Il cessate il fuoco non dissolve i fantasmi della grande fuga da Israele
Hamas dice: tregua. Ma intanto Gerusalemme ha evacuato la prima linea di kibbutzim a ridosso della Striscia.
Questo l'articolo firmato da Giulio Meotti:
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Tra lunedì e martedì oltre 150 razzi e colpi di mortaio sono stati sparati dalla Striscia di Gaza contro Israele. L'allarme è suonato a Tel Aviv, Ramat HaSharon, Herzliya, Ra'anana, il cuore dello stato ebraico. Hamas ha rivendicato il lancio di un missile iraniano M-75 intercettato sopra Tel Aviv. Durante l'allarme, un volo della El Al in arrivo da Rodi ha dovuto rinviare l'atterraggio all'aeroporto internazionale Ben Gurion. Ieri un missile ha centrato anche un asilo nido di Ashdod.
Intanto, le città a sud del paese stanno diventando delle "ghost town". Come Sderot (foto mia), nota anche come la "città più bombardata al mondo". "ogni giorno arrivano persone traumatizzate in clinica", dice al Foglio la dottoressa Adriana Katz, psichiatra e direttrice dello Sderot Mental Health Center. "Non c'è nessuno per strada. La gente ha paura di uscire, e se lo fa sempre in auto. I negozi sono tutti vuoti. Per ora anche le scuole rimarranno chiuse".
Lì, negli avamposti agricoli vicino a Gaza, professori universitari, medici, ingegneri, hanno appreso a guidare i trattori, ad allevare mucche, polli e pecore, a fare innesti sugli alberi da frutto per ottenere prodotti selezionati. In uno di quei kibbutz una ventina di giovani si è specializzata nella coltivazione dei gladioli. I fiori nel deserto sembravano la pazzia; e forse lo erano, ma significavano anche la testarda tenacia degli israeliani nel vincere ogni difficoltà. Sono stati creati complessi canali di irrigazione, spostati milioni di metri cubi di terra, sono nati dei boschi dove prima non spuntava neppure un filo di erba.
Su questa ingrata costa mediterranea gli ebrei hanno smentito tutti gli esperti: il suolo sabbioso, ad alto tasso di salinità che contraddice ogni dato geologico, è un trionfo di coltivazioni: pomodori, cetrioli, datteri, capperi. "Adamo", in ebraico, significa terra, dicono i residenti di quei kibbutz. Il kibbutz era un modo di vivere senza eguali, pazientemente eroico, sempre esposto alla minaccia del mondo arabo perché la sua funzione, oltre alla produttività, rimaneva quella di avamposto verso le linee nemiche, a nord in Galilea come a sud nel Negev, ai confini della Striscia di Gaza.
Chi si è insediato a ridosso della Striscia ha sempre convissuto con la morte. Ogni tanto, uno dei kibbutz saltava in aria col suo trattore; si faceva lutto per un giorno e si ricominciava. Ma quello che è successo in questi giorni non ha precedenti in Israele.
"Una volta non si osava scappare di fronte al pericolo", scriveva nel 1991 il giornalista Dan Margalit alla vista alla vista di israeliani con le valige in mano. Quanto sta avvenendo oggi nel sud del paese è molto più grave del panico durante la guerra del Golfo. La morte del piccolo Daniel Tragermab, quattro anni, ha spinto tutto gli abitanti di Nahal Oz a partire. I genitori del bambino hanno già detto che non torneranno nel kibbutz. Hamas ha ucciso il piccolo sparando da una scuola di Gaza, la Ali Bin Abi Taleb.
A Nahal Oz così non è rimasto nessuno. In tre giorni, 400 famiglie hanno chiesto di andarsene. I campi, un tempo coltivati oggi sono bucherellati dai mortai di Hamas.
Analisti israeliani paragonano la caduta del fronte sud, otto i missili di Hamas, a quella della linea Bar Lev, la Maginot che gli israeliani costruirono lungo il Canale di Suez e che gli egiziani travolsero nel 1973. La linea Bar Lev, costruita dopo il 1967, da simbolo di eroismo, di fermezza, era divenuta simbolo di immobilismo. L'inopinato rapido crollo della linea Bar Lev ha provocato in Israele un "terremoto psicologico". Con la linea Bar Lev è caduto il mito della superiorità militare israeliana.
