ISIS: parte il piano per conquistare Roma con l’aiuto della Turchia
Se credevate che quando l'ISIS disse di voler arrivare a Roma fosse solo un "modo di dire" provate a guardare a cosa sta succedendo in Medio Oriente.
Quando lo Stato Islamico, ISIS, disse
che il suo obbiettivo era quello di conquistare Roma non lo disse tanto
per dire, non era una frase ad effetto. Roma è veramente l’obbiettivo
dei terroristi islamici e a confermarlo è il comunicato diffuso ieri da
Ansar Bayt al-Maqdis, il gruppo terrorista islamico più attivo e
pericoloso nel Sinai.
Ansar Bayt al-Maqdis ha annunciato ieri
la sua alleanza con lo Stato Islamico e la sottomissione al Califfo Abu
Bakr al-Baghdadi. «Dal Sinai arriveremo a Gerusalemme e da Gerusalemme
spiccheremo il salto verso Roma» hanno detto i terroristi islamici con
un comunicato.
L’alleanza tra ISIS e Ansar Bayt
al-Maqdis era una cosa nota ma non ufficiale in quanto il gruppo
terrorista che opera nel Sinai era affiliato ad Al Qaeda. Ora questa
alleanza viene certificata ufficialmente anche nella comunione degli
obbiettivi.
Il piano
Il piano è quello di muoversi su due
specifiche direzioni, quella verso la Libia che passa per l’Egitto e
quella verso Israele che passa per la Giordania.
In questo momento i due
principali ostacoli all’avanzata del ISIS verso il Mediterraneo sono
proprio Egitto e Israele. Quindi ieri i vertici di Ansar Bayt al-Maqdis
hanno diffuso l’ordine di attaccare i posti di blocco e le caserme
egiziane non solo nel Sinai ma anche nel resto dell’Egitto.
Il primo
obbiettivo è quello di unirsi agli estremisti libici di Misurata che
hanno già annunciato la creazione di un califfato e che controllano
ampie zone del Paese. Dalla Libia sarà facilissimo proiettarsi verso
l’Europa.
La seconda direttrice è quella che passa per la Giordania e di
qui in Israele.
Lo Stato Ebraico è l’unico vero ostacolo che hanno gli
estremisti islamici verso la conquista dell’Europa.
Con la chiamata alla
“conquista di Gerusalemme” si cerca di scatenare la massa di
simpatizzati dell’ISIS palestinesi e di attaccare Israele dal suo
interno. Per loro è di fondamentale importanza attaccare Israele
dall’interno attraverso una rivolta palestinese che coincida con una
ripresa delle ostilità da Gaza.
Il ruolo della Turchia e l’alleanza araba
Ed è proprio Gaza il punto. L’Egitto non ha isolato la Striscia di Gaza
per un vezzo ma perché l’intelligence egiziana è convinta che Hamas
collabori attivamente con Ansar Bayt al-Maqdis e quindi con l’ISIS.
Oggi
Israele, cedendo alle fortissime pressioni internazionali, ha deciso la riapertura dei suoi due valichi verso Gaza,
una decisione che ha fatto infuriare il Presidente egiziano Al-Sisi che
ha accusato la Turchia di fare fortissime pressioni sugli USA e sulla
Unione Europea che a loro volta riversano tali pressioni su Israele.
E
anche sulla Turchia e sul suo appoggio agli estremisti islamici ci
sarebbe parecchio da discutere, cosa che faremo approfonditamente nei
prossimi giorni. In ogni caso l’appoggio turco al ISIS e ai gruppi
estremisti come Hamas e Ansar Bayt al-Maqdis ha spinto l’Egitto a stringere una alleanza strategica
con i Paesi del Golfo e in particolare con l’Arabia Saudita, il Kuwait e
gli Emirati Arabi Uniti. L’alleanza non dovrebbe solo controbilanciare i
rapporti di forza con l’Iran ma combattere anche lo Stato Islamico e i
suoi alleati regionali, Turchia e Qatar.
Fonti non confermate sostengono
che i primi due teatri dove l’alleanza araba dovrebbe entrare in azione
sono proprio il Sinai e la Libia, cioè proprio le due principali
direttive dell’ISIS nella sua marcia verso l’Europa.
Immobilità europea
L’Europa rimane purtroppo il punto
debole sul quale punta l’ISIS (e con esso la Turchia) per scardinare la
diga che potrebbe arginare la sua avanzata verso il Mediterraneo.
L’accondiscendenza europea verso la Turchia sta raggiungendo livelli a
dir poco vergognosi ed Erdogan ne approfitta a piene mani.
Non solo
chiude gli occhi sulle armi e sugli uomini che attraverso la Turchia
arrivano allo Stato Islamico ma lo finanzia indirettamente comprando il
petrolio estratto dai pozzi in mano all’ISIS.
Che dire poi della Libia?
L’Europa sta semplicemente alla finestra, passiva di fronte alla
avanzata del califfato.
Conclusioni
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