venerdì 22 aprile 2011

MAROCCHINATE

La guerra è già di per sé una realtà barbara, ma se a questa aggiungiamo i crimini compiuti da quei singoli che vi hanno partecipato in maniera spregevole, allora non esiste termine per definire ciò che diventa. Non è più guerra. Non è più "semplice" barbarie. E' peggiore!
Tra uccisioni, saccheggi e devastazioni troppo spesso c'è anche un altro elemento a insudiciare ulteriormente un'azione bellica, e questo è lo stupro.
Purtroppo sembra essere sempre la prima "risorsa" a cui ricorrono certi uomini in qualsiasi caso: dall'intimità familiare alla relazione sentimentale terminata, dallo sfregio alla cattiveria pura, dall'egoismo alla prepotenza, dal senso di predominio alla vigliaccheria, dal desiderio di umiliare a quello di possedere... E la faccenda si fa ancora più drammatica quando, in casi di guerra, queste aberrazioni si perpetuano in massa. I casi più eclatanti che la mia memoria ricorda sono quelli della guerra in Kosovo e le "marocchinate" in Italia durante la seconda guerra mondiale.
 Ma sono atti, questi, che non fanno parte soltanto delle guerre passate poiché ancora oggi, nel 2011, accadono senza ritegno né pietà (eh sì che più avanti si va e più si spera che l'essere umano sia diventato sempre più civile, meno cavernicolo!).

La malvagità non ha tempo né luogo. Molte guerre sono ancora in corso in vari paesi del mondo, e pure se le notizie arrivano sporadiche, si sa che "è la prassi" umiliare e oltraggiare il corpo femminile.
Anche durante le attuali insurrezioni popolari nel medio oriente sono stati segnalati casi di violenze sessuali, ovviamente ai danni delle donne che hanno osato ribellarsi al regime divenendo parte attiva della nuova ondata collettiva che le vede coinvolte nella conquista dell'emancipazione e della democrazia.

Parlando dell'Italia e delle "marocchinate" (termine usato per indicare lo stupro di massa attuato dai goumiers francesi ai danni di molte persone di ambo i sessi e di tutte le età dopo la battaglia di Monte Cassino), non mi meravigliano dei pregiudizi con cui gli italiani ancor oggi guardano in particolar modo ai turchi, ai marocchini, agli algerini... insomma, a tutti gli uomini del mondo mediorientale, facendo dell'erba tutta un fascio (cioè non distinguendo più la nazionalità delle persone che li avevano colpiti così duramente).

Ma cosa spinge i soldati (regolari e non) a compiere violenze sessuali?
Perché accanirsi ulteriormente sulla popolazione che già subisce le brutture della guerra?
Quanto c'entra il machismo in questo contesto?
Può essere definità pura crudeltà e basta?

Per quanto riguarda il Kosovo, sembra proprio che sia stata premeditata la violenza sessuale sulle donne, con lo scopo di annientare la dignità di un popolo e d'infierire maggiormente, ingravidandole... (Me lo ricordo ancora oggi di quando la chiesa "consigliava" loro di non abortire... Ma come si può chiedere questo?) Il discorso in questa circostanza è estremamente complicato e soltanto con le vive testimonianze se ne può venire a capo senza congetture. E ricordo pure di come le prime testimonianze che ci arrivarono furono messe subito a tacere e non se ne parlò mai più. E purtroppo mi risulta che le donne del Kosovo non sono mai state supportate da nessuno, né dagli psicologi né dai loro congiunti.
Ma situazione Kosovo a parte (si fa per dire!), probabilmente la verità è che l'uomo quando è in branco si trasforma in qualcosa che non può neanche essere definito bestia (si offenderebbe la categoria animale!), e non voglio neanche chiedermi se sia il retaggio culturale a farla da padrone sulle loro menti (pensanti? boh?!). Una cosa è certa: è accaduto in passato e continua ad accadere.

