domenica 13 maggio 2012

Desaparecidos: la Chiesa sapeva e taceva

L'autore di questo articolo è Fabio Della Pergola

Un agghiacciante documento è diventato di pubblico dominio in queste ore, grazie al coraggio e alla determinazione di Horacio Verbitsky, un giornalista e scrittore argentino già noto per altri libri di denuncia del passato golpista del paese sudamericano.

Pubblicata su Il Fatto Quotidiano e già rilanciata in rete da molti blog, oggi la sua circostanziata denuncia lascia letteralmente senza fiato perché rende pubblico senza perifrasi un documento rinvenuto nell’archivio della Conferenza episcopale argentina, protocollato con il n. 10949, che dimostra il sostanziale accordo tra il dittatore argentino Jorge Videla, capo della giunta golpista, e la gerarchia cattolica durante il pontificato di quel Giovanni Paolo II - ‘beato subito’ - già noto per il cordiale incontro con il dittatore Augusto Pinochet, su cui in seguito sono state raccontate clamorose bugie da parte dell'Osservatore Romano che parlò di una specie di 'trappola mediatica' perpetrata dal dittatore ai danni del Papa.
L'intenzione del quotidiano cattolico era di sminuire le responsabilità papali nel sostegno pubblico dato alla dittatura cilena, ma - come dimostra chiaramente questo video - si trattava di un falso tanto plateale quanto maldestro.
Secondo Verbitsky - autore di libri come “Il volo. Le rivelazioni di un militare pentito sulla fine dei desaparecidos”, “L' isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina” e “Doppio gioco. L'Argentina cattolica e militare”, tutti tradotti in italiano - fin dall’aprile del 1978 l’Episcopato argentino era perfettamente a conoscenza delle torture, degli eccidi e della pratica di gettare in mare, narcotizzati, gli oppositori - perlopiù giovani ragazzi e ragazze - destinati a diventare così i tristemente noti desaparecidos della storia sudamericana.
Il “problema” - si deduce dalla lettura dei dialoghi trascritti - era costituito dalla risposta da dare alle famiglie degli scomparsi, non il fatto di aver ammazzato tanta gente: “il problema è di rispondere in modo che la gente non continui a chiedere spiegazioni” affermava il cardinale Aramburu.
Tacitare le domande angosciate delle famiglie dei 10.000 (ma c'è chi dice 30.000) assassinati era l’assillo degli alti prelati dopo che si erano resi conto, negli amichevoli colloqui con i generali golpisti, che “c’è un fondamento di verità in quanto sospettano“.
Sapevano. E tacevano.
Bontà sua, l’allora presidente dell’Episcopato, il cardinale Raul Francisco Primatesta, “ha insistito sulla necessità di arrivare a una qualche soluzione in quanto prevedeva che alla lunga il metodo consistente nel far sparire le persone avrebbe prodotto ‘effetti negativi’ considerata l’amarezza che affligge molte famiglie”.
Far sparire della gente produceva "effetti negativi" (sic), secondo l'esponente di Santa Madre Chiesa.
Eppoi - è ancora Primatesta che parla - "la Chiesa vuole capire, collaborare, è consapevole che il Paese versava in uno stato di caos". E giù gente annichilita dagli aerei della morte. Agghiacciante. Per sua fortuna è morto, così come sono deceduti anche i suoi collaboratori.
Ma la Chiesa deve spiegare il suo silenzio. Non solo la Chiesa argentina già notoriamente compromessa con i dittatori, ma il Vaticano, cui l’episcopato sudamericano certamente riferiva, deve dare esaurienti spiegazioni sul suo silenzio. Sul suo silenzio di trentaquattro anni. Sull'occultamento di prove, sulla complicità con gli assassini, sulla copertura degli eccidi e degli ignobili crimini contro l'umanità commessi dalla giunta golpista.
Dopo il clamoroso e reiterato insabbiamento dei mille e mille casi di pedofilia, adesso anche ladimostrata omertà nello sterminio argentino. Forse è il caso che qualcuno cominci a valutare seriamente l’opportunità di sottoporre la Chiesa cattolica ad un’indagine internazionale per manifesta violazione dei diritti umani e per l'innegabile connivenza con i tanti assassini della storia, da Franco a Mussolini, da Hitler a Videla.
La Corte Penale Internazionale dell'Aia ha giurisdizione sui crimini commessi negli stati aderenti e l'Argentina lo è. Ma anche occultare la verità sui crimini è un crimine. Anche non denunciare gli assassini lo è. Anche non muovere un dito per fermarli, lo è.
Qualcuno tiri le conclusioni.



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