Portogallo, Soares: il debito non si paga, Lisbona si ribelli alla Merkel
EUROPA UE, NEWS apr 20, 2013
20
apr – Mario Soares, che ha guidato il paese verso la democrazia dopo la
dittatura di Salazar, ha detto che tutte le forze politiche dovrebbero
unirsi per «far cadere il governo» e respingere le politiche di
austerità della troika dell’Ue-Fmi.
«Il Portogallo non sarà mai in grado di pagare i propri debiti, per quanto possa continuare ad impoverirsi. Se non è possibile pagare, l’unica soluzione è non pagare. Quando l’Argentina era in crisi non pagò. E che cosa è successo? Non è successo niente», ha dichiarato ad “Antena 1”.
L’ex premier socialista ed ex presidente del paese ha detto che il
governo portoghese è diventato un servo del cancelliere tedesco Angela
Merkel, e che esegue disciplinatamente qualunque ordine ricevuto. «Nel
loro desiderio di fare contenta la Senhora Merkel, hanno venduto tutto e
rovinato questo paese. In due anni questo governo ha distrutto il
Portogallo».
Dario Perkins di “Lombard Street Research” ha detto che un default a
muso duro costringerebbe il Portogallo all’uscita dall’euro. «Ma questo
creerebbe Mario Soaresuna animosità incredibile – la Germania si
preoccuperebbe del fatto che altri paesi potrebbero seguire la stessa
strada e, per evitarlo, adotterebbe una linea molto dura». Secondo
Perkins, tutti gli Stati periferici hanno «una gran paura» di essere
buttati fuori dall’unione monetaria europea: «Temono che le loro
economie potrebbero crollare, cosa che però è ridicola. Ma alla
fine gli elettori cominciano ad eleggere politici che si rifiutano di
accettare politiche di austerità, come stiamo vedendo in Italia, e
l’Unione Europea perderà il controllo della situazione».
Raoul Ruparel di “Open Europe” afferma che in Portogallo si è raggiunto il limite massimo di austerità:
«Il precedente consenso politico in Parlamento è evaporato. Come spesso
accade durante questa crisi, l’Eurozona si scontra contro tutte le
forze democratiche nazionali». Il grido di battaglia di Soares arriva
una settimana dopo che la Corte Superiore del Portogallo ha decretato
che i tagli sugli stipendi e sulle pensioni dei lavoratori pubblici sono
illegali, costringendo il premier Pedro Passos Coelho a doversi
rimettere alla ricerca di nuovi tagli. La sentenza mette in discussione
tutta la Raoul Ruparelpolitica di “svalutazione interna” fatta dal
governo per abbassare il costo del lavoro.
Un rapporto trapelato dalla Troika lancia l’allarme perché il paese
rischia di entrare in una spirale del debito e avrà bisogno di chiedere
un altro finanziamento di 15 miliardi di euro entro il 2015, un terzo
superiore a quanto servì dopo la crisi del debito nel 2011. «Il nuovo
finanziamento sarebbe fondamentalmente ad alto rischio», si legge nel
rapporto. In uno dei pochi passi che contengono buone notizie, si legge
che venerdì scorso i ministri delle finanze dell’Eurozona hanno
concordato di estendere il rimborso dei prestiti per il salvataggio di
Portogallo e Irlanda per altri sette anni, riducendo così la pressione
dei mercati. Bruxelles ha detto che entrambi i paesi sono «ancora
altamente vulnerabili» a causa di forze che sfuggono al loro controllo, e
per questo hanno bisogno di un «segnale di sostegno forte». I critici
dicono che è troppo poco e troppo tardi. Ormai gli eventi si muovono
troppo veloci e rispondono solo a regole proprie.
(Ambrose Evans-Pritchard, “In Portogallo si pensa a un default all’Argentina”, dal “Telegraph” del 12 aprile 2013, Come Don Chisciotte).
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