Peltier: prigioniero politico di Obama
Se solo il Governo rispettasse le sue stesse leggi. Sono un prigioniero politico, di Barack Obama ora... - Comunicato di LEONARD PELTIER del 14/09/2009
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ancora una volta ha fatto del suo altisonante titolo una caricatura.
Dopo l’avvenuta scarcerazione prima dell’originale seguace di quel
cultore della morte che è Charles Manson, ossia Lynette Squeaky Gromme
che attentò al presidente Ford, poi di un dichiarato terrorista croato, e
di un altro assassino mancato del presidente Ford grazie alla legge
sulla libertà condizionata obbligatoria dopo 30 anni di reclusione, la
Parole Commission (organismo deputato a rilasciare un individuo sulla
parola o a negare questa richiesta N.d T.) ha ritenuto che la mia
scarcerazione avrebbe incrementato il “non rispetto della legge”.
Se solo il governo federale avesse rispettato la sua stessa legge, per
non parlare dei trattati che secondo la costituzione degli Stati Uniti
sono legge suprema, io non sarei mai stato trovato colpevole di reato e
neppure costretto a passare più della metà della mia vita in carcere.
Per tacere il fatto che tutte le leggi di questo paese sono state fatte
senza il consenso dei Nativi e vengono applicate inequamente e a nostre
spese. Se non altro la mia esperienza dovrebbe sollevare seri dubbi in
merito alla supposta giurisdizione dell’FBI in territorio indiano.
Il dibattito della Parole Commission è stato sollevato dal futuro
procuratore, avvocato Drew Wringley che sembra nutrire la speranza di
affiancare la cavalleria dell’FBI in corsa verso l’ufficio del
Governatore del Nord Dakota.
Nel far questo Wringley sta seguendo i
passi di William Janklow che costruì la sua carriera politica sulla
reputazione di essere un combattente Indiano, partendo da una carriera
di difensore tribale (e presunto stupratore di un minorenne nativo) a
procuratore generale, governatore del Sud Dakota a Congressman.
Alcuni
ricorderanno che Janklow, prima di venire accusato di omicidio colposo,
si assunse la responsabilità per aver persuaso il presidente Clinton a
non concedermi la grazia. Lo storico predecessore di Janklow, George
Armstrong Custer, similmente sperava che un imponente massacro di Sioux
lo avrebbe trainato verso la Casa Bianca ma sappiamo tutti cosa ne è
stato di lui.
Comunque, a differenza di quei barbari assetati del mio sangue nei
corridoi del potere, i Nativi sono gente veramente umana che pregano
per i loro nemici. Eppure è necessario essere abbastanza realisti da
organizzarci per la nostra libertà e uguaglianza come nazione.
Costituiamo il 5% della popolazione del Nord Dakota e il 10% di quella
del Sud Dakota e potremmo usare la nostra influenza per promuovere il
nostro potere sulle riserve, sulle quali dovremmo puntare.
Se
riuscissimo a organizzare un blocco elettorale potremmo annullare la
premessa sullo scontro di qual è il più razzista tra il Sud e il Nord
Dakota.
Negli anni ’70 ci costrinsero ad armarci per difendere il
nostro diritto alla sopravvivenza e a potersi difendere, ma al giorno
d’oggi la guerra si fa con le idee. Oggi bisogna che combattiamo
l’oppressione armata e la colonizzazione con i nostri corpi e con le
nostre menti. Il diritto internazionale è dalla nostra parte.
Data la
natura dei tre recenti individui scarcerati sulla parola, potrebbe
sembrare che il mio crimine più grande è quello di essere indiano. Ma la
verità è che l’offesa più grande è la mia innocenza.
In Iran capita
che i prigionieri politici siano rilasciati se confessano i ridicoli
capi d’accusa con cui vengono trascinati in tribunale, allo scopo di
gettargli addosso il discredito e di intimidirli assieme a quei
cittadini che la pensano come loro.
L’FBI e i suoi portavoce pare
abbiano fatto lo stesso, come suggerì la Parole Commission nel 1993,
quando stabilì che il mio rifiuto a confessare era alla base della
negazione della libertà sulla parola.
Dichiararsi innocenti è come dire che il governo è in errore, se non addirittura colpevole.
