Non solo bambine di sei o sette anni sottoposte alla pratica di mutilazione genitale femminile, ma anche neonate: nella Marca spunta un caso di una straniera di quattro mesi.
La terribile vicenda è emersa ieri nel corso di formazione «Mutilazioni genitali femminili: parliamone», che si sta svolgendo al park hotel bolognese di via Terraglio.
La bimba di pochissimi mesi nata da genitori africani, è stata sottoposta alla dolorosa pratica, che consiste nel tagliare con una lama, in maniera parziale o totale, elementi esterni dell'apparato genitale: nonostante gli accertamenti disposti dalle autorità sanitarie, non è dato sapere se l’operazione di mutilazione, in maniera illegale, sia avvenuta nel territorio trevigiano, dove vive la famiglia, o nel paese d'origine, dove i «medici-stregoni» si occupano abitualmente di compiere il barbaro rituale.
Un'altro caso, dopo la mutilazione genitale emersa nello scorso mese di novembre, quando i carabinieri erano riusciti a fermare una coppia di nigeriani, residenti anch’essi residenti nel territorio della Marca, intenzionati a portare la figlia di 7 anni in Nigeria per sottoporla a infibulazione.
In Italia la Mgf ( mutilazione genitale femminile) è illegale: la legge infatti punisce le pratiche di violenza contro gli organi sessuali e si rischia una denuncia penale e reclusione dai 3 ai 7 anni, come contempla l’articolo 583 bis.
«Con questo percorso di formazione intendiamo dare strumenti adeguati ai medici e agli operatori sanitari e sociali dell'Usl 9 - spiega Gerardo Favaretto, direttore servizi sociali dell’azienda sanitaria del capoluogo - Fortunatamente non è una pratica che abbiamo riscontrato in maniera frequente nel territorio, ma vogliamo che i dipendenti dell'azienda siano preparati e pronti ad intervenire in casi di mutilazione genitale».
La mutilazione dell'apparato genitale appartiene alla tradizione di numerose etnie africane e di alcune asiatiche, che giungono nella Marca a seguito dei flussi migratori. « La mutilazione è tipica di molti paesi- spiega Teresa Rando, psicologa e psicoterapeutica del distretto 3, Mogliano - primi tra tutti Egitto, Sudan, Senegal, Mali, Burkina Faso e Somalia. Spesso le bambine straniere che vivono in Italia, vengono portate nel loro paese al compimento dei 6-7 anni di età per essere mutilate».
Per cercare di arginare il problema, l'Usl 9 ha pensato di rivolgersi anche ai mediatori culturali che da tempo operano a contatto con le numerosissima comunità immigrate residenti nella Marca.
«Vogliamo che la nostra azienda possieda questa competenza specifica per aiutare le donne che soffrono a causa di queste mutilazioni - spiega Daniele Frezza, dirigente servizio formazione e aggiornamento dell’Usl 9 - Anche perchè oltre ad essere una pratica dolorosa, porta problemi costanti nella vita della donna: primi tra tutti, parti a rischio, rapporti sessuali dolorosi e gravi infezioni».
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