La situazione nel sud di Israele è tale che nei giorni scorsi persino il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, e il capo di stato maggiore, Benny Gantz, hanno dovuto annullare una visita ai kibbutz per "ragioni di sicurezza". A differenza delle città del centro del paese, che offrono dai 60 ai 90 secondi di tempo per trovare un riparo in caso di missile, nel sud si hanno dai tre ai quindici secondi.
LA MINACCIA SILENZIOSA PEGGIO DEI RAZZI
Le strade israeliane a ridosso di Gaza sono state ridisegnate con delle curve per ingannare i missili al laser lanciati dai terroristi palestinesi. Sono stati aggiunti anche alberi. Le chiamano "foreste difensive".
Nl kibbutz di Kfar Aza sono caduti così tanti missili che i resti dei Qassam sono usati per decorazioni e vasi dei fiori. I colpi di moraio sono così frequenti che in ebraico sono stati ribattezzati "tif tuf", una pioggerellina. I campi dei kibbutz vanno arati e gli animali accuditi. Così Israele ha inventato per i contadini i cosiddetti "rifugi portatili". Tende fortificate da capo. Nel caso la sirena suoni mentre sei al lavoro. I contadini israeliani, che durante il giorno hanno sudato nei campi, la sera di chiudono nei kibbutz e si apprestano ad affrontare una nuova notte di veglia. Con i fucili.
Missili sono caduti a Havat Shikmin, il ranch di Ariel Sharon, che aveva portato via gli israeliani da Gaza, promettendo sicurezza. I kibbutzim, ancor più dei missili, temono però quella che chiamano "minaccia silenziosa". I tunnel scavati dai terroristi sotto le loro case. Non ci sono sirene per questi. La morte sbuca senza avvertirti e ti porta via. Si sa che Hamas pianificava un "D-day" per il Capodanno ebraico, Rosh Hashannah, a settembre: duecento terroristi mandati a uccidere quanti più israeliani possibile nei kibbutz.
Ecco, questo è Israele.>>
Fonte: "Il Foglio" - 27.08.2014
Hamas dice: tregua. Ma intanto Gerusalemme ha evacuato la prima linea di kibbutzim a ridosso della Striscia.
Questo l'articolo firmato da Giulio Meotti:
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Tra lunedì e martedì oltre 150 razzi e colpi di mortaio sono stati sparati dalla Striscia di Gaza contro Israele. L'allarme è suonato a Tel Aviv, Ramat HaSharon, Herzliya, Ra'anana, il cuore dello stato ebraico. Hamas ha rivendicato il lancio di un missile iraniano M-75 intercettato sopra Tel Aviv. Durante l'allarme, un volo della El Al in arrivo da Rodi ha dovuto rinviare l'atterraggio all'aeroporto internazionale Ben Gurion. Ieri un missile ha centrato anche un asilo nido di Ashdod.
Intanto, le città a sud del paese stanno diventando delle "ghost town". Come Sderot (foto mia), nota anche come la "città più bombardata al mondo". "ogni giorno arrivano persone traumatizzate in clinica", dice al Foglio la dottoressa Adriana Katz, psichiatra e direttrice dello Sderot Mental Health Center. "Non c'è nessuno per strada. La gente ha paura di uscire, e se lo fa sempre in auto. I negozi sono tutti vuoti. Per ora anche le scuole rimarranno chiuse".
Lì, negli avamposti agricoli vicino a Gaza, professori universitari, medici, ingegneri, hanno appreso a guidare i trattori, ad allevare mucche, polli e pecore, a fare innesti sugli alberi da frutto per ottenere prodotti selezionati. In uno di quei kibbutz una ventina di giovani si è specializzata nella coltivazione dei gladioli. I fiori nel deserto sembravano la pazzia; e forse lo erano, ma significavano anche la testarda tenacia degli israeliani nel vincere ogni difficoltà. Sono stati creati complessi canali di irrigazione, spostati milioni di metri cubi di terra, sono nati dei boschi dove prima non spuntava neppure un filo di erba.
