Mattei

Hotel Caesar Park Penha Longa, Sintra, Portogallo, 3-6 Giugno 1999.

Agnelli Umberto, Chairman IFIL – Fianziaria di Partecipazioni S.p.A.
Bernabe Franco, Managing Director and CEO, Telecom Italia
Giavazzi Francesco, Professor of Economics, Bocconi University, Milan
Fresco Paolo, Chairman Fiat S.p.A.
Profumo Alessandro, CEO Unicredit

Bruxelles, Belgio, 1-3 Giugno 2000

Agnelli Giovanni, Honourary Chairman Fiat S.p.A.
Agnelli Umberto, Chairman IFIL – Finanziaria di Partecipazioni S.p.A.
Ambrosetti Alfredo, Ambrosetti Group
Bernabè Franco, Representative of Italy for Reconstruction in the Balkans
Fresco, Paolo, Chairman Fiat S.p.A.
Riotta Gianni, Deputy Editor La Stampa
Ruggiero Renato, Vice-Chairman Schroder Salomon Smith Barney Italy
Tremonti Giulio, Member of the Finance Commission, Chamber of Deputies

Stenungsund, Sweden, 24-27 Maggio 2001

Bernabè, Franco – Chairman, Franco Bernabè Group; International Board of the World Economic Forum; Special Representative of the Government of Italy to the Balkan, Board member of Peres Center for Peace (President – Uri Savir).
Draghi, Mario – President of the Economic and Financial Committee, Council of the EU – Director General, Ministry of the Treasury
Gros-Pietro, Gian Maria – Chairman, ENI S.p.A.( Italian energy group)
Monti, Mario – European Commissioner for Competition (internal market, financial services, financial integration, customs, taxation)
Riotta, Gianni – Co-Editor, La Stampa

Chantilly, Virginia, U.S.A. 30 Maggio – 2 Giugno 2002

Draghi, Mario – Vice Chairman and Managing Director, Goldman Sachs International [Chairman of the Deputies of the Group of Ten, Bank of International Settlements]
Monti, Mario – European Commissioner for Competition (internal market, financial services, financial integration, customs, taxation)

Versailles, Francia, 15-18 Maggio 2003

Ambrosetti, Alfredo – Chairman Ambrosetti Group
De Bendetti, Rodolfo – Managing Director CIR S.p.A.
Bernabè, Franco – Chairman Franco Bernabe & C. S.p.A.
Draghi, Mario – Vice-Chairman and Managing Director, Goldman Sachs International
Monti, Mario – Competition Commissioner, European Commission
Panara, Marco – Journalist, La Republica
Passera, Corrado – Managing Director, Banca IntesaBCI
Poli, Roberto – Chairman, Eni S.p.A.
Scaroni, Paolo – Managing Director, Enel S.p.A.

Stresa, Lago Maggiore, Italia, 3-6 Giugno 2004 – 50th anniversary conference -

Ambrosetti, Alfredo – Chairman, Abbrosetti Group
De Benedetti, Rodolfo - CEO, CIR
Bernabe, Franco – Vice Chairman, Rothschild Europe
Bortoli, Ferrucio de – CEO, RCS Libri
Caracciolo, Lucio – Director, Limes Geopolitical Review
Draghi, Mario – Vice Chairman and Managing Director, Goldman Sachs
Galateri, Gabriele – Chairman, Mediobanca
Giavazzi, Francesco – Professor of Economics, Bocconi University; adviser, world bank and European Central bank
Merlini, Cesare – Executive Vice Chairman, Council for the United States and Italy, Council on Foreign Relations, former director, Italian Institute for International Affairs
Monti, Mario – Competition/Antitrust Commissioner, European Commission
Passera, Corrado – CEO, Banca Intesa SpA
Riotta, Gianni – Editorialist, Corriere della Serra
Scaroni, Paolo – CEO, Enel SpA
Siniscalo, Domenico – Director General Ministry of the Economy
Tremonti, Giulio – Minister of Economy and Finance
Tronchetti Provera, Marco – Chairman and CEO, Pirelli SpA
Visco, Ignazio – Foriegn Affairs Manager, Banca D’Italia