Tornando alle marocchinate, queste sono conosciute dalle nostre nonne, madri, zie che l'hanno subite durante la seconda guerra mondiale. Ovviamente alle giovani questa è una realtà sconosciuta, ma per non farla finire nel dimenticatoio trovo sia giusto riesumarla. Ho appena visto due filmati storici trasmessi tempo fa alla RAI e dai quali estrapolerò le interviste che testimoniano lo sconvolgimento di quei giorni, ma prima, un piccolo escursus:

I goumiers erano truppe coloniali irregolari francesi appartenenti ai Goums Marocains, un reparto delle dimensioni approssimative di una divisione ma meno rigidamente organizzato, che costituiva il CEF (corps expeditionnaire français) insieme a quattro altre divisioni: la seconda divisione marocchina di fanteria, la terza divisione algerina di fanteria, la quarta divisione di montagna marocchina e la prima divisione della Francia libera. I Goums erano al comando del generale francese Augustin Guillaume.
Il sindaco di Esperia (comune in provincia di Frosinone) affermò che nella sua città 700 donne su un totale di 2.500 abitanti furono stuprate, e alcune di esse in seguito a ciò morirono. Con l'avanzare degli alleati lungo la penisola, eventi di questo tipo si verificarono altrove: nel Lazio settentrionale e nella Toscana meridionale i goumier stuprarono e a volte, uccisero donne e giovani dopo la ritirata delle truppe naziste, compresi membri della resistenza italiana.
Lo scrittore Norman Lewis, (all'epoca ufficiale britannico sul fronte di Monte Cassino) narrò gli eventi:
«Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate.... A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non c'erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi..I marocchini di solito aggrediscono le donne in due -uno ha un rapporto normale, mentre l'altro la sodomizza. » (nel libro Napoli '44)

Diverse città laziali furono investite dalla foga dei goumiers (truppe marocchine). Si segnalano le cittadine di Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, Morolo e Sgurgola in cui numerose ragazze e bambine furono ripetutamernte violentate talvolta anche alla presenza dei genitori.
In una testimonianza raccolta dal professor Bruno D'Epiro si racconta che il parroco di Esperia cercò invano di salvare tre donne dalle violenze dei soldati: fu legato e sodomizzato tutta la notte e morì in seguito a queste violenze.
Il fenomeno "marocchinate" sarebbe iniziato già dal luglio 1943 in Sicilia, propagandosi poi in tutta la penisola e si sarebbe arrestato solo nell'ottobre 1944, quando i CEF furono trasferiti in Provenza. In Sicilia, i groumiers avrebbero avuto scontri molto accesi con la popolazione per questo motivo: si parla del ritrovamento di alcuni soldati uccisi con i genitali tagliati.
trascrizione documentario (da Mattatoio Cassino, di Erwin Flores e Vanessa Roghi) 1944
"15 marzo. Ad un mese di distanza dal bombardamento dell'Abbazia di Cassino tutto sembra finalmente pronto all'attacco decisivo alle difese tedesche.
Alle 8.30 del mattino, gli aerei alleati iniziano a bombardare la città di Cassino. L'azione dura fino a mezzogiorno: 514 bombardieri sganciano 1500 tonnellate di bombe sulla città, contemporaneamente, più di 500 aerei tra caccia e bombardieri attaccano obiettivi nelle immediate vicinanze. Gli alleati non incontrano praticamente resistenza da parte dell'aviazione e della contraerea tedesca. Dopo l'abbazia, anche la città di Cassino viene praticamente rasa al suolo. S'incrina così un'altro mito della guerra giusta, quello dell'alleato sempre amico e solo liberatore.
Sono i giorni degli stupri di massa. La violenza delle truppe di colore del CEF (il corpo di spedizione francese) travolge tutto e tutti. Il paese maggiormente colpito è Esperia. 2500 abitanti.
Il 17 maggio subisce l'attacco frontale della fanteria algerina e marocchina. I tedeschi cominciano a ritirarsi a nord lasciando libera la strada per Roma. La popolazione resta in balia della furia incontrollata dei goum. Il sindaco del paese Giovanni Moretti, in un convegno a Cassino il 12 novembre 1946 leggerà in un suo intervento: "si contano 700 donne violentate cioè la quasi totalità delle donne, tutte ammalate e non vi dico di quale male. molte morte altre moribonde"

