giovedì 18 maggio 2017

Farmacie multate per la cannabis

Mai successo per altre sostanze!

Si può parlare di cannabis medica in Italia? A quanto pare no, almeno se sei un farmacista.
E’ questa la verità paradossale emersa dalla segnalazione con consecutiva multa di oltre 8mila euro comminata a 6 farmacie che effettuavano, tra le altre cose, preparazioni di farmaci a base di cannabis.
Il motivo è che secondo il ministero della Salute il solo fatto di essere presenti sui motori di ricerca che mostrano le farmacie che effettuano preparazioni a base di cannabis, equivale a violare i dettami dell’art. 84 del DPR 309/90 (la legge che regola gli stupefacenti in ogni aspetto legale e illegale, dalla produzione, vendita, spaccio, sanzioni, ecc…) il quale recita: “La propaganda pubblicitaria di sostanze o preparazioni comprese nelle tabelle previste dall’articolo 14, anche se effettuata in modo indiretto, è vietata”.

Tutto giusto, se non fosse che su internet è possibile trovare decine di siti che offrono lo stesso servizio, segnalando decine di farmacie che ad esempio effettuano preparazioni a base di morfina od oppiacei, senza che nessuna sanzione fosse mai stata comminata in questo senso.



Io non potrei in assoluto parlare di cannabis, anche il solo dire la parola cannabis, in quanto farmacista, secondo il ministero della Salute equivale a fare pubblicità”, ci ha spiegato il dottor Paolo Mantovani, titolare di una farmacia galenica di quelle che sono state raggiunte dalla sanzione.
“Siamo in imbarazzo ed i nostri stessi legali ai quali abbiamo affidato il ricorso, fanno fatica a capire quale sia il capo d’imputazione. Ci dovremo rimettere ad un prefetto e dopo andare da un giudice, spendendo soldi e perdendo tempo, perché un paziente che ha bisogno di queste terapie, attraverso i mezzi informatici, non può sapere quali siano le farmacie che hanno laboratori attrezzati per questo tipo di preparazioni”. 
Poco prima della nostra chiacchierata il dottor Mantovani, insieme al dottor Ternelli ed altri farmacisti coinvolti dal provvedimento, alla fine dell’open day organizzato presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (di cui pubblicheremo a breve un resoconto completo), avevano provato a chiarire la propria posizione con la dottoressa Germana Apuzzo, la direttrice dell’ufficio centrale stupefacenti del ministero della Salute che aveva partecipato al convegno. Ma secondo la dottoressa, come raccontato dal dottor Mantovani, anche il solo essere presenti su dei motori di ricerca, equivale a fare “pubblicità indiretta”.

“Me ne vado con l’amaro in bocca”, ha concluso Mantovani sottolineando che: “Speravo ci potessero essere un dialogo e l’umana comprensione di ciò che stiamo cercando di fare”.

Stessa situazione per il dottor Marco Ternelli, che lavora presso l’omonima farmacia, al quale è stata contestata la presenza su alcuni siti che segnalano farmacie che effettuano preparati a base di cannabis. “Da stamattina”, ci ha spiegato il dottore, “abbiamo messo offline il sito della farmacia. E’ stata una scelta nostra, avremmo anche potuto non farlo perché non siamo stati raggiunti da un ordine restrittivo, però, in forma di protesta, non togliamo solo la cannabis dal nostro sito, togliamo tutto, perché se non possiamo parlare di cannabis, allora vuol dire che non possiamo parlare degli altri farmaci galenici o dei servizi che la farmacia fa”.

10 motivi per sostenere la cannabis terapeutica

#Iosostengolacannabisterapeutica è una campagna di sensibilizzazione sulla cannabis in medicina nata da alcuni pazienti che tra le altre cose chiedono fondi per la ricerca, corsi per i medici, certezze sulla patente e l'estensione delle patologie per le quali è prevista la dispensazione a carico delle regioni, oltre che l'estensione della gratuità a tutte le regioni italiane.
(continua a leggere su CannabisTrapeutica

Per aderire alla campagna clicca QUI

 Le seguenti illustrazioni sono state pubblicate quotidianamente nel gruppo facebook "IoSostengoLaCannabisTerapeutica".
E da oggi il nostro Dottor C vi spiega i tanti motivi del perchè abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti per la campagna di sensibilizzazione per la cannabis terapeutica! Forza Doc...siamo tutt'orecchie!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA


Il Dottor C proprio zitto non sa stare...e stamattina il secondo meme vi deve dare!!! Le nostre richieste sono chiare, speriamo che ci sia qualcuno che le sappia ascoltare!!! Intanto voi condividete che male non farete!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Il Dottor C stamattina si sveglia prestino e continua con le sue richieste!!! Zitto non ci sa stare!!! Questo è un argomento da affrontare...perchè tutti dobbiamo guidare!!! Non ci possono fermare!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Ecco...ecco...è il suo momento!!!
Il Dottor C fa un'altra richiesta e nessuno ormai lo arresta!
E di questa proprio tanto abbiamo bisogno, non vorremmo rimanesse solo un sogno!!!
Suvvia fate girare che la voce di Dottor C si deve far ascoltare!!!
#IOSOTENGOLACANNABISTERAPEUTICA


