L'origine del fenomeno è da attribuirsi alla miseria e alle continue angherie che il popolo dei contadini doveva continuamente sopportare da parte dei pochi e soliti padroni.
Un buon margine di colpa per la nascita del brigantaggio è da attribuire all'illusione che con l'Unità d'Italia molte cose sarebbero cambiate, invece la vita dei contadini andò sempre più peggiorando, soprattutto a causa della miope e cattiva politica sabauda che trattò il meridione al pari di una colonia conquistata con mire espansionistiche. Infatti i piemontesi non fecero altro che sostituire i Borboni nell'amministrazione del potere, alimentando lo scontento e la delusione che poi sfociarono nella ribellione.
Era la rivolta del pane soffocata nel sangue dall'esercito (questo mi fa andare inevitabilmente alla recente rivolta dei Tunisini. Certamente la storia è diversa, ma non lo sono i motivi che spingono un popolo alla ribellione e alla rivendicazione del diritto di vivere una vita più dignitosa).
Sin dal 1861 gruppi formati da contadini salariati ridotti alla fame, disertori ed evasi dalle carceri si davano al brigantaggio nelle forme primitive fatte di furti, vendette e vandalismi. Poi si organizzarono in bande con un capo che si eleggeva in base alla sua abilità, autorevolezza e capacità di essere spietato. Quindi l'esercito divenne sempre più spietato, al pari degli stesi briganti. I piemontesi dedicarono molte risorse per sconfiggere il fenomeno.
All'inizio del 1870 la violenta repressione a cui tutto il meridione fu sottoposto (dai briganti effettivi a quelli sospettati di esserlo, molti vennero sommariamente imprigionati e condannati), si concluse il periodo del brigantaggio organizzato: una vera e propria guerra civile era terminata, ma rimanevano comunque irrisolti i grandi problemi del meridione che hanno provocato la sua arretratezza nei confronti del resto dell'Italia.
Da viva testimonianza so per certo che il brigantaggio si è protratto fino agli anni '50, e il ricordo di quel trattamento da parte dei piemontesi verso briganti sospetti ed effettivi, ha accompagnato i contadini nel corso degli anni a venire, così da finire con l'avere una visione poco chiara dei motivi reali per cui nacque il brigantaggio.
Quante volte in paese si raccontava che erano andati alla masseria di tizio e caio e avevano rotto le uova, tagliato tutto il formaggio, rotto i fiaschi dell'olio, rovinato i prosciutti... e questo dopo aver mangiato e bevuto! Quello era tutto il lavoro che avevamo fatto noi . I padroni non facevano altro che usare le fattorie come magazzini, ma poteva capitare che se la prendessero pure con chi lavorava per loro perché magari qualcuno diceva che quello o quell'altro aveva fatto la spia... Fortuna che grosso modo ci conoscevamo tutti! Anche quel brigante lo conoscevamo e sapevamo chi era la sua famiglia, ma non abbiamo mai detto niente.
Questo episodio ancora vivo nella memoria di Eva, mi ha reso chiaro quale triste risultato si ottenne con la cattiva valutazione di un fenomeno che quel nuovo potere politico (che beatamente viveva nell'Italia settentrionale) non ha voluto comprendere ma soltanto soffocare.
A distanza di 150 anni, a parte la fine del brigantaggio, la situazione per l'Italia meridionale è rimasta invariata. I ricchi e potenti continuano a vivere al nord e a infischiarsene della povertà che attanaglia il sud. E parlo di povertà generale, quindi non solo finanziaria. L'ignoranza è una piaga che non permette l'evoluzione individuale e sociale.
La condizione culturale è stata volutamente trascurata , ma in particolare lo è stata quella delle donne che hanno dovuto attendere gli anni '80 per comprendere che le lotte partite da Roma in su, volte alla rivendicazione dei diritti delle donne, stavano liberando anche noi dal giogo del servilismo, del sessismo, del ruolo subalterno in famiglia e in società. Ma non partecipando attivamente, i pregiudizi dei paesani rivolti alle "donne libertine" li hanno subiti specialmente le ragazze della nuova generazione che hanno finito per aprire la strada alle altre andando a studiare fuori, andando a vivere per conto loro, lasciando il nucleo familiare da nubili.
