Un esempio di innovazione tecnologica è il baco da seta, produttore
di un polimero naturale non tossico che troviamo già nell’ecosistema.
Attualmente i polimeri sono prodotti dall’industria petrolchimica, e ciò
ha privato l’agricoltura di milioni di tonnellate di fertilizzante (i
vermi convertono le foglie in nutrimento per la terra). Un’impresa
cinese ha ripreso questo processo naturale e lo ha utilizzato nel
settore manifatturiero per rigenerare e mantenere la fertilità dei
terreni e garantire la sicurezza alimentare (e per una popolazione
mondiale in crescita ciò diventa fondamentale).
Altro esempio: la tela
del ragno. Un gruppo di ricercatori della Oxford University studiando in
che modo il ragno produce e ricicla la sua tela ha progettato, e
produce oggi, conduttori per la rigenerazione di nervi e tessuti ossei,
filamenti per suture mediche, e un materiale utilizzato per sostituire
il titanio in svariati prodotti come rasoi o componenti degli aerei. Ciò
significa meno energia per produrre (pensiamo all’attuale ciclo
produttivo del titanio), meno dipendenza dai combustibili fossili, e
meno aumento dei gas serra. E ovviamente, la rigenerazione dei terreni a
vantaggio dell’agricoltura, e posti di lavoro.
Altro esempio già in
essere. Se isoliamo la CO2 emessa dalla produzione di una centrale
elettrica basata sul carbone possiamo solo ridurre l’inquinamento. Se
però usiamo la capacità di trattenere l’acqua e produrre alghe dalla CO2
emessa dalle centrali idroelettriche esistenti ne trarremo il doppio
vantaggio di eliminare le emissioni e produrre biocarburante. Il novanta
per cento dell’infrastruttura per fare ciò è già pronto e finanziato,
richiede oggigiorno solo una piccola aggiunta in termini di investimento
e un nuovo flusso di capitali per il biocarburante che sarebbe più che
compensativo dei costi se compariamo ciò con l’imissione di CO2 relativa
all’industria del petrolio.
In Brasile con questo approccio sono
riusciti a produrre quattro flussi di denaro:
- Carbon Credits (certificato
negoziabile che rappresenta il diritto di emettere una tonnellata di
biossido di carbonio, ha lo scopo di riequilibrare le emissioni a
livello globale con l’obiettivo di ingenerare nuovi meccanismi di
mercato e guidare i processi industriali e commerciali in una direzione
che generi il piu basso impatto di emissioni possibile);
- utilizzo alimentare della spirulina (un’alga usata fin dall’antichità);
- carburanti prodotti da lipidi e acidi delle alghe;
- utilizzo nell’industria cosmetica.
La gestione della odierna mole di rifiuti prodotta dall’uomo
(specialmente da agricoltura), tramite questo approccio, trova profonda
ispirazione osservando il comportamento della natura e dell’ecosistema.
Come nel caso dello zucchero.
Il contenuto di zucchero nella canna è del
10-15 per cento. Ogni tonnellata di zucchero produce solo il 10-15 per
cento di biomassa. Il resto sono rifiuti conosciuti come “bagasse” (il
residuo della pianta). La bagasse è generalmente incenerita e fornisce
una scarsa risorsa energetica. Mentre i sistemi naturali raramente
utilizzano il fuoco come una risorsa energetica, noi umani utilizziamo
il fuoco per ogni cosa. Per noi “bruciare” sembra spesso il modo
migliore di progredire, ma ignoriamo che esistono opzioni migliori.
La
sola componente della bagasse che realmente fornisce energia è la lignina (sostanza polimerica amorfa formante con la cellulosa le cellule legnose nei vegetali, ndt).
Il resto, cellulosa ed emicellulosa producono emissionii massicce di
CO2 poiché tali sostanze bruciano senza contribuire in maniera proficua
al riscaldamento delle case, ecc.
Per
ripensare in “senso ecologico” all’utilizzo della bagasse bisogna
puntare su imprese che da esse producano carta e cartone. Certo
l’industria della carta arguisce che non è un buon tipo di fibra, ma se
vediamo i nuovi sistemi di produzione capiamo che una tale miopia deriva
da decenni di ricerca e sviluppo, e soprattutto che ciò non solo è
fattibile ma persino conveniente.
Questa fibra tropicale non incide
nella catena produttiva della carta, le cui maggiori scorte derivano da
alberi come pini ed eucalipti, presenti massicciamente in tutto il
mondo.
In ogni caso, un rapido calcolo produce alcune straordinari dati.