 Il Dottor C non sta imparato! E sui vaporizzatori tira fuori toni accusatori...non vorrete mica farci svenare per poterlo acquistare??? Se il Vapo medico mi devo comprare, su Stato, cercami di aiutare!!!!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Stamattina il Dottor C è arrivato un pò lungo ma non manca al suo appuntamento! E oggi la sua richiesta è chiara...più se ne parla e meglio è! Informare e divulagare il giusto messaggio ci aiuterà sempre di più!!! Quindi....
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA sempre e dovunque!


Oggi una cosa importante il Dottor C vi deve ricordare!
I nostri soldi delle tasse, almeno una parte, alla ricerca li vogliamo destinare???
Ce n'è tanto bisogno, non lasciamo che rimanga solo un sogno!
Forza e coraggio, condividete più che potete!!!
Questo messaggio a tutti deve arrivare perchè ognuno di noi può interessare!!!
Non c'è scusa, non c'è polemica...

#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Arriva...arriva...oggi è una giornata particolare ma il Dottor C un motivo lo vuol dare! In Italia le cose le sappiam fare bene, se vogliamo, quindi orsù, produciamo!!!
Che si tratti di resine o concentrati, l'importante che non siano adulterati!!!
Tanto cbd ci può far bene, purchè sia prodotto con arte e sapere!
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Stamattina il Dottor C chiede garanzie e quindi non si scherza, perchè tutti abbiamo diritto di avere un prodotto analogo a prescindere da che farmacia, privata od ospedaliera, lo prendiamo!
Non divideteci in serie A ed in serie B anche in questo campo...Bastaaaaaa
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA perchè la necessità non diventi una supplica!!!

Ed ecco il motivo 10....mai come oggi attuale per un problema anormale! Dottor C è un po' arrabbiato...qualcosa bisogna fare per non essere accantonato!!! Aumentare le licenze, gli strain? un sogno? noi ci speriamo, anche perchè per molti di noi è un vero e proprio bisogno! Non lasciateci senza terapia perchè per noi diventa una agonia, e se si somma al nostro dolore non possiamo sopportare il temporeggiare...quindi...
#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA


L'immagine può contenere: 1 persona, persona seduta, schermo e spazio al chiuso
Nella foto il Dottor C in trasferta con il suo creatore Mirko Oni Figoli allo SMACK! - Fiera del fumetto di Genova  

#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

venerdì 12 maggio 2017

Giorgiana Masi

Nulla di misterioso in quella morte

articolo di Rossella Marchini pubblicato Giovedì, 11 Maggio 2017 su DinamoPress


Il 12 maggio di 40 anni fa, veniva uccisa Giorgiana Masi. Un racconto-ricordo di chi in quelle piazze c'era. Contro i tentativi di revisionismo degli assassini in borghese, sponsorizzati da Repubblica. Alle 18 presidio e casserolata sul Ponte Garibaldi.

«Hanno sparato a una compagna. È successo sul ponte...a Trastevere». Così ho scoperto della morte di quella che poi, più tardi, avrei saputo chiamarsi Giorgiana. Giorgiana Masi.
Erano ore che in piccoli gruppi cercavamo di entrare in quelle piazze (piazza Navona, La Cancelleria, Campo dei Fiori), le nostre, quelle del movimento. Ci provavamo, ma con violenza ci veniva impedito. Noi quel giorno in piazza volevamo starci, volevamo essere a piazza Navona per partecipare alla festa organizzata dai radicali per l’anniversario del referendum sul divorzio.
Francesco Cossiga, il ministro degli interni democristiano, Kossiga l’americano, aveva vietato tutte le manifestazioni, dopo quella del 12 marzo dove, per ore quelle stesse strade erano state attraversate in lungo e largo da un corteo di 100 mila persone e dalla loro rabbia per un altro assassinio, quello di Francesco Lo Russo, lo studente bolognese di Lotta Continua colpito da una pallottola di un carabiniere.
Da subito non sono riuscita a entrare a piazza Navona. Non ci sono proprio arrivata. Era impossibile. Uno schieramento di blindati, non tecnologicamente sofisticato come gli attuali, ma ugualmente impenetrabile, bloccava tutte le vie di accesso alla piazza e ad ogni nostro tentativo di entrare partivano le cariche. 