Rottach-Egern, Monaco di Baviera, Germania, 5-8 Maggio 2005

Bernabè, Franco, Vice Chairman, Rothschild Europe
Elkann, John, Vice Chairman, Fiat S.p.A.
Monti, Mario, President, Bocconi Univ.; Form. Comm. for Competition, European Commission
Padoa-Schioppa, Tommaso, Member of the Executive Board, European Central Bank
Scaroni, Paolo, Chief Executive Officer and Managing Director, Enel S.p.A.
Siniscalco, Domenico, Minister for Economy and Finance

Ottawa, Canada, 8-11 Giugno 2006

Barnabè, Franco Vice Chariman, Rothschild Europe
Elkann, John Vice Chairman, Fiat S.p.A.
Monti, Mario President, Università Commerciale Luigi Bocconi
Padoa-Schioppa, Tommaso Minister of Finance
Scaroni, Paolo CEO, Eni S.p.A.
Tremonti, Giulio Vice President of the Chamber of Deputies

Istanbul, Turchia, 31 Maggio – Giugno 2007

Franco Bernabè, Vice Chariman, Rothschild Europe
John Elkann, Vice Chairman, Fiat S.p.A
Mario Monti, President, Università Commerciale Luigi Bocconi
Tommaso Padoa-Schioppa, Minister of Finance
Scaroni Paolo, CEO, Eni s.p.a.
Siniscalco Domenico, Vice Chairman, Morgan Stanley
Giulio Tremonti, Vice President of the Chamber of Deputies

Chantilly, Virginia, USA, 5-8 Giugno 2008

Bernabè Franco, CEO, Telecom Italia s.p.a
Draghi Mario, Governatore, Bankitalia
Elkann John, vice Chairman, FIAT spa
Mario Monti, President, Università Commerciale Luigi Bocconi
Tommaso Padoa-Schioppa, Minister of Finance, President “Notre Europe”

Vouliagmeni, Grecia, 14-17 Maggio 2009

Bernabè Franco, CEO, Telecom Italia s.p.a
Draghi Mario, Governatore, Bankitalia
Elkann John, vice Chairman, FIAT spa
Mario Monti, President, Università Commerciale Luigi Bocconi
Tommaso Padoa-Schioppa, Minister of Finance, President “Notre Europe”
Prodi Romano, politician
Siniscalco Domenico, Vice Chairman, Morgan Stanley

Sitges, Spagna, 3-6 Giugno 2010

Bernabè Franco, CEO, Telecom Italia s.p.a
Conti Fulvio, General Manager, ENI s.p.a
Elkann John, vice Chairman, FIAT spa
Mario Monti, President, Università Commerciale Luigi Bocconi
Tommaso Padoa-Schioppa, Minister of Finance, President “Notre Europe”
Rocca Gianfelice, Chairman, Techint
Scaroni Paolo, CEO, ENI s.p.a

St. Morritz, Svizzera, 9-12 Giugno 2011

Bernabè Franco, CEO, Telecom Italia s.p.a
Elkann John, vice Chairman, FIAT spa
Mario Monti, President, Università Commerciale Luigi Bocconi
Scaroni Paolo, CEO, ENI s.p.a
Tremonti Giulio, Ministro Economia

Chantilly, Virginia, USA, 31 Maggio – 03 Giugno 2012

Bernabè, Franco Chairman and CEO, Telecom Italia
Conti, Fulvio CEO and General Manager, Enel S.p.A.
Elkann, John Chairman, Fiat S.p.A.
Gruber, Lilli Journalist – Anchorwoman, La 7 TV
Letta, Enrico Deputy Leader, Democratic Party (PD)
 
ASPEN INSTITUTE ITALIA:

Comitato Esecutivo (in ordine alfabetico):

Luigi Abete
Giuliano Amato
Lucia Annunziata
Sonia Bonfiglioli
Giuseppe Cattaneo
Fedele Confalonieri
Fulvio Conti
Maurizio Costa
Enrico Tomaso Cucchiani
Gianni De Michelis
Umberto Eco
John Elkann
Jean-Paul Fitoussi
Franco Frattini
Gabriele Galateri di Genola
Enrico Letta
Gianni Letta
Emma Marcegaglia
William Mayer
Francesco Micheli
Paolo Mieli
Mario Monti
Mario Moretti Polegato
Lorenzo Ornaghi
Riccardo Perissich
Angelo Maria Petroni
Mario Pirani
Romano Prodi
Alberto Quadrio Curzio
Giuseppe Recchi
Gianfelice Rocca
Cesare Romiti
Paolo Savona
Carlo Scognamiglio
Lucio Stanca
Giulio Tremonti
Beatrice Trussardi
Giuliano Urbani
Giacomo Vaciago
Giuseppe Vita
Elena Zambon


Soci Sostenitori:
https://www.aspeninstitute.it/system/files/inline/Pagine%20da%20soci%20ita%201-04-13.pdf


TRILATERAL:

Mario Monti, Presidente del Consiglio del Governo italiano, presidente dell’Università Bocconi, ex membro della Commissione europea, Presidente onorario della Bruegel, un think tank filoeuropeista, Presidente europeo della Commissione Trilaterale e membro del Comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia.

Marta Dassù, è Direttore Generale per le Attività Internazionali di Aspen Institute Italia e Direttore di Aspenia, rivista di politica ed economia dello stesso gruppo di potere. Ha collaborato come consigliere per la politica estera con il Presidente del Consiglio dei ministri nel Governo D’Alema I e II e nel Governo Amato II, e con il gruppo di riflessione strategica del Ministero degli Affari Esteri. È stata direttore del CESPI, Centro Studi Politica Internazionale, ed è componente della Fondazione Italia USA. Scrive come editorialista su vari quotidiani e periodici tra cui il Corriere della Sera, Il Sole 24Ore e La Stampa.

John Elkann, Presidente del gruppo FIAT S.p.A., della Exor e della Giovanni Agnelli e C. È inoltre presidente dell’Editrice La Stampa e di Itedi, membro del Consiglio di Amministrazione di Fiat Industrial, SGS, RCS MediaGroup, di The Economist e di Banca Leonardo. È membro dell’international Advisory Council del Brooking Institution, trustee del Museum of Modern Art (MoMa) e consigliere della Fondazione Italia-Cina. Ha fatto parte del comitato di presidenza di Confindustria, dimettendosi dopo l’abbandono di Fiat al gruppo “nell’interesse dell’autonomia e dell’indipendenza dell’Associazione”. È inoltre vice presidente dell’Aspen Institute Italia e della Fondazione Giovanni Agnelli ed è tra i promotori della Scuola di Alta Formazione al Management Collège des Ingénieurs Italia.

Pier Francesco Guarguaglini, è un dirigente d’azienda, presidente di Finmeccanica il maggior Gruppo industriale italiano nel settore dell’alta tecnologia (51.026 dipendenti, ricavi consolidati nel 2004 per 9,4 miliardi di euro). Il Gruppo è quotato alla Borsa di Milano ed opera nei seguenti settori: aeronautica, spazio, elicotteristica, difesa, trasporti, energia, servizi di information technology. Finmeccanica, inoltre, detiene una partecipazione indiretta in STMicroelectronics, terzo gruppo mondiale nel settore della microelettronica. Laureato in Ingegneria Elettronica all’Università di Pisa, Ph. D. in Ingegneria Elettrica all’Università della Pennsylvania, U.S.A., libero docente all’Università di Roma.
Durante la sua attività professionale ha ricoperto molteplici incarichi manageriali: direttore generale delle Officine Galileo, amministratore delegato di Oto Malera e Breda Meccanica Bresciana, responsabile del settore Difesa di Finmeccanica, presidente di Alenia Marconi System, amministratore delegato di Fincantieri. Attualmente è membro dell’I.E.E.E., The Institute of Electrical and Electronics Engineers (U.S.A.), della Giunta e del Consiglio Direttivo di Confindustria, della Giunta e del Consiglio Direttivo di Assonime. del Comitato Consultivo SACE, del Board del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti, Membro italiano del Direttivo della Fulbright Commission e Presidente di Promostudi-Università della Spezia.

