lunedì 9 novembre 2015

Perché i palestinesi non vogliono telecamere sul Monte del Tempio

Installare delle telecamere di sorveglianza rivelerebbe al mondo chi è che davvero "profana" i luoghi santi islamici

Di Khaled Abu Toameh

Khaled Abu Toameh, autore di questo articolo
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Perché l’Autorità Palestinese si oppone alla proposta della Giordania di installare telecamere di sorveglianza sull’Haram al-Sharif (Monte del Tempio), a Gerusalemme, luogo sacro per ebrei, cristiani e musulmani?
È questo l’interrogativo che molti giordani si pongono dopo il recente accordo tra Israele e Giordania, concluso sotto l’egida del Segretario di stato americano John Kerry. L’idea è partita da re Abdullah di Giordania con l’intento di allentare le tensioni nel sito sacro della Città Vecchia di Gerusalemme.
Mentre Israele ha subito accettato l’idea, l’Autorità Palestinese si è invece affrettata a denunciarla come “una nuova trappola”. Il ministro degli esteri dell’Autorità Palestinese, Riad al-Malki, e altri esponenti di Ramallah si sono detti preoccupati che Israele possa usare le telecamere per “arrestare i palestinesi con il pretesto dell’istigazione”.

Nel corso degli ultimi due anni, l’Autorità Palestinese e altri, tra cui Hamas e il ramo settentrionale del Movimento Islamico in Israele, hanno condotto una campagna di istigazione contro i visitatori ebrei che si recano sull’Haram al-Sharif. Scopo della campagna è sostenere che gli ebrei intendono distruggere la moschea di al-Aqsa.
Nel tentativo di impedire agli ebrei di accedere nel sito di circa 37 acri (150.000 mq), l’Autorità Palestinese e il Movimento Islamico in Israele hanno assunto decine di donne e uomini musulmani con il compito di molestare i visitatori ebrei e i poliziotti che li scortano. Gli uomini vengono chiamati murabitoun e le donne murabitat (difensori o guardiani della fede).

Nei video si vedono questi uomini e queste donne che gridano e cercano di aggredire gli ebrei e i poliziotti sull’Haram al-Sharif. Questo genere di prove video sono qualcosa che l’Autorità Palestinese cerca di evitare. Autorità Palestinese e Movimento Islamico vogliono che i loro uomini e donne continuino a molestare gli ebrei con il pretesto di “difendere” la moschea di al-Aqsa dalla “distruzione” e dalla “contaminazione”. Ma installare delle telecamere di sorveglianza nel sito rivelerebbe il comportamento aggressivo dei murabitoun e delle murabitat e mostrerebbe al mondo chi veramente “profana” i luoghi santi islamici e li trasforma in una base dalla quale aggredire e insultare i visitatori ebrei e i poliziotti.

 
Le telecamere potrebbero anche smentire l’affermazione secondo cui gli ebrei “invadono violentemente” la moschea di al-Aqsa e vanno a pregare sul Monte del Tempio. L’Autorità Palestinese, Hamas e il Movimento Islamico dicono da tempo che le visite degli ebrei sono “incursioni provocatorie e violente” nella moschea di al-Aqsa. Ma ora le telecamere mostreranno che gli ebrei non entrano affatto nella moschea come sostengono invece i palestinesi.
Un altro motivo per cui i palestinesi si oppongono all’idea di re Abdullah è il timore che le telecamere possano mostrare i palestinesi che da due anni introducono furtivamente pietre, bombe incendiarie e ordigni rudimentali nella moschea di Al-Aqsa . Scene che Autorità Palestinese, Hamas e Movimento Islamico non vogliono che il mondo veda, perché mostrerebbero chi è che davvero “contamina” l’Haram al-Sharif. Inutile dire che nessun visitatore ebreo finora è stato colto nell’atto di cercare di introdurre furtivamente armi nel luogo sacro.

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