La guerra è già di per sé una realtà barbara, ma se a questa aggiungiamo i crimini compiuti da quei singoli che vi hanno partecipato in maniera spregevole, allora non esiste termine per definire ciò che diventa. Non è più guerra. Non è più "semplice" barbarie. E' peggiore!
Tra uccisioni, saccheggi e devastazioni troppo spesso c'è anche un altro elemento a insudiciare ulteriormente un'azione bellica, e questo è lo stupro.
Ma sono atti, questi, che non fanno parte soltanto delle guerre passate poiché ancora oggi, nel 2011, accadono senza ritegno né pietà (eh sì che più avanti si va e più si spera che l'essere umano sia diventato sempre più civile, meno cavernicolo!).
La malvagità non ha tempo né luogo. Molte guerre sono ancora in corso in vari paesi del mondo, e pure se le notizie arrivano sporadiche, si sa che "è la prassi" umiliare e oltraggiare il corpo femminile.
Anche durante le attuali insurrezioni popolari nel medio oriente sono stati segnalati casi di violenze sessuali, ovviamente ai danni delle donne che hanno osato ribellarsi al regime divenendo parte attiva della nuova ondata collettiva che le vede coinvolte nella conquista dell'emancipazione e della democrazia.
Parlando dell'Italia e delle "marocchinate" (termine usato per indicare lo stupro di massa attuato dai goumiers francesi ai danni di molte persone di ambo i sessi e di tutte le età dopo la battaglia di Monte Cassino), non mi meravigliano dei pregiudizi con cui gli italiani ancor oggi guardano in particolar modo ai turchi, ai marocchini, agli algerini... insomma, a tutti gli uomini del mondo mediorientale, facendo dell'erba tutta un fascio (cioè non distinguendo più la nazionalità delle persone che li avevano colpiti così duramente).
Ma cosa spinge i soldati (regolari e non) a compiere violenze sessuali?
Perché accanirsi ulteriormente sulla popolazione che già subisce le brutture della guerra?
Quanto c'entra il machismo in questo contesto?
Può essere definità pura crudeltà e basta?
Per quanto riguarda il Kosovo, sembra proprio che sia stata premeditata la violenza sessuale sulle donne, con lo scopo di annientare la dignità di un popolo e d'infierire maggiormente, ingravidandole... (Me lo ricordo ancora oggi di quando la chiesa "consigliava" loro di non abortire... Ma come si può chiedere questo?) Il discorso in questa circostanza è estremamente complicato e soltanto con le vive testimonianze se ne può venire a capo senza congetture. E ricordo pure di come le prime testimonianze che ci arrivarono furono messe subito a tacere e non se ne parlò mai più. E purtroppo mi risulta che le donne del Kosovo non sono mai state supportate da nessuno, né dagli psicologi né dai loro congiunti.
Ma situazione Kosovo a parte (si fa per dire!), probabilmente la verità è che l'uomo quando è in branco si trasforma in qualcosa che non può neanche essere definito bestia (si offenderebbe la categoria animale!), e non voglio neanche chiedermi se sia il retaggio culturale a farla da padrone sulle loro menti (pensanti? boh?!). Una cosa è certa: è accaduto in passato e continua ad accadere.
Tornando alle marocchinate, queste sono conosciute dalle nostre nonne, madri, zie che l'hanno subite durante la seconda guerra mondiale. Ovviamente alle giovani questa è una realtà sconosciuta, ma per non farla finire nel dimenticatoio trovo sia giusto riesumarla. Ho appena visto due filmati storici trasmessi tempo fa alla RAI e dai quali estrapolerò le interviste che testimoniano lo sconvolgimento di quei giorni, ma prima, un piccolo escursus:
I goumiers erano truppe coloniali irregolari francesi appartenenti ai Goums Marocains, un reparto delle dimensioni approssimative di una divisione ma meno rigidamente organizzato, che costituiva il CEF (corps expeditionnaire français) insieme a quattro altre divisioni: la seconda divisione marocchina di fanteria, la terza divisione algerina di fanteria, la quarta divisione di montagna marocchina e la prima divisione della Francia libera. I Goums erano al comando del generale francese Augustin Guillaume.
