Le donne nella prospettiva internazionale
Nel 2008 l'Onu ha lanciato una campagna mondiale per eliminare la violenza contro le donne che durerà fino al 2015, data che coincide con il termine per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Millennium Development Goals, MDG).
Da decenni ormai esiste la consapevolezza che questo fenomeno è talmente radicato e vasto da richiedere interventi coordinati, a lungo termine e adatti alle problematiche specifiche di ogni paese e di ogni cultura, all'interno di una cornice di riferimento comune che è quella del rispetto dei diritti umani.
Nel 2008 l'Onu ha lanciato una campagna mondiale per eliminare la violenza contro le donne che durerà fino al 2015, data che coincide con il termine per raggiungere gli Obiettivi di sviluppo del millennio (Millennium Development Goals, MDG).
Da decenni ormai esiste la consapevolezza che questo fenomeno è talmente radicato e vasto da richiedere interventi coordinati, a lungo termine e adatti alle problematiche specifiche di ogni paese e di ogni cultura, all'interno di una cornice di riferimento comune che è quella del rispetto dei diritti umani.
È un segnale positivo di come il movimento globale iniziato dalle donne stesse abbia ora supporto ai livelli più alti.
Un fenomeno mondiale
La violenza sulle donne è ancora oggi tacitamente accettata in molte società, nascosta dietro porte e muri di silenzio.
È invece una delle più diffuse e sistematiche violazioni dei diritti umani nel mondo: una donna su tre viene violentata, picchiata, costretta ad avere rapporti sessuali oppure abusata nel corso della sua vita.
Si tratta di un fenomeno mondiale, non è legato al grado di sviluppo di un paese e nemmeno al livello socio-economico delle persone; è stato dimostrato che le donne possono essere vittima di violenza in qualsiasi classe sociale.
Non si limita a danni di tipo fisico, ma si esprime anche in violenza psicologica, morale, sociale e istituzionale quando per esempio non vengono garantiti per legge gli stessi diritti di salute, istruzione e partecipazione sociale.
La violenza domestica è la più comune forma di violenza contro le donne e troppo spesso risulta essere fatale. Una percentuale che va dal 40 al 70% delle donne uccise in Australia, Canada, Israele, Sud Africa e stati Uniti è morta per mano di mariti o fidanzati.
Secondo studi fatti in paesi in via di sviluppo, circa il 13% delle donne subisce violenza fisica da severa a moderata durante la gravidanza.
Quasi il 50% di tutti i tentativi di violenza sessuale nel mondo riguardano ragazze di 15 anni o più giovani.
È sempre più chiaro come la violenza sessuale sia deliberatamente usata come metodo offensivo in guerra. È un crimine, ma continua a restare impunito. Durante il conflitto in Bosnia furono violentate dalle 20.000 alle 50.000 donne, dieci volte di più di quelle violentate durante il genocidio in Rwanda, ma pochi degli autori di questi delitti sono stati puniti.
Nelle situazioni di conflitto rapimenti, incarcerazioni con tortura sessuale, gravidanze forzate e contagi deliberati con l'AIDS sono tra le violazioni dei diritti umani più frequenti.
Si stima che 100-140 milioni di donne hanno subito mutilazioni genitali e ogni anno altri tre milioni di ragazze sono a rischio.
Il traffico di esseri umani tra i paesi è di circa 800.000 persone all'anno, la maggior parte dei quali destinati ad essere schiavizzati nella prostituzione; circa l'80% di questi sono donne, di cui la metà minori.
La mobilitazione internazionale
Questi sono gli accordi e le iniziative più recenti per l'impegno internazionale nella lotta contro al violenza e la discriminazione femminile:
- Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW), 1979
È il più importante strumento internazionale giuridicamente vincolante in materia di diritti delle donne.