Corse infinite, in mezzo al fumo dei lacrimogeni, per poi ritrovarsi in gruppo e ripartire. Iniziammo a sentire colpi di arma da fuoco, anche se a me, che non lo avevo capito, sembravano dei botti, che comunque mi terrorizzavano. Decidemmo con le compagne e i compagni che si erano uniti a noi di andare avanti, entrare in una piazza.
Quei ragazzi con la pistola in pugno, vestiti come i nostri compagni, li vedemmo subito. A piazza della Cancelleria, a corso Vittorio si muovevano con disinvoltura fra i blindati e gli agenti schierati.
Ma nessuno, tra noi, mostrò di avere paura e quando ci ripenso - perché a Giorgiana non abbiamo mai smesso di pensarci e alcune di noi, con quel nome, hanno voluto chiamare le proprie figlie, oggi meravigliose donne e nostre compagne - ricordo la paura, la corsa fra le vie del quartiere Rinascimento, il respiro che ti manca, mentre gli occhi bruciano. Non solo questo.
Rivedo le mie compagne, le gonne a fiori, gli zoccoli olandesi che portavamo tutte e con i quali riuscivamo persino a correre. Si, correvamo con il fiato in gola e “loro” dietro. Ci facevano paura, ma continuavamo. Per ore.
Ci ritrovammo dopo molto tempo rinchiuse a Campo dei Fiori, non si poteva uscire. Non so come riuscimmo ad ottenere l’apertura di una via per poter defluire verso Trastevere. Una trappola, fummo caricate su ponte Garibaldi. È lì che fu uccisa Giorgiana, dopo sette ore di scontri.
L’omicidio di Giorgiana Masi è stato definito un “mistero italiano”. Per noi non c’è stato mai nessun mistero. Come è morta Giorgiana lo sappiamo da quella sera in cui ci arrivò la notizia, alla fine di una giornata convulsa, violenta, drammatica.
Sconvolte e ammutolite per il dolore, fummo annichilite dalle prime dichiarazioni “ufficiali” che cercavano di addossare la responsabilità al “fuoco amico”. Si disse che all’interno del corteo c’erano uomini armati, ma non appartenevano alle forze dell’ordine.
Le immagini, allora non così numerose come avviene da Genova in poi, degli agenti in borghese che sparano, smentiranno il Questore che negava la loro presenza in piazza. Francesco Cossiga fu costretto a chiedere scusa in Parlamento per aver mentito, negandolo.
Le inchieste che seguirono a quell’omicidio non hanno mai fatto luce sugli avvenimenti. Dopo quattro anni, il caso è stato archiviato per mancanza di prove e gli autori dell’omicidio rimasti ignoti.


Oggi esce un libro che racconta la vita dell’agente in borghese ritratto nella foto che Tano D’Amico scattò quel giorno, il poliziotto Santone, quello con il borsello a tracolla, piegato davanti a una macchina. Lo stesso che pochi giorni fa, come anticipazione di un prossimo libro, su “la Repubblica” dichiara in un’intervista: «L’Espresso scrisse che eravamo infiltrati fra i manifestanti. Non era vero. Eravamo guardie di pubblica sicurezza e come tali non obbligati alla divisa».
«Ero un ragazzo che seguiva la moda».
«La borsa di Tolfa serviva per le sigarette, la carta igienica, i gettoni, il portafoglio».
«Cossiga fu il più grande Ministro degli Interni di sempre. Non sapeva niente dell’ordine pubblico di quel giorno».
Per noi che quel giorno eravamo insieme a Giorgiana e tanti e tante altre a rivendicare diritti e libertà di manifestare, per festeggiare una vittoria di tre anni prima, è insopportabile che si trasformi in una vittima chi fu protagonista, con molti altri, di quel massacro.
Erano anni meravigliosi, quelli. Gli anni di grandi battaglie, di grandi conquiste. Il movimento delle donne si riappropriava dello spazio pubblico e costruiva luoghi separati di discussione.
Da quel giorno, si iniziò a tessere un’altra narrazione, sulla “paura” che avrebbe da allora costretto i cittadini di Roma a non uscire di casa, fino a risorgere con l’estate romana di Renato Nicolini. Un’altra delle tante narrazioni tossiche ad accompagnare una strategia della tensione che sarebbe continuata con i tanti attentati alla democrazia che seguirono.
Quel giorno il movimento non ebbe paura ad essere nelle strade, né ad uscire di casa, né a sfidare le imposizioni di Cossiga.
Da allora sappiamo che nulla di misterioso è in quella morte.


sabato 29 aprile 2017

Cannabis She Can

Valentina Zuppardo, moglie di Mirko Figoli, dopo che il suo giovane consorte è stato colpito dal cancro e dopo il primo impatto shoccante con questo killer (quasi silenzioso) ha deciso di creare la pagina CANNABIS SHE CAN  per dare l'opportunità a tutti di conoscere altre vie (oltre quelle ufficiali) per affrontare il cancro e ce lo spiega così:

IL PERCHE' DI QUESTA PAGINA

Oggi per me ricorre uno di quei giorni che non si scordano.