Federica Guidi, è una imprenditrice italiana, dal 2008 Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria. E’ Amministratore delegato e Vice-Presidente dell’azienda di famiglia DUCATI Energia, Membro del Consiglio di Amministrazione della DUCATI Energia Group.

Enrico Letta, ha alle spalle un percorso umano e formativo all’insegna dell’Europa. Dall’infanzia a Strasburgo – dove frequenta la scuola dell’obbligo – alla laurea in Diritto internazionale all’Università di Pisa. Sempre a Pisa consegue il dottorato di ricerca in Diritto delle comunità europee alla Scuola Superiore “S. Anna”. A 25 anni è presidente dei Giovani del Partito Popolare europeo. Nel 1990 conosce Beniamino Andreatta e diventa ricercatore dell‘Arel, l’Agenzia di ricerche e legislazione di cui è segretario generale dal 1993. Nello stesso anno il primo contatto con le istituzioni. Segue infatti Andreatta, come capo della sua segreteria, al Ministero degli Esteri, nel governo Ciampi. Proprio Ciampi lo chiama nel 1996 al Ministero del Tesoro come segretario generale del Comitato per l’euro. Dal gennaio 1997 al novembre 1998 è vicesegretario del Partito popolare italiano. Nel novembre del 1998, con il primo governo D’Alema, diventa a 32 anni ministro per le Politiche Comunitarie. È il più giovane ministro della storia repubblicana e batte Andreotti, ministro a 35 anni. Nel 2000 è ministro dell’Industria, Commercio e Artigianato nel secondo governo D’Alema. Incarico che conserva, con il governo Amato, per il quale è anche ministro del Commercio con l’Estero fino al 2001. Nel 2001 diventa deputato per la prima volta e s’iscrive alla Margherita. Nel giugno 2004 rassegna le dimissioni dalla Camera e, da capolista dell’Ulivo, viene eletto deputato europeo per la circoscrizione Italia Nord-Est. Nella XV Legislatura torna deputato della Repubblica italiana e tra il 17 maggio 2006 e l’8 maggio 2008 è sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri nel governo Prodi. Nel 2007 si candida alla segreteria del neonato Partito democratico ottenendo, con le primarie del 14 ottobre, oltre l’11% dei consensi. Nelle elezioni del 13 e 14 aprile 2008, capolista PD nella Circoscrizione Lombardia 2, viene eletto alla Camera dei Deputati. Poche settimane Walter Veltroni lo chiama a far parte del governo ombra del PD in qualità di responsabile Welfare. Nel 2009, in occasione del Congresso del Partito democratico, decide di appoggiare Pier Luigi Bersani e la mozione che lo sostiene. Il 9 novembre 2009 – dopo le primarie che eleggono Bersani segretario nazionale – viene nominato dall’Assemblea nazionale, ad amplissima maggioranza, vicesegretario unico del Partito Democratico. Dal 2004 è vicepresidente di Aspen Institute Italia. Ha svolto attività di insegnamento e di ricerca presso la Scuola superiore S. Anna di Pisa e l’Haute Ècole de Commerce di Parigi. Nel 2005 fonda veDrò, nel 2007 l’Associazione TrecentoSessanta.