Daria Frezza (storica): "Gli stupri di massa che vengono commessi sono imputati a questi marocchini. Stupri, ma non soltanto gli stupri, poi ci sono i saccheggi delle poche cose che queste persone avevano, che erano riuscite a mantenere, a non disperdere. Saccheggi, ma non soltanto, a volte anche uccisioni. Uccisioni di parenti o di chi eventualmente si ribellava di fronte a questi stupri."
 (ecco, questo è solo uno stralcio della sua intervista ma dalle sue parole posso soltanto notare quanto siano distaccate e quanto non rendano l'idea della drammatica realtà che a tutt'oggi non ha abbandonato i ricordi di chi è sopravvissuto)

Testimonianze
Antonina: "Come le formiche, i marocchini erano come le formiche. (...) Quando sono arrivati i marocchini, stavo facendo la sfoglia, e dicevano che stavano arrivando gli alleati e invece erano venuti i cani. (...) I marocchini m'hanno ammazzata... mi hanno portata via, mi hanno violentata, mi hanno ferita, mi hanno sgraffiata in faccia, dappertutto. I capelli me li hanno strappati perché mi portavano in giro trascinandomi per i capelli, e le vesti me le tolsero tutte. Ero come a Gesu Cristo quando l'avevano flagellato m'avevano ridotto in quella maniera a me".

Chadi Mohamed (corpo di spedizione francese - 81° goum marocchino) : "La montagna era piena di corpi, c'erano tanti morti da tutte e due le parti".

Ben toumi Mohamed (corpo di spedizione francese III divisione fanteria algerina): "Eravamo in prima linea e i tedeschi erano di fronte a noi. Volevamo trasportare i nostri morti in un lenzuolo, sulle spalle, ma non potevamo".

Silvio Palombo (abitante di Esperia Fr): "Portavano delle tuniche, così, di tutti i colori. portavano dei capelli lunghi, sporchi, in un modo che non sembravano nemmeno truppe, sembravano gente raccattata. (...) Noi stavamo aspettando gli americani, la cioccolata... (...) Quelle grida che ho sentito io quella notte, erano un'inferno, un inferno dantesco. Sembravano quelle belve che sbranavano gli animali... quella notte fu terribile".

Nunzia: "Quando è successa la disgrazia, ci stava anche un mio cugino e altra gente e gli stavano sparando perché non volevano che ci facevano quello che ci hanno fatto. Io avevo 11 anni. C'era pure mia madre e gli diceva quello che volete fare a mia figlia e alle mie nipoti fatelo a me...

Angelo De Santis (abitante di Castro dei Volsci Fr): "Io ebbi una sorella stuprata e percossa, un fratello ammazzato... e scappavamo da tutte le parti perché poi erano armati e resistergli era pericoloso" (...)

Amalia Colozzi (abitante di esperia (Fr): "Qui (sulla fronte) portavano un panno fatto a torciglione, l'anello al naso, gli orecchini alle orecchie. Quando poi la mattina siamo arrivati là, subito, appena arrivati presero mia sorella che era piccola" (...)

Annita Porcaro (abitante di Esperia, Fr): "Sulla montagna, un povero padre, per difendere la figlia lo ammazzarono"

Ida di Cuffia (abitante di Esperia, Fr): "Erano due, uno è entrato dentro e l'altro aspettava fuori Mio padre quando ha visto quello che volevano fare è intervenuto ma loro lo hanno ucciso".

Giovanna: "Dicevano sono arrivati gli americani, gli americani... tutti con i fazzoletto... e invece erano arrivati i diavoli". (...) Mi ricordo che mi sono attaccata a mia madre, e allora a lei le hanno dato una scarpata in fronte e a momenti l'ammazzavano, e a me mi hanno trascinata via. (...) Botte pure perché io non ci volevo andare... le botte che m'hanno dato... forse ero più morta che viva. Non lo so come ne sono uscita. (...) C'avevo 11 anni e mezzo, pensavo di morire. Mi dicevo: ora m'ammazzano, ma no... se m'ammazzavano forse era meglio. (...) Io stavo aspettando il colpo mio. Ero ragazzina ma stavo aspettando proprio il colpo mio. Credevamo che c'avrebbero ammazzati tutti quella sera.

dal romanzo La Ciociara, di Alberto Moravia (1957)
Rosetta non era svenuta, e tutto quello che era successo lei lo aveva veduto con i suoi occhi e sentito con i suoi sensi. (...) Lei mi guardava con occhi spalancati, senza dir parola né muoversi, uno sguardo che non le avevo mai visto, come un animale che sia stato preso in trappola e non può muoversi e aspetta che il cacciatore gli dia l'ultimo colpo.