Su questa ingrata costa mediterranea gli ebrei hanno smentito tutti gli esperti: il suolo sabbioso, ad alto tasso di salinità che contraddice ogni dato geologico, è un trionfo di coltivazioni: pomodori, cetrioli, datteri, capperi. "Adamo", in ebraico, significa terra, dicono i residenti di quei kibbutz. Il kibbutz era un modo di vivere senza eguali, pazientemente eroico, sempre esposto alla minaccia del mondo arabo perché la sua funzione, oltre alla produttività, rimaneva quella di avamposto verso le linee nemiche, a nord in Galilea come a sud nel Negev, ai confini della Striscia di Gaza.
Chi si è insediato a ridosso della Striscia ha sempre convissuto con la morte. Ogni tanto, uno dei kibbutz saltava in aria col suo trattore; si faceva lutto per un giorno e si ricominciava. Ma quello che è successo in questi giorni non ha precedenti in Israele.
"Una volta non si osava scappare di fronte al pericolo", scriveva nel 1991 il giornalista Dan Margalit alla vista alla vista di israeliani con le valige in mano. Quanto sta avvenendo oggi nel sud del paese è molto più grave del panico durante la guerra del Golfo. La morte del piccolo Daniel Tragermab, quattro anni, ha spinto tutto gli abitanti di Nahal Oz a partire. I genitori del bambino hanno già detto che non torneranno nel kibbutz. Hamas ha ucciso il piccolo sparando da una scuola di Gaza, la Ali Bin Abi Taleb.
A Nahal Oz così non è rimasto nessuno. In tre giorni, 400 famiglie hanno chiesto di andarsene. I campi, un tempo coltivati oggi sono bucherellati dai mortai di Hamas.
Analisti israeliani paragonano la caduta del fronte sud, otto i missili di Hamas, a quella della linea Bar Lev, la Maginot che gli israeliani costruirono lungo il Canale di Suez e che gli egiziani travolsero nel 1973. La linea Bar Lev, costruita dopo il 1967, da simbolo di eroismo, di fermezza, era divenuta simbolo di immobilismo. L'inopinato rapido crollo della linea Bar Lev ha provocato in Israele un "terremoto psicologico". Con la linea Bar Lev è caduto il mito della superiorità militare israeliana.
La situazione nel sud di Israele è tale che nei giorni scorsi persino il ministro della Difesa, Moshe Yaalon, e il capo di stato maggiore, Benny Gantz, hanno dovuto annullare una visita ai kibbutz per "ragioni di sicurezza". A differenza delle città del centro del paese, che offrono dai 60 ai 90 secondi di tempo per trovare un riparo in caso di missile, nel sud si hanno dai tre ai quindici secondi.
LA MINACCIA SILENZIOSA PEGGIO DEI RAZZI
Le strade israeliane a ridosso di Gaza sono state ridisegnate con delle curve per ingannare i missili al laser lanciati dai terroristi palestinesi. Sono stati aggiunti anche alberi. Le chiamano "foreste difensive".
Nl kibbutz di Kfar Aza sono caduti così tanti missili che i resti dei Qassam sono usati per decorazioni e vasi dei fiori. I colpi di moraio sono così frequenti che in ebraico sono stati ribattezzati "tif tuf", una pioggerellina. I campi dei kibbutz vanno arati e gli animali accuditi. Così Israele ha inventato per i contadini i cosiddetti "rifugi portatili". Tende fortificate da capo. Nel caso la sirena suoni mentre sei al lavoro. I contadini israeliani, che durante il giorno hanno sudato nei campi, la sera di chiudono nei kibbutz e si apprestano ad affrontare una nuova notte di veglia. Con i fucili.
Missili sono caduti a Havat Shikmin, il ranch di Ariel Sharon, che aveva portato via gli israeliani da Gaza, promettendo sicurezza. I kibbutzim, ancor più dei missili, temono però quella che chiamano "minaccia silenziosa". I tunnel scavati dai terroristi sotto le loro case. Non ci sono sirene per questi. La morte sbuca senza avvertirti e ti porta via. Si sa che Hamas pianificava un "D-day" per il Capodanno ebraico, Rosh Hashannah, a settembre: duecento terroristi mandati a uccidere quanti più israeliani possibile nei kibbutz.
Ecco, questo è Israele.>>
Fonte: "Il Foglio" - 27.08.2014
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