Carlo Pesenti, membro del Consiglio di Amministrazione di Mediobanca S.p.A., Direttore Generale, Consigliere e Membro del Comitato Esecutivo di Italmobiliare S.p.A., Consigliere Indipendente di Ambientale Sgr, Consigliere Delegato e Membro del Comitato Esecutivo di Italcementi S.p.A., membro del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo di RCS Media Group S.p.A. e Vice Presidente di Ciments Français S.A.. Inoltre è membro del CdA e del Comitato Remunerazioni di Unicredit. e Si è laureato in Ingegneria Meccanica al Politecnico di Milano e ha conseguito il Master in Economia e Management all’Università Bocconi.
E’ stato anche Co-Presidente del Business Council Italo-Egiziano, Consigliere di Sesaab S.p.A., Vice Presidente di SEB, Vice Presidente di BravoSolution S.p.A. (da giugno 2000 a febbraio 2008), Co-Presidente di CSI (Cement Sustainability Iniziative) nell’ambito del WBCSD (World Business Council for Sustainable Development); Membro della Giunta di Confindustria, membro della Giunta dell’Unione Industriale di Bergamo, membro del Comitato Esecutivo del WBCSD – World Business Council for Sustainable Development, membro del Consiglio di Amministrazione di Banche Popolari Unite S.r.L.; Presidente di Intertrading S.r.L., Consigliere di Italgen S.p.A., membro del Consiglio di Sorveglianza di KM Europa Metal AG, Direttore di Essroc e Consigliere e Vice Presidente della Gazzetta del Sud – Calabria.

Luigi Ramponi, Generale dell’Esercito italiano, è stato Comandante Generale della Guardia di Finanza e direttore del SISMI. Appartiene al ristretto novero dei padri fondatori di Alleanza Nazionale poi inglobata dal Pdl, è stato membro sia della Camera che del Senato, nonchè membro della 4ª Commissione permanente (Difesa) e della Commissione consultiva per la concessione di ricompense al valore e al merito civile.

Gianfelice Rocca, presidente del Gruppo Techint, composto dalle società Tenaris, Ternium, Tenova, Techint E&C, Tecpetrol e Humanitas. Riconosciuto tra i leader mondiali nei settori della siderurgia, energia e infrastrutture, il Gruppo ha generato nel 2010 un fatturato di 19 miliardi di dollari con il contributo di 54.000 persone. Negli anni Novanta fonda l’Istituto Clinico Humanitas (di cui oggi è Presidente), ospedale policlinico tra i più riconosciuti d’Europa, centro internazionale di ricerca e didattica, case di management dell’Università di Harvard. Attualmente è inoltre vice presidente di Confindustria con delega all’Education e siede nei Board di Brembo SpA, Allianz SpA, Buzzi Unicem e Istituto Italiano di Tecnologia. A livello internazionale è membro dell’European Advisory Board della Harvard Business School, del comitato esecutivo di Aspen Institute e dell’Advisory board di Allianz Group. Impegnato in attività sociali e di beneficenza, presiede la Fondazione Rocca e la Fondazione Fratelli Agostino ed Enrico Rocca. Nel 2009 gli viene conferita la laurea “ad honorem” in ingegneria Gestionale dal Politecnico di Milano. Nel 2010 riceve dal Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano il “Premio Leonardo 2009” per il contributo al rafforzamento della proiezione internazionale dell’Italia nei settori della siderurgia, energia e infrastrutture. È laureato “cum laude” in fisica all’Università di Milano e ha completato gli studi alla Harvard Business School di Boston.