Alberto Moravia ha documentato le marocchinate, le donne italiane ne hanno potuto parlare e sono state supportate anche dai loro uomini (i sopravvissuti), ma per le donne del Kosovo non è stato così. A questo proposito vi popongo un'altro articolo
http://www.balcanicaucaso.org/Temi/Diritti-umani/Le-donne-del-Kosovo-vittime-di-una-vergogna-immeritata
e vi lascio riflettere con una considerazione che mi esce urlando dall'intimo del mio animo femminile: Nonostante tutto ciò che hanno subito e che continuano a subire, le Donne impavide di tutto il mondo non smetteranno di mai lottare per i loro diritti (che si sappia!).



7 commenti:

  1. E' impossibile credere che l'umanità sia composta da esseri capaci di tali orribili azioni. Spero che Dio interrompa il suo sonno millenario e che incominci a fare giustizia. Se vuole può incominciare da me, ma che incominci !!!

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    1. O ci cade un grosso meteorite a cancellare questa "umanità" che oltre a danneggiare se stessa (e soprattutto gli altri) danneggia anche anche madre terra che li ospita, oppure (anima e coraggio) ci prendiamo le nostre responsabilità di contrastare attivamente queste barbarie che sembrano aver preso il volo ai giorni nostri, da un capo all'altro del mondo. Direi che mi piace di più la seconda che ho detto. Anzi, ti dirò di più, ormai la primavera femminile/femminista è cominciata (e probabilmente grazie anche all'evento globale One Billion Rising)

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  2. La ciociara non è solo un piccolo , o se vogliamo isolato, occasionale fatto successo in un conflitto dove la tragedia si evolveva già sull'ordine di non fare prigionieri, ma punto di riferimento a ciò che successe a tantissime donne, adolescenti, bambini/e, anziani, il dramma di una regione che passò inavvertito nell'indifferenza più assoluta dei liberatori e alleati. Questi animali al seguito dell'esercito francese per raggiungere lo scopo d'attraversare la linea di confine posta dall'esercito tedesco, ebbero offerte in olocausto dai loro camandanti prede innocenti onde rinvigorire i loro corpi molli e senza voglia di combattere. Sudici sudati e malandati si gettarono su quella popolazione con fare improvviso, come i loro leoni fanno con le gazzelle, i cuccioli, gli animali grandi. Risalirono piccoli paesi dove la gente pensava di essere al riparo,e tranquilla, osservandoli a distanza pensarono fossero i famosi liberatori di cui erano in attesa ma si trovarono afferrati, spogliati stuprati due per ognuna e più di una volta, bambine morte e bimbi e vecchi sodomizzati sotto gli occhi indifferenti e cinici dei loro ufficiali, mentre gli aerei bombardavano dall'alto case capanne e rifugi. Così i famosi eroi passarono la linea Gustav. Fu messo il sigillo di stato, fu proibito ed è proibito tuttora il revisionismo.

