Lavoro e precarietà nella sanità: quando il senso della professionalità e dell'umanità viene stravolto dalla "politica dei tagli" che nega la dignità ad assistenti ed assistiti.
Mi ritrovo a scrivere questa lettera aperta, perché ritengo sia molto importante portare all'attenzione di tutti alcuni eventi che si stanno sviluppano intorno alla vita di noi, esseri umani...
Vorrei portare a riflettere l’opinione pubblica, la collettività e la comunità civile sul significato culturale di una società come la nostra, la quale ha impiegato molti anni per raggiungere un'armonia ed una compassione rivolta ad ogni individuo, e soprattutto a chi fa parte di una classe sociale meno elevata, offrendo assistenza medico-sanitaria. Nello specifico, a persone più deboli e indifese non in grado di permettersi un’assistenza medica privata per un periodo di cura legato ad una malattia più o meno grave, o per il periodo naturale legato alla senilità.
Sono una dipendente di una Casa di Riposo per anziani che offre prestazioni sanitarie di vario tipo.
Sono umanamente preoccupata per la sorte degli assistiti.
Sono attualmente in cassa integrazione, fino a quando non si sa…
La scelta per la cassa integrazione è stata fatta in seguito al rifiuto, o all’attesa della rappresentata regionale, nel firmare l’accreditamento dei posti letto per la lunga degenza medica (questa dicitura non esiste più) e per le riconversioni di assistenzialismo o riabilitative di altro tipo, presentati dalla Casa di Cura. L’amministrazione di conseguenza ha deciso di applicare questo provvedimento (o soluzione) atto al mantenimento del nostro posto di lavoro. Ma per quanto ancora?
Se le riconversioni non saranno firmate, per noi dipendenti potrebbero scattare i licenziamenti. E per i nostri assistiti sarà un'incognita il diritto di cura.
Per riorganizzare questi tagli, i nostri pazienti lungodegenti sono stati smistati in altri reparti compatibili sia per la patologia sia per la copertura della lauta retta da pagare. Se alcuni di loro non riescono a coprire la quota-spese vengono aiutati dal comune di residenza, ma in ogni caso è bene ricordare che attualmente le quote disponibili per questi tipi di pazienti sono pochissime ed a volte inefficienti. Le politiche sociali, come ben sapete, non riescono a coprire le molte e frequenti situazioni di assistenza sociale e sanitaria
Per la prima volta, nella nostra attuale storia politica, dovremmo cominciare a riflettere con piena coscienza sulla cosiddetta politica dei tagli…
Far quadrare i conti in bilancio cosa significa? Togliere dalla parte degli indifesi?
Tagliare sull’assistenza e sull’investimento di figure professionali anzitempo formate, cosa significa? Che ora non sono ritenute più importanti nell’accompagnamento della dignità della vita e al decorso della malattia?
Credo che venga dato poco valore alle tante figure professionali sanitarie e para-sanitarie, che come me ogni giorno affiancano il dolore e la sofferenza, la morte e l’impotenza, e che ora hanno perso (o stanno perdendo) un lavoro che svolgono con passione e umanità.
L’opinione pubblica deve sapere cosa sta succedendo, deve essere messa a conoscenza delle responsabilità individuali che ognuno di noi ha ora, in questo momento. Cosa ne è del valore della partecipazione individuale in un Paese democratico come il nostro? Cosa ne è stato del valore di porre l’attenzione sulla dignità del proprio e altrui vivere?
Un'alternativa silenziosa nel frattempo si sta verificando… attendere, attendere la morte di pazienti indifesi, incapaci di farsi ascoltare e spesso lasciati soli…
Credo fermamente, sia come lavoratrice sia come possibile futura paziente geriatria o malata, che questi eventi calpestino i miei diritti di essere umano. Come assistente sanitaria specializzata, ho costruito il mio ruolo anno dopo anno con sacrifici, lotte, riconoscimenti, lavorando onestamente con coscienza. Come cittadina, lavoro quotidianamente su me stessa con consapevolezza, per condurre una vita pregna di valori umanitari e per trasmettere questi valori anche ai miei figli.
Il diritto alla vita, il diritto alla cura, alla dignità, al rispetto, all’assistenza medica, è un diritto unico e dev'essere uguale per tutti.
Ora a pagare il prezzo più alto è ancora ed unicamente la classe sociale medio-bassa, composta da cittadini che hanno lavorato e che lavorano pagando le tasse regolarmente, contribuendo allo sviluppo di una società civile e democratica.
Dove, in futuro i nostri figli o parenti potranno collocarci, se non sarà per noi possibile ricoprire le quote da pagare per farci assistere?
La quota regionale per la lungo degenza medica già non esiste più. E le quote della nostra pensione e dell’età pensionabile, esisteranno?
Si attua una politica d’intervento al soccorso di emergenza, ma è oggi che dobbiamo pensare al nostro futuro. E se non oggi, quando?
Riflettiamo insieme su quanto sta accadendo…
(l'autrice di questa lettera desidera restare anonima)
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