Marcello Sala, Consigliere di Gestione di Intesa Sanpaolo dalla data di costituzione, nel 2007, e Vice Presidente Vicario dal 2010; in questa veste ha ricevuto dal Consiglio di Gestione l’incarico di sviluppare le relazioni internazionali e seguire i progetti di internazionalizzazione del Gruppo. All’interno di Intesa Sanpaolo, è anche membro del Consiglio di Amministrazione di AlexBank S.A.E. (Egitto) ed ha ricoperto le cariche di membro del Consiglio di Amministrazione di Banca IMI S.p.A., membro del Consiglio di Amministrazione e del Comitato Esecutivo di IMI Fondi Chiusi SGR S.p.A.. Dopo le lauree in Economia e Commercio ed in Scienze Politiche conseguite presso l’Università Cattolica di Milano, inizia il suo percorso professionale nel private equity come analista finanziario presso Advance (Gruppo LBO), di cui diventa Direttore Generale nel 1997. Dal 1998 al 2000 ricopre la carica di Senior Manager presso Medinvest, società specializzata in merchant banking. Nel 2000 è nominato Chief Financial Officer del tour operator Last Minute Tour; dal 2001 al 2005 è Managing Director del fondo di private equity The Oak Fund. Fino al 2009 è Senior Investment Advisor Alternative Assets presso EIF. Dal 2008 è membro del Comitato Strategico presso il Ministero degli Affari Esteri per lo sviluppo all’estero degli interessi nazionali in economia, che si occupa principalmente di globalizzazione e presenza di fondi sovrani nelle società italiane. Dal 2008 è membro del Consiglio di Amministrazione di Banca ITB S.p.A..
E’ membro della Trilateral Commission, del International Council del Bretton Woods Committee (Washington) e del Consiglio Direttivo di Diplomatia.

Ferdinando Salleo, Vice Presidente di Mediocredito ed ex Ambasciatore italiano negli Stait Uniti.

Carlo Secchi, Professore ordinario di Politica economica europea. Rettore dell’Università Bocconi dal 2000 al 2004. Direttore dell’ISLA – Istituto di studi latino americani e dei paesi in transizione. E’ stato in aspettativa dal 1994 al 1999 per mandato parlamentare (Senato della Repubblica e Parlamento Europeo). E’ stato Prorettore dell’Università alle questioni afferenti alla didattica e formazione (corsi di laurea e post-laurea) e alle relazioni internazionali. E’ stato direttore del corso di perfezionamento in Economia del turismo. E’ stato vice-presidente della CEMS (1988-1993) ed è stato presidente dal 1990 al 1993 dell’European Association of Development Research and Training Institutes (EADI). E’ vicepresidente dell’Associazione Universitaria di Studi Europei (AUSE). Ha svolto attività tecnico-scientifica per enti pubblici e organismi internazionali. Partecipa agli organi direttivi di fondazioni a carattere tecnico-scientifico. E’ stato ricercatore presso il Netherlands Economic Institute di Rotterdam (1970/72) e visiting professor presso la Erasmus University di Rotterdam (1978), la HEC di Parigi (1988-1990), la Wirtschaft Universität di Vienna (1991) e il Centre for European Studies della Chulalongkorn University di Bangkok (1999). Ha insegnato presso le Università di Milano, Sassari e Trento, dove ha diretto il Dipartimento di Economia.
Maurizio Sella, presidente di Banca Sella Holding SpA, capogruppo del Gruppo Banca Sella, di Banca Sella SpA, di Banca Patrimoni Sella e C., di Sella Servizi Bancari S.c.p.a. e della Maurizio Sella S.A.A., holding di famiglia. Oltre ad essere membro del Comitato esecutivo di ABI dal 1981, è consigliere della Federazione ABI-ANIA dal 2008, consigliere della “Compagnie Financière Martin-Maurel” di Marsiglia dal 1993 e consigliere dell’Associazione per le Aziende Famigliari dal 1994. Fa parte del Consiglio per le Relazioni fra Italia e Stati Uniti dal 1990 e del Board dello stesso dal 1999, nonché del Gruppo Italiano della Trilateral Commission dal 1999 e dell’Institut International d’Etudes Bancaires dal 2000. È presidente dell’AIdAF (Associazione Italiana delle Aziende Familiari) dal 2007. È nel Consiglio di Amministrazione dell’Associazione fra le Società Italiane per Azioni dal 2003, della Toro Assicurazioni SpA dal 2003, di Buzzi Unicem dal 2000 e di Alleanza Toro dal 2009. Conseguita nel 1965 la laurea in economia e commercio all’Università di Torino, nel 1966 inizia a lavorare presso la Banca Sella, dove percorre tutte le tappe della carriera fino alla carica di CEO che ricopre per 30 anni dal 1974 al 2004. Molto attiva è stata la sua presenza nelle organizzazioni di categoria del sistema bancario, particolarmente in ambito ABI, dove ha ricoperto le seguenti cariche: referente al Comitato Esecutivo e al Consiglio su tutte le problematiche relative al Sistema dei Pagamenti dal 1987 al 1998, vice presidente dal 1996, presidente dal 1998 al luglio 2006. Ha inoltre guidato la “Delegazione ABI per le trattative in tema di lavoro e occupazione” dal 1998 al 2006. È stato presidente della Fédération Bancaire de l’Union Européenne dall’ottobre 1998 all’ottobre 2004, poi consigliere fino a settembre 2006, membro italiano al PSSG (Payment System Steering Group) presso la Fédération Bancaire de l’Union Européenne dal 1992 al 1997, membro in rappresentanza dell’Italia al PSTDG (Payment System Technical Development Group), gruppo di lavoro della Commissione Europea dal 1992 al 1997, presidente della SIA (Società Interbancaria per l’Automazione) dal 1988 al 1999, consigliere del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi dal 1998 a luglio 2006, presidente dell’APAF (Associazione per le Aziende Familiari) dal 1994 al 1999, presidente dell’Ente Einaudi dal 2005 al 2007.