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    1. Concordo con quanto hai espresso nel tuo commento, e concordo in particolar modo con la tua ultima frase "fu proibito ed è proibito tuttora il revisionismo".
      Parlando con una insegnante qualche mese fa (quindi il fatto è recente!) accennai a queste "marocchinate" e lei, dall'alto della sua cattedra, mi rispose che non ne aveva mai sentito parlare (?!?). Quando ho ribattuto (...) si è "semplicemente" adirata ed ha mollato la conversazione (sempre dall'alto della sua cattedra) "insegno da tanti anni e queste cose non le ho mai lette nei libri di storia" (pure! - ho pensato tra me - insegna da tanti anni quindi come minimo ne avrà sentito parlare... ma... lei è insegnante... mica ne vuoi sapere più di lei eh?!). Ovviamente ho accolto con molto piacere il suo abbandono alla conversazione: sarebbe stata solo una perdita di tempo. Solo che... è un'insegnante! e parlavamo attraverso un gruppo di lettori su un social network (oh mammamia!).
      Tutto questo è accaduto eccome! E purtroppo continua ad accadere in ogni luogo di conflitto. (e direi che questo ormai è di dominio pubblico... credo... almeno credo che lo sia. non voglio credere che siamo in pochi a saperlo e tanti altri si tappano occhi e orecchie per non vedere e sentire!)

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  3. Solo ora,a distanza di tanti anni mia madre,novantenne mi racconta,piangendo, di una mia zia oltraggiata dai goumiers.Capisco così i suoi lunghi silenzi,gli scatti d'ira,i cambiamenti d'umore,gli improperi nei confronti di tutti.La morte se l'è portata via a 60 anni ma penso solo ora che avrebbe desiderato la morte e non il ricordo del suo corpo violato da bestie.Io sono furiosa con la Storia e con gli uomini che l'hanno fatta.La vergogna per essere state oggetto di piacere tante donne l'avranno portata dentro.per tutta la vita.Povere vittime della brutalità umana.

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    1. Si, questi fatti fanno provare davvero tanta rabbia nei confronti di chi li commette, e in special modo se si è donne perché si comprende fino in fondo (...)
      Non ci sono scusanti che tengano (tipo "la guerra è guerra"), anzi, ancora mi chiedo come sia possibile che un essere umano riesca a procurare tanta sofferenza e dolore ad un suo pari (questa riflessione all'indomani del giorno della memoria) e non me ne posso fare una ragione (impossibile!).
      Ancora una volta è l'indifferenza che nega queste barbarie. Delitti contro l'umanità che persistono a tutt'oggi, sia durante le guerre, sia durante le catastrofi naturali, sia nelle società dove tutto "fila liscio"...
      Il marcio pensare alla donna oggetto di piacere "usa e getta" è ovunque, certo non più come prima, ma è un modo di pensare duro a morire. Credo dovremmo fare di più per aiutare a cambiarlo. Basta tacere! tanto per cominciare.

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  4. "LE VIOLENZE DEI GOUMIERS"
    ovvero le marocchinate, una pagina buia della nostra storia

    Rome, Italia - 29 giu 2015 — Sabato 4 luglio alle ore 15, nell'ambito della seconda giornata di formazione del Centro Antiviolenza Marie Anne Erize, e nell'omonima Biblioteca recentemente inaugurata, si terrà la presentazione del libro "Le violenze dei goumiers" di Antonio Riccio, docente di antropologia presso l'università S. Tommaso d'Aquino di Roma.

    Si parlerà delle cosiddette "marocchinate", ovvero delle donne ciociare che durante l'avanzata alleata del maggio 1944, furono brutalizzate, violentate e a volte uccise dalle truppe marocchine.
    Si tratta di una pagina di storia pressochè sconosciuta alla quale il Centro ha deciso di dare voce.

    Cosa resta della memoria traumatica della seconda guerra mondiale nei monti Aurunci settant’anni dopo?

    Il libro ripropone le voci e le testimonianze dei sopravvissuti ed anticipa temi e problemi di una nuova memoria.
    L’interpretazione delle violenze dei Goumiers, le truppe marocchine facenti parte dell’Esercito francese, è a tutt’oggi opaca ed oscura. C’è chi la riconduce alla presunta ‘bestialità’ dei violentatori, chi alla connivenza dei vertici militari (la “carta bianca”), chi a ragioni ‘religiose’ e non mancano interpretazioni ‘etniche’ peraltro vaghe ed indeterminate fino a confondersi con un generico razzismo.

    L'incontro è pubblico e sarà interessante potersi confrontare su una pagina storica importante. Il Centro Marie Anne Erize è a Roma, via Amico Aspertini 393

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