Immaginate un giorno come tanti.
Immaginate, in quel giorno come tanti, piovere d'improvviso la malattia come fulmine a ciel sereno.
Tutto si ferma. Tutto si svuota. Tutto perde valore.
Immaginate svanire sogni, progetti, futuro.
Immaginate di essere catapultati in un modo surreale, dove i giorni si susseguono, i dubbi e le paure crescono.
Un mondo fatto di buio, sofferenza e dolore. Un mondo che non puoi raccontare ai tuoi bambini, un mondo che non puoi dividere con gli altri e che non sai come affrontare.
Allora speri che le cose si risolvano, perché una cura non può non esserci. In fondo sai così poco di questa malattia, una soluzione di sicuro ci sarà.

E invece no, una soluzione non c'è.

Allora cadi ancora più giù, sul fondo.
E mentre ti arrovelli giorno e notte, in cerca di un perché capisci che hai due strade: venire schiacciato dal dolore o trasformare quel dolore e quella fottuta rabbia in FORZA.
Allora asciughi le lacrime, alzi il viso e ti rendi conto che non sei solo, che intorno a te ci sono milioni di persone con il tuo stesso dolore e la tua stessa fottuta rabbia.

Non sei solo e te ne accorgi solo ora perché quel dolore e quella rabbia sono la tua quotidianità.

Scopri che ci sono bambini che affrontano ogni giorno con il sorriso e l'innocenza la malattia, ragazzini che confortano i propri genitori nonostante la sofferenza, giovani madri e giovani padri che fino all'ultimo sostengono la famiglia dando loro forza, uomini e donne che tirano fuori una forza innata. Ma c'è anche tanta, tanta, tanta disperazione.

Allora scegli di COMBATTERE non solo per TE, ma anche per TUTTI loro. La TUA battaglia è la LORO battaglia. Quella di chi non ha più voce per URLARE.

Scegli di COMBATTERE perché non puoi sempre aspettare che arrivi qualcun altro a farlo al tuo posto.

Scegli di COMBATTERE per provare a cambiare le cose, nel tuo piccolo.

Ho scelto di aprire questa pagina perché ai malati vengano offerte armi in più. Perché chi è malato ha già il peso della malattia e non dovrebbe preoccuparsi di difendere i propri diritti.

Ho scelto di aprire questa pagina perché nessuno sceglie di ammalarsi ma TUTTI devono poter scegliere come CURARSI, attraverso una corretta informazione e la gratuità delle cure. Attraverso uno stato che investe nella RICERCA e tutela i propri cittadini, soprattutto quelli più deboli.

Noi abbiamo una grandissima arma a disposizione, che spesso dimentichiamo: l'UNIONE.

Facciamo sentire la nostra voce e facciamolo nel modo giusto

-*-*-*-*-


Passate parola!

INVIAMO TUTTI LA MAIL STANDARD CHE SEGUE ALLE ISTITUZIONI

Ho creato una MAIL STANDARD da inviare alle istituzioni, chiunque voglia appoggiare questa iniziativa a favore della CANNABIS AI SOLI FINI TERAPEUTICI può inviarla alle seguenti mail pubbliche:

segr.rs@sanita.it (Direzione generale della ricerca e dell'innovazione in sanità)
segretariato.generale@sanita.it (Lorenzin)
g.apuzzo@sanita.it
roberta.pinotti.senato@gmail.com
segr.dgfdm@sanita.it (Marcella Marletta)

~~~ Copia il testo della mail che segue ed invialo ~~~

OGGETTO: #noicimettiamoLafacciaeilCuore

Buongiorno,
scriviamo questa mail perché vogliamo urlare contro l'indifferenza che ruota attorno alla cannabis terapeutica e ad i suoi impieghi.
Scriviamo perché intorno a noi ci sono milioni di persone che vivono nel dolore e nella sofferenza una vita che spesso non può essere definita tale, perché la malattia ti trasforma fino a toglierti tutto.
Scriviamo perché non ne possiamo più di sentirci impotenti e perché tutto questo non può continuare ad essere ignorato.
Ci uniamo al grido di chi soffre e ha bisogno di un'arma in più in questa battaglia.
Chiediamo che il Governo investa nella ricerca clinica sulla cannabis terapeutica per tutte le patologie potenzialmente trattabili.
Chiediamo che medici e farmacisti vengano adeguatamente formati e siano pronti a prescrivere e curare con la cannabis terapeutica.
Chiediamo che venga fornita corretta informazione alle persone malate e non, sulle opportunità di cura.
Chiediamo accessibilità alle cure per tutti i malati indipendentemente dalla regione di appartenenza.
Chiediamo una risposta.

Abbiamo bisogno di concretezza nell'immediato perché chi è malato non ha tempo di aspettare e la salute è un diritto di ogni cittadino.

Gli Italiani.


-*-*-*-*-



UN PO' DI CHIAREZZA SULLE NOSTRE CURE INTEGRATE

Dopo la messa in onda dell'intervista a mio marito e al dottor Marco Bertolotto, che ci segue con la Cannabis terapeutica, molte persone ci hanno contattato chiedendoci maggiori informazioni sulle terapie integrate che seguiamo da 2 anni e mezzo.
Ci teniamo a chiarire che mio marito, affetto da tumore cerebrale inoperabile, ha seguito fin da subito dopo la diagnosi, e in concomitanza a chemio e radio, le seguenti

TERAPIE INTEGRATE:
- Protocollo dietoterapico di supporto seguito dal Biologo Nutrizionista Dott. Riccardo Monaco presidente Nutri.prof. di Roma.
- Protocollo integrato del dottor Paolo Lissoni, oncologo di Milano, esperto di PNEI.
- Ipertermia oncologica profonda in un centro di Genova.
- Dopo circa sei mesi abbiamo introdotto la cannabis terapeutica, quando già i sintomi legati all'emiparesi (definita irreversibile dagli specialisti) erano rientrati e la malattia si era stabilizzata.
- Abbiamo introdotto anche altre integrazioni a discrezione dei medici che ci hanno seguito.
L'intervista è stata incentrata sulla Cannabis terapeutica per scelta del programma e non sarebbe stato possibile esaurire in pochi minuti 2 anni e mezzo di cure.

Abbiamo avuto l'opportunità di parlare di CURE INTEGRATE e ci tenevamo a farlo perché c'è scarsa informazione a riguardo, tra i pazienti ma anche tra i medici. Il nostro è stato un percorso lungo e difficile, soprattutto nel reperire le informazioni e trovare medici preparati.
È giunto il momento che se ne PARLI.
È giunto il momento che i malati siano INFORMATI sulle varie opportunità di cura da poter affiancare al protocollo seguiti sempre da medici specializzati.
È giunto il momento che si crei consapevolezza tra le persone, affinché possano SCEGLIERE come curarsi.

Valentina Zuppardo


potrebbe interessarti anche questo intervento:
CANNABIS E CHEMIOTERAPIA, ASCOLTATE...
Interessantissimo intervento del Prof. Ivan Nabissi sull'impiego della CANNABIS TERAPEUTICA come sinergizzante alla chemioterapia per tumore cerebrale e mieloma.
I risultati clinici (su pazienti) ci sono, ascoltate...
Dobbiamo portare alla luce questi risultati importantissimi in modo che tutti i pazienti possano affiancare fin da subito la cannabis al protocollo
https://www.youtube.com/watch?v=aXwf6zyY2Gw

#IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA

Elisabetta Biavati, è l'amministratrice principale del gruppo Dolore e Cannabis Terapeutica (https://www.facebook.com/groups/WeedyouandMe/), creato il 6 luglio del 2016 e che ad oggi conta poco meno di 3000 iscritti. Questo gruppo è dedicato ai malati per i malati, è un luogo virtuale dove confrontarsi, capire l'andamento delle terapie con la cannabis terapeutica, conoscere gli eventuali centri dove ci si può curare o i dottori che la prescrivono. E' una rete solidale tra malati e professionisti medici. Un gruppo nato con l'obiettivo di creare un luogo di informazione, confronto e supporto per la terapia di varie patologie a base di cannabis terapeutica. Proprio per dare completezza a tutto ciò vi sono medici e farmacisti che interagiscono con i preziosi consigli per risolvere dubbi nelle indicazioni e preparazioni galeniche che sono la centralità delle varie cure.

Il 22 aprile 2017, da encomiabile attivista qual è, nonostante il suo stato di salute non proprio ottimale, Elisabetta ha oltretutto avuto l'idea di lanciare anche la singolare iniziativa #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA (insieme a Valentina Zuppardo) che in pochi giorni ha accolto circa 1.000 adesioni.



Valentina Zuppardo è moglie di paziente oncologico: #cimettolafaccia a favore della CANNABIS TERAPEUTICA per la ricerca sul cancro e non solo.
E' amministratrice della pagina Cannabis She Can (https://www.facebook.com/valentinazuppardo.causa/?hc_location=ufi) nata anch'essa nel 2016 e conta poco meno di 2000 sostenitori. La prima cosa che risalta all'occhio una volta entrati nella pagina è un post fissato in alto che invita ad appoggiare l'iniziativa a favore della cannabis terapeutica attraverso una email standard da inviare alle istituzioni, che pubblico qui di seguito:


Passate parola!
INVIAMO TUTTI LA MAIL STANDARD CHE SEGUE ALLE ISTITUZIONI

Ho creato una MAIL STANDARD da inviare alle istituzioni, chiunque voglia appoggiare questa iniziativa a favore della CANNABIS AI SOLI FINI TERAPEUTICI può inviarla alle seguenti mail pubbliche:

segr.rs@sanita.it (Direzione generale della ricerca e dell'innovazione in sanità)
segretariato.generale@sanita.it (Lorenzin)
g.apuzzo@sanita.it
roberta.pinotti.senato@gmail.com
segr.dgfdm@sanita.it (Marcella Marletta)