Alla velocità di 15-30 tonnellate all’anno per acro la bagasse fornisce
100-200 tonnellate di fibre, contro i 7 anni richiesti agli alberi di
pino per raggiungere la maturità. In
termini di fibre la canna da zucchero vince persino sui migliori alberi
di pino geneticamente modificati. Carta o inquinamento dunque?
Gli
impianti solari poi, sono già una industria emergente e con ottimi
proventi in Spagna. Dal 2050 gli investimenti annuali sugli impianti
solari supereranno i 100 miliardi di dollari creando più di 2 milioni di
posti di lavoro ed evitando l’emissione di 2,1 miliardi di CO2
nell’atmosfera.
Altro
esempio di tecnologia in sviluppo è quella dei vortici. Un vortice può
rimuovere aria, sale e altre impurità utilizzando la sola forza di
gravità. La tecnologia dei vortici permette per esempio, in palazzi di
dieci piani, all’acqua di scorrere nei bagni di appartamenti sottostanti
per essere riutilizzata riducendo notevolmente lo spreco d’acqua.
Dallo
sviluppo di tale tecnologia ne trarrebbe vantaggio anche l’industria
chimica utilizzandola per purificare l’acqua da contaminanti vari.
Altro
esempio ancora. La produzione d’un elettrodomestico come il frigo. Per
creare ghiaccio ha bisogno sia di acqua sia di aria, e prevede un
notevole consumo di energia. Allo stesso modo che per gli impianti
sportivi per il pattinaggio, l’hokey.
Molte famiglie hanno notevoli
costi di energia per mantenere tali elettrodomestici, così come molte
città hanno costi spropositati per gli impianti. Con la tecnologia del
vortice viene eliminata l’aria nella fase di produzione del ghiaccio con
un notevole contributo in termini di risparmio energetico annuale,
riduzione dei costi e delle emissioni di gas serra.
Altro
esempio. Un’iniziativa dell’impresa Carmenza Jaramillo in cooperazione
con l’Associazione dei coltivatori di caffé ha dimostrato le
possibilità, dei rifiuti delle biomasse di imprese agricole di caffé, di
produrre cibo, dando prova che dai rifiuti agricoli è possibile
generare flussi di denaro e lavoro, salvaguardando allo stesso tempo
quella sicurezza alimentare fondamentale per la specie umana.
La
ricerca, partita nel 1994 dal lavoro pioneristico del professor
Shu-thing Chang dell’Università Cinese di Hong Kong, mostra come alcune
specie di funghi siano coltivati su un substrato di rifiuti di caffé e
scarti di alberi di quercia.
Ivana
Milenkovic dell’Università di Belgrado ha contribuito alla ricerca
scientifica stabilendo che dopo la raccolta dei funghi il substrato può
essere consumato come cibo per gli animali. L’approviggionamento di
funghi e le proteine animali aumentano le entrate economiche. Questo
sistema ha impatti positivi sull’approvigionamento di cibo e crea un
notevole sviluppo economico locale.
Come risultato oggi si stima che 10
mila persone hanno trovato lavoro in modo diretto o indiretto in questo
indotto, come per la distribuzione o il packaging.
In
Zimbawe invece, il programma per risollevare dalla povertà gli orfani
con capofila Chido Govero, prevede uno sviluppo di posti di lavoro che
supera i 50 milioni se tutte le aziende di caffé attorno al mondo
applicheranno questo approccio a cascata per la fertilizzazione dei
terreni. E se tale programma venisse esteso alle aziende agricole
produttrici di tè e mele il potenziale occupazionale salirebbe a 100
milioni di posti di lavoro.
Per rendere l’idea dobbiamo immaginare che
la capacità potenziale di generare cibo supererebbe la quantità di tonno
prodotta oggi nel mondo. Molti progetti introdurranno la Blu Economy.
Gli imprenditori intorno al mondo stanno cercando i modi di utilizzare i
principi della fisica e della chimica della natura attraverso il
“metodo a cascata” e la produzione di energia in piena armonia e tramite
riciclo. Stanno accumulando ricchezza, generando valore e fornendo
lavoro utilizzando ciò che è già sviluppabile in termini di impresa.
Nella Blu Economy i modelli insostenibili di produzione e consumo
verranno superati ed eliminati. Il ciclo vizioso di sfruttamento dei
lavoratori e del Pianeta, con la sempre più massiva produzione di
emissioni carboniche, cesserà. Diventerà un ciclo virtuoso che
utilizzerà ciò che è sviluppabile, che accresce il capitale sociale, e
incrementa quell’innovazione del mercato che aiuterà a far incontrare i
bisogni fondamentali di tutti.
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