L'Unità d'Italia avrebbe dovuto cambiare le condizioni di tutto il Paese, e invece a tutt'oggi la parte nord ancora discrimina la parte sud che non ha avuto le giuste opportunità di evolvere al pari delle altre regioni della Penisola, e quindi, non gli ha permesso di potersi sentire davvero parte integrante della nostra Nazione.
Ora, quando sento la frase "il governo ci ha abbandonato" e quando la sento arrivare proprio dalle isole (Sicilia e Sardegna) e dall'Italia del Sud, non posso fare a meno di dargli un significato diverso da quello che gli davo prima di scrivere queste considerazioni e di aver ascoltato l'esperienza di Eva.
Trovo che l'Unità d'Italia sia ancora in atto, pure se abbiamo appena festeggiato il 150° anniversario.
purtroppo sui libri di storia non ci sono scritte tutte queste verità, preferiscono dirci altre cose.
RispondiEliminaIl Governo, l'Italia, doveva prendere considerazione di quello che stava accadendo e che ancora dilaga tutt'oggi.
In effetti la storia che c'insegnano a scuola è "relativa" e cronologica, e inoltre viene "aggiustata" secondo il punto di vista dello storico che la scrive, quindi non mi meraviglia che il governo (e specialmente alcuni esponenti in particolare) non voglia prendere in considerazione la vera storia (...)
EliminaOgni causa ha il suo effetto, e per risalire agli effetti di oggi è necessario conoscere la causa di ieri.
In questo articolo ho pubblicato una sola testimonianza, ma sono tantissime le altre voci che ho ascoltate, e i racconti sono molto simili.
I libri di storia bisognerebbe riscriverli: dall'inizio alla fine!
Condivido pienamente
EliminaBRIGANTI
RispondiEliminaI Briganti hanno il dovere di essere persone migliori.
Siamo stati un grande popolo, abbiamo una grande storia.
Non c'era alcun bisogno che arrivasse Garibaldi per insegnarci la libertà, sapevamo difenderla per antiche virtù, l'avevamo difesa in cento passaggi della storia. Siamo stati grandi quanto gli altri, qualche volta più degli altri. Siamo stati civili quanto gli altri, qualche volta più degli altri. Il nostro passato non è lontano millenni, come si racconta, ma solo centocinquant'anni. E' necessario che la coltre di bugie che circonda la nostra identità collettiva sia fugata. La consapevolezza del passato ci aprirà gli occhi e ci permetterà di guardare al futuro. (N. Zitara)
E’ vero, la “Questione Meridionale” esiste a causa dell’Unità d’Italia e non malgrado essa, come hanno voluto farci credere per 150 anni.
E’ vero, ci hanno “regalato” le Mafie.
E’ vero, ci hanno ridotto allo stato di una “colonia interna”, dal 1861 sfruttano le nostre risorse, mentre noi alimentiamo la loro economia in uno stato di sudditanza etico-sociale.
E’ vero, è tutto vero.
Ma è vera anche un’altra cosa, tutto questo ha fatto precipitare la nostra coscienza collettiva in una sorta di torpore e fatalità, nel migliore dei casi, di lassismo e connivenza, nel peggiore.
Dobbiamo uscire da questa spirale perversa in cui siamo caduti (per meglio dire, in cui ci hanno spinto!), i Briganti hanno il dovere di essere persone migliori, i Briganti hanno il dovere di rendere “gli altri” persone migliori, attraverso la consapevolezza di ciò che eravamo e la convinzione di ciò che possiamo e che dobbiamo essere, un popolo dignitoso, con i piedi affondati nella nostra Terra e la testa aperta al mondo.