~~~ Copia il testo della mail che segue ed invialo ~~~

OGGETTO: #noicimettiamoLafacciaeilCuore

Buongiorno,
scriviamo questa mail perché vogliamo urlare contro l'indifferenza che ruota attorno alla cannabis terapeutica e ad i suoi impieghi.
Scriviamo perché intorno a noi ci sono milioni di persone che vivono nel dolore e nella sofferenza una vita che spesso non può essere definita tale, perché la malattia ti trasforma fino a toglierti tutto.
Scriviamo perché non ne possiamo più di sentirci impotenti e perché tutto questo non può continuare ad essere ignorato.
Ci uniamo al grido di chi soffre e ha bisogno di un'arma in più in questa battaglia.
Chiediamo che il Governo investa nella ricerca clinica sulla cannabis terapeutica per tutte le patologie potenzialmente trattabili.
Chiediamo che medici e farmacisti vengano adeguatamente formati e siano pronti a prescrivere e curare con la cannabis terapeutica.
Chiediamo che venga fornita corretta informazione alle persone malate e non, sulle opportunità di cura.
Chiediamo accessibilità alle cure per tutti i malati indipendentemente dalla regione di appartenenza.
Chiediamo una risposta.
Abbiamo bisogno di concretezza nell'immediato perché chi è malato non ha tempo di aspettare e la salute è un diritto di ogni cittadino.

Gli Italiani.



Le illustrazioni dell'iniziativa #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA sono a cura di Mirko Oni Figoli, marito di Valentina: ultimamente mi sto occupando della parte grafica di una pagina Facebook dedicata al sostegno della Cannabis terapeutica, se ne volete sapere di più su questa nobile causa seguite il link https://www.facebook.com/groups/1028112503991191/?fref=ts

Il seguente post è a cura di Elisabetta Biavati e di Valentina Zuppardo:

Nell'ultimo periodo stiamo assistendo ad un enorme interesse a livello mondiale dei trattamenti con la Cannabis Terapeutica, in Italia può essere prescritta da qualsiasi medico per patologie quali:
- DOLORE (neuropatico ed oncologico),

- SPASTICITA' DA SCLEROSI MULTIPLA,

- NAUSEA e VOMITO DA CHEMIOTERAPIA,

- STIMOLAZIONE DELL'APPETITO IN PAZIENTI ONCOLOGICI,

- SINDROME DI TOURETTE,

- GLAUCOME FARMACO RESTISTENTE.



Questo fitocomplesso contiene più di 150 cannabinoidi, molecole attive dal punto di vista medico/farmacologico e dalle molteplici capacità terapeutiche, tra queste i più conosciuti sono sicuramente il THC e il CBD.

A causa del proibizionismo, la diffusione della cannabis come rimedio farmacologico diminuì decisamente nel giro degli ultimi 60, 70 anni. Tuttavia la pianta torna oggi ad essere usata nel trattamento di tante patologie, come ad esempio per ridurre gli effetti collaterali dovuti alla chemioterapie, o per trattare il dolore soprattutto nelle forme croniche e la spasticità muscolare.

È stato studiato il suo utilizzo per numerose altre applicazioni mediche, ma non vi sono dati sufficienti per conclusioni sulla sua totale efficacia. Sono inoltre in corso alcuni studi sugli effetti antitumorali del THC.



Questa campagna nasce per sensibilizzare l'opinione pubblica su questa terapia e sulle difficoltà di noi pazienti nell'accedere ad essa, sia a livello economico sia a livello di ricerca di medici e centri specializzati in questa specifica terapia e sulla necessità. E' tempo che si cominici a fare una seria ricerca clinica anche in Italia.


Alcune delle nostre richieste sono: * Estendere l'accesso gratuito a tutte le regioni * Corsi di formazione per medici di base * Regolarizzare le posizioni dei malati che hanno la patente e vengono trattati alla stregua di drogati con patenti speciali * Vaporizzatori come ausili medici, quindi o forniti dallo stato o con la possibilità di scaricarli come tali. * Qualora venisse prevista l'erogazione gratuita, che la cannabis terapeutica venga fornita non solo nelle farmacie ospedaliere ma anche in quelle private (come avviene ora in Emilia Romagna) * Possibilità di accedere a dei fondi per attivare le ricerche cliniche per cannabis terapeutica * Campagne di sensibilizzazione sull'argomento ricerca clinica anche a livello antitumorale e antiepilettico * Farsi carico di fornire informazioni adeguate ai pazienti con pagine apposite del ministero della salute * Aumentare le patologie per cui è possibile prescrivere in erogazione gratuita la cannabis terapeutica * Possibilità di organizzare filiere italiane di produzione di resine e concentrati controllati e certificati. * Istituire un "ente" che controlli le farmacie e le standardizzi in modo che ogni farmacia dia un prodotto analogo (soprattutto oli e resine) * Possibilità di avere licenze ad aziende private e certificate, sul modello canadese, che coltivino strain appositi soprattutto per patologie particolari come epilessia, tumori etc etc
Di seguito anche le spiegazioni di come fare ad aderire alla nostra campagna di sensibilizzazione spiegate dal Dottor C in persona!!! Non dimenticatevi l'hashtag #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA
Campagna di sensibilizzazione promossa da DOLORE E CANNABIS TERAPEUTICA & CANNABIS SHE CAN a favore degli usi terapeutici della cannabis, perché possa essere vista per quella che è, una CHANCE TERAPEUTICA FONDAMENTALE per tanti malati.