Il sindaco di Esperia (comune in provincia di Frosinone) affermò che nella sua città 700 donne su un totale di 2.500 abitanti furono stuprate, e alcune di esse in seguito a ciò morirono. Con l'avanzare degli alleati lungo la penisola, eventi di questo tipo si verificarono altrove: nel Lazio settentrionale e nella Toscana meridionale i goumier stuprarono e a volte, uccisero donne e giovani dopo la ritirata delle truppe naziste, compresi membri della resistenza italiana.
Lo scrittore Norman Lewis, (all'epoca ufficiale britannico sul fronte di Monte Cassino) narrò gli eventi:
«Tutte le donne di Patrica, Pofi, Isoletta, Supino, e Morolo sono state violentate.... A Lenola il 21 maggio hanno stuprato cinquanta donne, e siccome non c'erano abbastanza per tutti hanno violentato anche i bambini e i vecchi..I marocchini di solito aggrediscono le donne in due -uno ha un rapporto normale, mentre l'altro la sodomizza. » (nel libro Napoli '44)
Diverse città laziali furono investite dalla foga dei goumiers (truppe marocchine). Si segnalano le cittadine di Giuliano di Roma, Patrica, Ceccano, Supino, Morolo e Sgurgola in cui numerose ragazze e bambine furono ripetutamernte violentate talvolta anche alla presenza dei genitori.
In una testimonianza raccolta dal professor Bruno D'Epiro si racconta che il parroco di Esperia cercò invano di salvare tre donne dalle violenze dei soldati: fu legato e sodomizzato tutta la notte e morì in seguito a queste violenze.
Il fenomeno "marocchinate" sarebbe iniziato già dal luglio 1943 in Sicilia, propagandosi poi in tutta la penisola e si sarebbe arrestato solo nell'ottobre 1944, quando i CEF furono trasferiti in Provenza. In Sicilia, i groumiers avrebbero avuto scontri molto accesi con la popolazione per questo motivo: si parla del ritrovamento di alcuni soldati uccisi con i genitali tagliati.
"15 marzo. Ad un mese di distanza dal bombardamento dell'Abbazia di Cassino tutto sembra finalmente pronto all'attacco decisivo alle difese tedesche.
Alle 8.30 del mattino, gli aerei alleati iniziano a bombardare la città di Cassino. L'azione dura fino a mezzogiorno: 514 bombardieri sganciano 1500 tonnellate di bombe sulla città, contemporaneamente, più di 500 aerei tra caccia e bombardieri attaccano obiettivi nelle immediate vicinanze. Gli alleati non incontrano praticamente resistenza da parte dell'aviazione e della contraerea tedesca. Dopo l'abbazia, anche la città di Cassino viene praticamente rasa al suolo. S'incrina così un'altro mito della guerra giusta, quello dell'alleato sempre amico e solo liberatore.
Sono i giorni degli stupri di massa. La violenza delle truppe di colore del CEF (il corpo di spedizione francese) travolge tutto e tutti. Il paese maggiormente colpito è Esperia. 2500 abitanti.
Il 17 maggio subisce l'attacco frontale della fanteria algerina e marocchina. I tedeschi cominciano a ritirarsi a nord lasciando libera la strada per Roma. La popolazione resta in balia della furia incontrollata dei goum. Il sindaco del paese Giovanni Moretti, in un convegno a Cassino il 12 novembre 1946 leggerà in un suo intervento: "si contano 700 donne violentate cioè la quasi totalità delle donne, tutte ammalate e non vi dico di quale male. molte morte altre moribonde"
Daria Frezza (storica): "Gli stupri di massa che vengono commessi sono imputati a questi marocchini. Stupri, ma non soltanto gli stupri, poi ci sono i saccheggi delle poche cose che queste persone avevano, che erano riuscite a mantenere, a non disperdere. Saccheggi, ma non soltanto, a volte anche uccisioni. Uccisioni di parenti o di chi eventualmente si ribellava di fronte a questi stupri."
