tratto da "Il Perdono" di Paola Paolinelli (psicologa)
Dal vocabolario: Perdono, l’abbandonare ogni risentimento o proposito di punizione e vendetta nei confronti di chi ci ha arrecato un’offesa o un danno.
Possiamo osservare dalla spiegazione del vocabolario che il perdono serve a lasciare definitivamente, cioè abbandonare, ogni risentimento, odio e vendetta, quindi il progetto vendicativo, che può essere sia omicida, contro chi ha causato la sofferenza, sia suicida, per colpire con il suo gesto chi è legato a lui.
Perdonare è una parola strana che molti di noi non hanno in simpatia a causa dell’uso che ne ha fatto la religione cattolica e del comandamento di Cristo: porgi l’altra guancia che spesso è sinonimo di coglioneria.
Riteniamo che la chiesa cattolica non riesca ad insegnare a perdonare, al contrario insegna a diventare delle vittime delle violenze e della prepotenza altrui.
Il perdono non è un atto di volontà, anche se la volontà è necessaria per perdonare.
Il perdono è quel processo lungo e delicato che trasforma i nostri atti, i nostri pensieri, e i nostri desideri fino al punto che i danni caratteriali e nevrotici, prodotti dalla relazione con i nostri genitori sono stati risolti ed eliminati.
Attraverso il perdono è possibile rinunciare definitivamente ai due principali meccanismi di difesa cioè l’odio e l’orgoglio dell’intrauterino e dell’infanzia, che da adulti si trasformano in meccanismi di offesa, in quanto l’orgoglio ci difende dalle offese ricevute e dal dolore delle umiliazioni.