La Convenzione indica moltissime misure per eliminare la discriminazione: dal diritto al lavoro ai diritti nel lavoro (art.11); dai diritti relativi alla salute e alla pianificazione familiare (art.12) all'eguaglianza di fronte alla legge (art. 15), nella famiglia e nel matrimonio (art.16), nell'educazione e nell'istruzione (artt. 5 e10), nella partecipazione alla vita politica (artt. 7 e 8), nello sport, nell'accesso al credito (art.13), nella concessione o perdita della nazionalità (art. 9).
Gli stati che ratificano la Convenzione CEDAW si impegnano non solo ad adeguare ad essa la loro legislazione, ma a eliminare ogni discriminazione praticata da "persone, enti e organizzazioni di ogni tipo", nonché a prendere ogni misura adeguata per modificare costumi e pratiche consuetudinarie discriminatorie, oltre le tradizioni culturali e norme religiose.
- Dichiarazione internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, nata nel 1993 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Fornisce la definizione di riferimento di violenza contro le donne:
"...ogni atto di violenza fondata sul genere che abbia come risultato, o che possa probabilmente avere come risultato, un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, che avvenga nella vita pubblica o privata".
Ribadisce che fermare la violenza contro le donne equivale a far rispettare i fondamentali diritti umani.
Dichiara che i governi che ne fanno parte si impegnano formalmente su questo fronte con fondi, progetti e coordinamento con organizzazioni internazionali.
- Dichiarazione di Pechino e suo programma di azione, quarta Conferenza Mondiale sulle Donne (1995)
La Piattaforma di Pechino del 1995 poneva tra gli obiettivi più rilevanti in materia di diritti umani delle donne il raggiungimento entro il 2000 di una ratifica "universale" della Convenzione CEDAW, da parte cioè di tutti gli Stati del mondo. Questo obiettivo purtroppo non è stato raggiunto, e rimane quindi uno dei temi su cui sono impegnate sia le Nazioni Unite che gli stati ed i raggruppamenti più sensibili ai diritti delle donne, come ad esempio l'Unione Europea, e naturalmente la società civile organizzata ed i movimenti delle donne in molte parti del mondo.
Gli obiettivi di sviluppo del millennio e le donne
191 governi hanno sottoscritto nel 2000 un patto globale di impegno per costruire un mondo più prospero ed equo per tutti, la Dichiarazione del Millennio. L'eliminazione della povertà estrema è l'aspetto più ricordato dai media e anche il più contestato nelle accese polemiche per la cancellazione del debito dei paesi poveri, ma gli obiettivi da raggiungere entro il 2015 sono ben otto:
1. Sradicare la povertà estrema e la fame
2. Garantire l'educazione primaria universale
3. Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne
4. Ridurre la mortalità infantile
5. Migliorare la salute materna
6. Combattere l'HIV/AIDS, la malaria ed altre malattie
7. Garantire la sostenibilità ambientale
8. Sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo
La novità è che si stanno raddoppiando gli sforzi per raggiungere l'obiettivo n. 3, ovvero "Promuovere la parità dei sessi e l'autonomia delle donne", perché si è visto che da solo fa da catalizzatore per il miglioramento di tutti gli altri.
L'uguaglianza di genere è quindi un obiettivo irrinunciabile per il miglioramento della condizione di tutta l'umanità. In altre parole, se a tutte le donne venisse data la stessa possibilità degli uomini di essere istruite e in salute, di avere voce e influenza e di godere del diritto di scelta, il beneficio sarebbe dell'umanità intera.
Il motivo è semplice: le donne ricoprono molteplici ruoli e possono quindi influire in tutte le sfere della vita: possono essere madri, studentesse, lavoratrici, essere ai vertici politici o imprenditoriali, lavorare la terra, votare.
È vero anche il contrario, cioè che essendo le donne un gruppo più vulnerabile, soffrono maggiormente nelle situazioni di povertà e difficoltà.
Ecco alcuni esempi concreti in riferimento agli otto obiettivi.