Abbiamo il dovere di essere coerenti con noi stessi e verso gli altri, abbiamo il diritto di pretendere un futuro migliore, abbiamo il dovere di pretendere un futuro migliore. (P)
Debbo convenire che l'argomento trattato è vero, ma la storia la scrivono i vincitori ed i "BRIGANTI" furono, o meglio, sono stati paragonati a comuni delinquenti e non a patrioti che non si davano per vinti e convinti della bontà dell'unità d'Italia.
EliminaSe i Borboni non avessero ritirato le riforme concesse solo un anno prima della spedizione dei mille difficilmente Garibaldi avrebbe trovato un popolo ben disposto al cambiamento ed oggi, forse, le cose per il sud sarebbero state diverse.
Ma a nulla valgono i se ed i ma, la constatazione della realtà è sempre più amara e triste e lascia presupporre solo condizioni più allarmanti e disperate per la gente del sud.
Solo una "rivolta" come quella del 1978 che raccolse solo a Napoli oltre un milione di giovani disperati e che colse i governanti del tempo impreparati e li rese timorosi del loro stesso avvenire, che con insolita solerzia, emanarono la legge 285/1978 per calmeriare la tensione considerata anche la lotta armata che lasciava giornalmente morti e feriti in ogni parte d'Italia, temettero che queste masse potessero arruolarsi nelle file del terrorismo.
Oggi le cose sono evolute in maniera diversa e non temendo per la loro incolumità i nominati al parlamento pensano solo a gestire al meglio i loro interessi perchè la progenie e la parentopoli è comunque sistemata e degli altri che si suicidano, che vivono sotto i ponti o nei luoghi più disparati e che chiedono un tozzo di pane nelle mense non si curano per nulla.
Va comunque anche detto che la maggior parte dei giovani è diseducata a lottare per i propri diritti (...)
Mio padre raccontava storie di briganti che si sono verificati fino agli anni 50 sul territorio di martina franca .
RispondiEliminaIbriganti prendevano di mira i proprietari di masserie che avevano i granai pieni di grano e casolari pieni di formaggio ,più tosto di darlo da mangiare agli operai ,i topi facevano i nidi nelle forme di formaggio.
ho molto da dire su questi latifondisti ,che dopo la sconfitta del brigantaggio da latifondisti sono diventati uomini politici e la storia è iniziata da capo.le mafie del sud sono figlie del brigantaggio e il brigantaggio è figlio dell'arretratezza culturale ed economica che la dinnastia borbonica lasciava che il popolo si affamava ,anche sotto il controllo della chiesa ,perchè dovete sapere che esisteva il vescovo di corte che aiutava la corte a tenere sottomesso il popolo .gcarbotti2007@libero.it
Uno va scuola e studia la storia alla fine della storia non sa niente.
RispondiEliminaQuando andavo a scuola la storia non mi piaceva ,ora da grande la storia mi appassiona perchè incomincio a capire il perche si sono verificati i vari avvenimenti,raccontati nei libri.
Il problema è che i professori non l'hanno capita prima loro ,e non sono stati in grado di farci appassionare allo studio,e poi perchè qualcuno ha voluto di proposito farci rimanere comunque nell'ingnoranza.La storia non è mandare a memoria un insieme di date ,ma capire le cause e gli effetti delle varie vicissitudini.
A mio avviso da vent'anni e più assistiamo ad un analfabetismo di ritorno e una distruzione dei valori morali ,che fanno barcolare nel buio ,soprattutto i più giovani.Il mondo è schiavo del consumismo ,del divertimento sfrenato ,del potere delle banche ,della falsità dei media ,dalla inconsistenza della gerarchia cattolica sempre alleata del potere ,che perde tempo a satificare papi morti ,mentre non si accorge che la società è allo sbando,vittima delle varie caste.gcarbotti2007@libero.it
Quali sono le professioni che secondo il Varata i Piemontesi hanno sottratto ai Siciliani
RispondiEliminapovero me io vivo a Napoli1 D:
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