Il sistema giudiziario americano è fatto in modo tale che l’imputato non
viene punito per il crimine in sé quanto piuttosto per il fatto che
rifiuta di accettare qualsivoglia patteggiamento gli venga offerto, e
per aver obbligato lo stesso sistema giudiziario a garantire
all’imputato il diritto di controbattere le accuse da parte dello stato
in un processo vero e proprio. Tali insolenze sono punite
invariabilmente con richieste di procedimenti giudiziari che si
concludano con condanne lunghissime, per non parlare delle linee guida
delle condanne che vengono sempre più disattese assieme alla possibilità
della libertà condizionata.
Per quanto i non Nativi possano odiare gli indiani, siamo tutti nella
stessa barca. Un tentativo di riproporre questo sistema nel governo
tribale è quanto meno pietoso.
E’ stato solo quest’anno con il caso Troy Davis, che la Corte Suprema
degli USA ha riconosciuto come l’innocenza può venire utilizzata come
legittima difesa. Come i testimoni che vennero obbligati a testimoniare
contro di me, quelli che hanno testimoniato contro Davis hanno poi
ritrattato eppure Davis stava per essere messo a morte. Io stesso sarei
potuto già essere morto se non fosse che il governo canadese richiese
una deroga della condanna a morte come condizione per la mia
estradizione.
Il vecchio ordine è adeguatamente rappresentato da Antonin Scalia
giudice della Corte Suprema, che dissentendo dal caso Davis ha affermato:
“Questa corte non ha mai detto che la Costituzione proibisce
l’esecuzione di un imputato colpevole che ha ottenuto un processo
completo e giusto ma che in seguito è stato capace di convincere una
corte che di fatto è innocente. Al contrario si è più volte lasciato la
questione in sospeso, esprimendo ragionevoli dubbi sul fatto che ogni
affermazione basata su presunta reale innocenza sia costituzionalmente
conoscibile”.
Lo stimato senatore del Nord Dakota Byron Dorgan,
attualmente presidente del Senate Committee agli Indian Affaire, ha
ragionato nello stesso modo scrivendo che:
“il nostro sistema legale ha
trovato Leonard Peltier colpevole del crimine di cui era stato accusato.
Ho rivisto il materiale del processo e credo che il verdetto sia giusto
e corretto”.
Per i Nativi è una dichiarazione bizzarra e
incomprensibile, come in effetti è, che innocenza e colpevolezza siano
uno status legale non necessariamente attinente con la realtà dei fatti.
E’ una ovvietà che tutti i prigionieri politici siano risultati
colpevoli dei crimini attribuitigli.
La verità è che il governo vorrebbe farmi confessare il falso allo scopo
di convalidare una sciatta montatura che se venisse allo scoperto
aprirebbe la porta a un’indagine sul ruolo degli USA nell’addestrare ed
equipaggiare bande di teppisti per sopprimere un movimento popolare a
Pine Ridge contro una dittatura fantoccio.
In America per definizione non possono esserci prigionieri politici ma
solo quelli giustamente giudicati da una corte E’ ritenuto altamente
controverso persino pubblicamente ammettere che il governo federale
possa fabbricare e sopprimere delle prove allo scopo di eliminare quelli
ritenuti nemici politici. Ma è una cosa dimostrabile per ogni passo del
mio processo.
Sono un prigioniero politico, di Barack Obama ora, e
spero e prego che egli voglia aderire a quegli ideali che lo hanno
spinto a concorrere per la presidenza. Ma come Obama stesso vorrà
riconoscere, se aspettiamo che lui risolva i nostri problemi, non
abbiamo centrato il punto della sua campagna.
Soltanto organizzandoci
nelle nostre comunità e facendo pressione sui nostri presunti leaders
riusciremo ad apportare quei cambiamenti di cui abbiamo così fortemente
bisogno.
Vi prego di sostenere il Comitato di Difesa Leonard Peltier nel
nostro tentativo di far si che il governo degli Stati Uniti sia fedele
alle su stesse parole.
Ringrazio tutti quelli che sono stati dalla mia parte in tutti questi
anni, nominarne alcuni significherebbe escluderne molti altri. Non
bisogna perdere la speranza nella nostra lotta per la libertà.
Nello spirito di Cavallo Pazzo. Leonard Peltier
Leonard Peltier #89637-132 - USP-Lewisburg US Penitentiary
(Traduzione a cura di Stefania Pontone)
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