Volete sostenere questa campagna?

1. Scaricate e stampate il cartello con l'hashtag #IOSOSTENGOLACANNABISTERAPEUTICA presente nelle foto e nei file del gruppo.

2. Scattatevi una foto con l'hashtag e caricatela sul gruppo riportando nel post l'hashtag #IoSostengoLaCannabisTerapeutica 

3. Invitate i vostri amici a fare lo stesso ed invadiamo INSIEME i social!




Tutti posso sostenere questa campagna, malati e non.

Dottor C ha bisogno di NOI!

Regole del gruppo:
Il gruppo è pubblico ma tutti i post saranno soggetti ad approvazione da parte degli amministratori. I post e le foto non attinenti alla campagna verranno eliminate. All'interno del gruppo saranno pubblicate notizie relative alla campagna e ad eventi divulgativi ed iniziative sul tema cannabis terapeutica.

venerdì 10 febbraio 2017

Michele: "Non posso passare il tempo a cercare di sopravvivere"

LA LETTERA DI MICHELE, SUICIDA A 30 ANNI CHE TUTTI DOVREMMO LEGGERE: DA QUI BISOGNA TROVARE LA FORZA DI NON MOLLARE

La denuncia dei genitori: "Nostro figlio ucciso dal precariato".

Con la seguente lettera, un trentenne friulano ha detto addio alla vita. Si è ucciso, stanco del precariato professionale, e accusa chi ha tradito la sua generazione lasciandola senza prospettive.
La lettera viene pubblicata per volontà dei genitori, perché questa denuncia non cada nel vuoto: «Di Michele - dice la madre - ricorderemo il suo gesto di ribellione estrema e il suo grido, simile ad altri che migliaia di altri giovani probabilmente pensano ogni giorno di fronte ad una realtà che distrugge i sogni».


"Ho vissuto (male) per trent’anni, qualcuno dirà che è troppo poco. Quel qualcuno non è in grado di stabilire quali sono i limiti di sopportazione, perché sono soggettivi, non oggettivi.

Ho cercato di essere una brava persona, ho commessi molti errori, ho fatto molti tentativi, ho cercato di darmi un senso e uno scopo usando le mie risorse, di fare del malessere un’arte.
Ma le domande non finiscono mai, e io di sentirne sono stufo. E sono stufo anche di pormene. Sono stufo di fare sforzi senza ottenere risultati, stufo di critiche, stufo di colloqui di lavoro come grafico inutili, stufo di sprecare sentimenti e desideri per l’altro genere (che evidentemente non ha bisogno di me), stufo di invidiare, stufo di chiedermi cosa si prova a vincere, di dover giustificare la mia esistenza senza averla determinata, stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie, stufo di fare buon viso a pessima sorte, di fingere interesse, di illudermi, di essere preso in giro, di essere messo da parte e di sentirmi dire che la sensibilità è una grande qualità.

Tutte balle. Se la sensibilità fosse davvero una grande qualità, sarebbe oggetto di ricerca. Non lo è mai stata e mai lo sarà, perché questa è la realtà sbagliata, è una dimensione dove conta la praticità che non premia i talenti, le alternative, sbeffeggia le ambizioni, insulta i sogni e qualunque cosa non si possa inquadrare nella cosiddetta normalità. Non la posso riconoscere come mia.

Da questa realtà non si può pretendere niente. Non si può pretendere un lavoro, non si può pretendere di essere amati, non si possono pretendere riconoscimenti, non si può pretendere di pretendere la sicurezza, non si può pretendere un ambiente stabile.

A quest’ultimo proposito, le cose per voi si metteranno talmente male che tra un po’ non potrete pretendere nemmeno cibo, elettricità o acqua corrente, ma ovviamente non è più un mio problema. Il futuro sarà un disastro a cui non voglio assistere, e nemmeno partecipare. Buona fortuna a chi se la sente di affrontarlo.

Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato, e nessuno mi può costringere a continuare a farne parte. È un incubo di problemi, privo di identità, privo di garanzie, privo di punti di riferimento, e privo ormai anche di prospettive.
Non ci sono le condizioni per impormi, e io non ho i poteri o i mezzi per crearle. Non sono rappresentato da niente di ciò che vedo e non gli attribuisco nessun senso: io non c’entro nulla con tutto questo.