(ecco, questo è solo uno stralcio della sua intervista ma dalle sue parole posso soltanto notare quanto siano distaccate e quanto non rendano l'idea della drammatica realtà che a tutt'oggi non ha abbandonato i ricordi di chi è sopravvissuto)
Testimonianze
Antonina: "Come le formiche, i marocchini erano come le formiche. (...) Quando sono arrivati i marocchini, stavo facendo la sfoglia, e dicevano che stavano arrivando gli alleati e invece erano venuti i cani. (...) I marocchini m'hanno ammazzata... mi hanno portata via, mi hanno violentata, mi hanno ferita, mi hanno sgraffiata in faccia, dappertutto. I capelli me li hanno strappati perché mi portavano in giro trascinandomi per i capelli, e le vesti me le tolsero tutte. Ero come a Gesu Cristo quando l'avevano flagellato m'avevano ridotto in quella maniera a me".
Chadi Mohamed (corpo di spedizione francese - 81° goum marocchino) : "La montagna era piena di corpi, c'erano tanti morti da tutte e due le parti".
Ben toumi Mohamed (corpo di spedizione francese III divisione fanteria algerina): "Eravamo in prima linea e i tedeschi erano di fronte a noi. Volevamo trasportare i nostri morti in un lenzuolo, sulle spalle, ma non potevamo".
Silvio Palombo (abitante di Esperia Fr): "Portavano delle tuniche, così, di tutti i colori. portavano dei capelli lunghi, sporchi, in un modo che non sembravano nemmeno truppe, sembravano gente raccattata. (...) Noi stavamo aspettando gli americani, la cioccolata... (...) Quelle grida che ho sentito io quella notte, erano un'inferno, un inferno dantesco. Sembravano quelle belve che sbranavano gli animali... quella notte fu terribile".
Angelo De Santis (abitante di Castro dei Volsci Fr): "Io ebbi una sorella stuprata e percossa, un fratello ammazzato... e scappavamo da tutte le parti perché poi erano armati e resistergli era pericoloso" (...)
Amalia Colozzi (abitante di esperia (Fr): "Qui (sulla fronte) portavano un panno fatto a torciglione, l'anello al naso, gli orecchini alle orecchie. Quando poi la mattina siamo arrivati là, subito, appena arrivati presero mia sorella che era piccola" (...)
Annita Porcaro (abitante di Esperia, Fr): "Sulla montagna, un povero padre, per difendere la figlia lo ammazzarono"
Ida di Cuffia (abitante di Esperia, Fr): "Erano due, uno è entrato dentro e l'altro aspettava fuori Mio padre quando ha visto quello che volevano fare è intervenuto ma loro lo hanno ucciso".
Giovanna: "Dicevano sono arrivati gli americani, gli americani... tutti con i fazzoletto... e invece erano arrivati i diavoli". (...) Mi ricordo che mi sono attaccata a mia madre, e allora a lei le hanno dato una scarpata in fronte e a momenti l'ammazzavano, e a me mi hanno trascinata via. (...) Botte pure perché io non ci volevo andare... le botte che m'hanno dato... forse ero più morta che viva. Non lo so come ne sono uscita. (...) C'avevo 11 anni e mezzo, pensavo di morire. Mi dicevo: ora m'ammazzano, ma no... se m'ammazzavano forse era meglio. (...) Io stavo aspettando il colpo mio. Ero ragazzina ma stavo aspettando proprio il colpo mio. Credevamo che c'avrebbero ammazzati tutti quella sera.
Rosetta non era svenuta, e tutto quello che era successo lei lo aveva veduto con i suoi occhi e sentito con i suoi sensi. (...) Lei mi guardava con occhi spalancati, senza dir parola né muoversi, uno sguardo che non le avevo mai visto, come un animale che sia stato preso in trappola e non può muoversi e aspetta che il cacciatore gli dia l'ultimo colpo.
Alberto Moravia ha documentato le marocchinate, le donne italiane ne hanno potuto parlare e sono state supportate anche dai loro uomini (i sopravvissuti), ma per le donne del Kosovo non è stato così. A questo proposito vi popongo un'altro articolo
http://www.balcanicaucaso.org/Temi/Diritti-umani/Le-donne-del-Kosovo-vittime-di-una-vergogna-immeritata
e vi lascio riflettere con una considerazione che mi esce urlando dall'intimo del mio animo femminile: Nonostante tutto ciò che hanno subito e che continuano a subire, le Donne impavide di tutto il mondo non smetteranno di mai lottare per i loro diritti (che si sappia!).