Stefano Silvestri, Presidente dell’Istituto Affari Internazionali (IAI) dal 2001. E’ editorialista de Il Sole 24 Ore dal 1985. È stato Sottosegretario di Stato alla Difesa (gennaio 1995 – maggio 1996), consigliere del Sottosegretario agli Esteri incaricato per gli Affari Europei (1975), e consulente della Presidenza del Consiglio sotto diversi governi. Ha svolto e svolge lavoro di consulenza sia per il Ministero degli Esteri che per quelli della Difesa e dell’Industria. Come giornalista professionista, è stato anche inviato e notista del Globo (1982), membro del comitato direttivo de l’Europeo (1979), collaboratore di numerosi quotidiani nazionali sui temi di politica estera e di difesa. E’ stato anche docente sui problemi di sicurezza dell’area mediterranea, presso il Bologna Center della Johns Hopkins University (1972-76) e ha lavorato (1971-72) presso l’International Institute for Strategic Studies di Londra. E’ membro del Consiglio d’Amministrazione della Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD)

Marco Tronchetti Provera, imprenditore e dirigente d’azienda italiano, presidente della Pirelli&C., della Prelios, della Pirelli Tyre, della holding GPI (Gruppo Partecipazioni Industriali), della Marco Tronchetti Provera & C. Sapa; E’ presidente esecutivo della holding Camfin e Vice presidente di Mediobanca. E’ membro dell’Esecutivo di Confindustria, del CdA (rappresentante dell’Ente Fondatore Istituto Javotte Bocconi) dell’Università Commerciale Luigi Bocconi, del CdA RCS quotidiani, del CdA Cai, del CdA Eurostazioni e del Cda della squadra di calcio Internazionale FC. Con i suoi 5,664 milioni di euro di stipendio annuo è considerato il terzo manager italiano più pagato

by Franco Venturini, giornalista, storico commentatore per gli affari esteri del Corriere della Sera


PS: Oh dunque, guardate bene che ... "oltre al sugo c'è pure la pasta" eh?!
   QUI potrete leggere la lunga (esageratamente lunga!) lista a livello internazionale
   dei partecipanti bilderberg.
ATTENZIONE: informarsi a piccole dosi perché potreste avere forti emicranie, senso di nausea, gastrite, e in alcuni casi, vomito e diarrea.