«Art.
583-bis. – Chiunque, in assenza di esigenze terapeutiche, cagiona una
mutilazione degli organi genitali femminili è punito con la reclusione
da quattro a dodici anni. Ai fini del presente articolo, si intendono
come pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili la
clitoridectomia, l’escissione e l’infibulazione e qualsiasi altra
pratica che cagioni effetti dello stesso tipo.[…] ».
Questo articolo è stato scritto da Rebecca Mais e pubblicato su oubliettemagazine
Mai argomento potrebbe essere più attuale, a pochi giorni dalle manifestazioni tenutesi in ogni parte del mondo contro la violenza sulle donne.
L’infibulazione è un’orribile pratica nata nell’antico Egitto
e diffusasi negli ultimi anni anche in Italia, tanto da contare ben
40.000 vittime (il dato più alto tra gli Stati europei), sul totale dei 500.000 casi in Europa e dei 135 milioni nel mondo.
Un triste primato che ha portato a redigere una
legge (Legge 9 gennaio 2006, n. 7, “Disposizioni concernenti la
prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale
femminile”) con l’intento di contrastare un’usanza probabilmente non
ancora sufficientemente nota.
L’infibulazione consiste nell‘amputazione degli organi genitali femminili effettuata tramite il taglio del clitoride,
delle piccole labbra e della porzione superiore delle grandi labbra; la
parte inferiore di quest’ultima viene poi suturata, per restringere
l’ingresso della vagina.
In certi Stati dell’Africa e in diverse parti dell’Arabia l’”operazione” viene effettuata alle bambine tra i 4 e i 14 anni
e in condizioni igieniche non adeguate, senza anestesia, con lame non
disinfettate ed arrugginite e non è raro che sorgano emorragie che
portano alla morte.
In Italia questa mutilazione è vietata,
per questo motivo viene attuata clandestinamente o più di frequente le
bambine vengono riportate nei loro Paesi d’origine con questo intento.
Una barbarie senza significato, se non quello di rendere la donna
ancora più sottomessa non permettendole perciò di provare piacere dal
rapporto sessuale, privilegio appunto riservato all’uomo.
Alla donna rimangono i dolori atroci provati durante
il ciclo mestruale, durante i rapporti sessuali e la certezza che in
caso di parto dovranno subire un’ulteriore operazione per permettere al
bambino di nascere.
Le donne più fortunate hanno la possibilità, anni dopo, di rimediare alla mutilazione mediante operazioni di chirurgia plastica e di fare in modo che le loro figlie non vengano sottoposte alla medesima tortura.
Ma perché tutto ciò finisca è necessario ed importante parlare dell’infibulazione, diffondere le modalità di esecuzione e l’indignazione che inevitabilmente ne scaturisce.
Come infatti affermava Socrate: “L’ignoranza è l’origine di tutti i mali”.
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