Non posso passare la vita a combattere solo per sopravvivere, per avere lo spazio che sarebbe dovuto, o quello che spetta di diritto, cercando di cavare il meglio dal peggio che si sia mai visto per avere il minimo possibile. Io non me ne faccio niente del minimo, volevo il massimo, ma il massimo non è a mia disposizione.

Di no come risposta non si vive, di no si muore, e non c’è mai stato posto qui per ciò che volevo, quindi in realtà, non sono mai esistito. Io non ho tradito, io mi sento tradito, da un’epoca che si permette di accantonarmi, invece di accogliermi come sarebbe suo dovere fare.

Lo stato generale delle cose per me è inaccettabile, non intendo più farmene carico e penso che sia giusto che ogni tanto qualcuno ricordi a tutti che siamo liberi, che esiste l’alternativa al soffrire: smettere. Se vivere non può essere un piacere, allora non può nemmeno diventare un obbligo, e io l’ho dimostrato. Mi rendo conto di fare del male e di darvi un enorme dolore, ma la mia rabbia ormai è tale che se non faccio questo, finirà ancora peggio, e di altro odio non c’è davvero bisogno.

Sono entrato in questo mondo da persona libera, e da persona libera ne sono uscito, perché non mi piaceva nemmeno un po’. Basta con le ipocrisie.
Non mi faccio ricattare dal fatto che è l’unico possibile, io modello unico non funziona. Siete voi che fate i conti con me, non io con voi. Io sono un anticonformista, da sempre, e ho il diritto di dire ciò che penso, di fare la mia scelta, a qualsiasi costo. Non esiste niente che non si possa separare, la morte è solo lo strumento. Il libero arbitrio obbedisce all’individuo, non ai comodi degli altri.

Io lo so che questa cosa vi sembra una follia, ma non lo è. È solo delusione. Mi è passata la voglia: non qui e non ora. Non posso imporre la mia essenza, ma la mia assenza si, e il nulla assoluto è sempre meglio di un tutto dove non puoi essere felice facendo il tuo destino.

Perdonatemi, mamma e papà, se potete, ma ora sono di nuovo a casa. Sto bene.
Dentro di me non c’era caos. Dentro di me c’era ordine. Questa generazione si vendica di un furto, il furto della felicità.
Chiedo scusa a tutti i miei amici. Non odiatemi. Grazie per i bei momenti insieme, siete tutti migliori di me. Questo non è un insulto alle mie origini, ma un’accusa di alto tradimento.

P.S. Complimenti al ministro Poletti. Lui sì che ci valorizza a noi stronzi.
Ho resistito finché ho potuto."

Il commento seguente è di Enrico Galiano, uno stimato professore
di Pordenone (classe 77), insegnante di Lettere nella scuola media, scrittore, videomaker:

Volevo solo dirvi questo.

A voi, che avete quindici anni, o venti, e avete letto la lettera del ragazzo che si è tolto la vita.
Capire le ragioni per cui l'ha fatto, quelle vere, è impossibile.
Se lui è arrivato a tanto significa che la sua soglia di sopportazione era giunta al limite.
Il suo gesto chiede solo silenzio e rispetto.

Ma quelle parole, quelle parole no. Quelle parole non chiedono silenzio, ma una risposta.

Tutte, ma soprattutto queste: “Non è assolutamente questo il mondo che mi doveva essere consegnato”.

Voi, voi che siete qui, che siete vivi, ecco, non credete a quelle parole.
Non credete che ci sia qualcosa che vi è dovuto.
Purtroppo o per fortuna, nel mondo in cui siete capitati, le cose bisogna andare a prendersele, nessuno ti regala niente. Bisogna rischiare, mettersi in gioco, ritrovarsi la faccia nel fango così tante volte da dimenticarsi il colore della propria pelle.

Per i giovani poi, è tutto abbastanza uno schifo, lo so.
Ma non credete che qualcuno vi stia rubando il futuro. Non è così che funziona. Il futuro è qualcosa che ti rubano, sì, ma solo se tu li lasci fare.

Non credete che il dolore che provate sia una truffa, una promessa non mantenuta. La vita è anche dolore, è anche privazione, noia, fame, fallimento. Anzi, vi svelo un segreto: per la maggior parte delle volte è questa roba qui.
È noia e dolore come è estasi e gioia, vittoria ed esaltazione. Fa tutto parte del gioco, nessuna truffa.

Anzi, lasciatevelo dire: certi dolori sono una benedizione. Ti riallineano le percezioni, ti fanno capire di chi ti puoi fidare, e ti fanno vedere anche chi sei tu, chi sei tu per davvero.

Per cui a lui che non ce l'ha fatta, a chi gli voleva bene, un grande abbraccio. Ma a quelle parole c'è solo una cosa da dire, ed è: no.