Fame e povertà
Quasi due terzi delle lavoratrici nei paesi in via di sviluppo non sono tutelate oppure non sono pagate; bisognerebbe sostenere il ruolo importantissimo delle donne nella produzione e utilizzazione del cibo attraverso un maggiore accesso al prestito e maggiori possibilità di comprare semi e fertilizzanti, accedere a nozioni e tecnologia per aumentare la produttività. In molti paesi esistono discriminazioni legali sul diritto di proprietà, ci sono ambienti di lavoro con alto rischio di abuso sessuale e mancanza di protezione legale. In molti paesi l'istruzione superiore è ancora inaccessibile, con conseguente riduzione di impiego a livello professionale.
Istruzione
In generale le condizioni di studio per bambine e ragazzine sono peggiori: meno insegnanti, locali più fatiscenti, accesso limitato a librerie e computer rispetto ai maschi. Ci sono globalmente meno insegnati di sesso femminile che maschile, con conseguente mancanza di modelli positivi per le bambine. Garantire loro la stessa qualità di servizio scolastico migliorerebbe in toto il sistema educativo.
Uguaglianza di genere
In un terzo dei paesi in via di sviluppo le donne costituiscono meno del 10% dei membri del parlamento: promuovere i meccanismi che danno voce alle donne in ambito governativo, migliorare la loro istruzione, assicurare loro gli stessi stipendi dei maschi favorirà una maggiore partecipazione politica.
Mortalità infantile
La mortalità infantile è ridotta nelle famiglie più ricche, dove le madri sono istruite e hanno accesso a informazioni e a strutture sanitarie. Dare la priorità alla cura delle gestanti, investire in campagne di prevenzione sanitaria, combattere l'infanticidio delle bambine, garantire assistenza anche alle donne che appartengono a gruppi vulnerabili come le immigrate ridurrebbe di gran lunga l'incidenza della mortalità infantile (obiettivo n. 4).
Mortalità materna
Ogni minuto nel mondo una donna muore di parto, perché manca la pianificazione delle nascite, perché le donne non sono in grado di decidere con il proprio partner il numero di figli e quando farli, perché non si possono permettere di partorire in una clinica o almeno assistite da un'ostetrica. Un terzo di queste morti si potrebbe evitare investendo sulla prevenzione e sull'informazione (obiettivo n. 5).
AIDS
La percentuale delle donne che entra in contatto con il virus dell'AIDS è in crescita nell'ultimo ventennio. Per arginare questa epidemia è necessario agire su più fronti: culturale, legale, sociale e sanitario (solo l'11% dei bambini che nascono da madri portatrici del virus riceve cure adeguate).
Ambiente
La cattiva salute dell'ambiente peggiora la condizione delle donne. Sono loro infatti a usare, fornire e gestire le risorse d'acqua in tutte le zone rurali del mondo: deforestazioni e contaminazioni delle fonti d'acqua le costringono a perdere molto più tempo negli spostamenti. Se avessero diritto a possedere le terre che lavorano, avrebbero accesso a tecnologie e risorse che per il momento sono loro negate e sarebbero più brave a gestire le loro proprietà con approcci sostenibili per l'ambiente. La mancanza di latrine sicure, private e vicine espone le donne a situazioni rischiose per la loro sicurezza e mina la loro dignità.
Partnership e sviluppo
Nel 2006 il 7% dei fondi umanitari sono stati indirizzati a progetti sull'uguaglianza di genere; si è visto che la presenza di donne ai livelli dirigenziali delle organizzazioni internazionali favorisce maggiori investimenti nella causa dell'uguaglianza di genere; le stesse organizzazioni dovrebbero arrivare ad avere regole interne e istituzioni che aumentino il potere d'azione delle donne.
Fonti
"It's a global emergency (but it's happening behind closed doors)", kit informativo dell'associazione United Nations Trust Fund to End Violence against Women, 2009
"Gender equality now", kit informativo di Unifem, 2009
http://www.centrodirittiumani.unipd....asp?stampa=yes
http://www.millenniumcampaign.it/doc...documenti4.php
Nessun commento:
Posta un commento