Si può parlare di cannabis medica in Italia? A quanto pare no, almeno se sei un farmacista.
E’ questa la verità paradossale emersa dalla segnalazione con consecutiva multa di oltre 8mila euro comminata a 6 farmacie che effettuavano, tra le altre cose, preparazioni di farmaci a base di cannabis.
Il motivo è che secondo il ministero della Salute il solo fatto di essere presenti sui motori di ricerca che mostrano le farmacie che effettuano preparazioni a base di cannabis, equivale a violare i dettami dell’art. 84
del DPR 309/90 (la legge che regola gli stupefacenti in ogni aspetto
legale e illegale, dalla produzione, vendita, spaccio, sanzioni, ecc…)
il quale recita: “La propaganda pubblicitaria di sostanze o
preparazioni comprese nelle tabelle previste dall’articolo 14, anche se
effettuata in modo indiretto, è vietata”.
Tutto giusto, se non fosse che su internet è possibile trovare decine
di siti che offrono lo stesso servizio, segnalando decine di farmacie
che ad esempio effettuano preparazioni a base di morfina od oppiacei, senza che nessuna sanzione fosse mai stata comminata in questo senso.
il video: https://youtu.be/tK10N0giGmU
“Io non potrei in assoluto parlare di cannabis, anche
il solo dire la parola cannabis, in quanto farmacista, secondo il
ministero della Salute equivale a fare pubblicità”, ci ha spiegato il
dottor Paolo Mantovani, titolare di una farmacia
galenica di quelle che sono state raggiunte dalla sanzione.
“Siamo in
imbarazzo ed i nostri stessi legali ai quali abbiamo affidato il
ricorso, fanno fatica a capire quale sia il capo d’imputazione. Ci dovremo rimettere ad un prefetto e dopo andare da un giudice, spendendo soldi e perdendo tempo, perché un paziente che ha bisogno di queste terapie, attraverso i mezzi informatici, non
può sapere quali siano le farmacie che hanno laboratori attrezzati per
questo tipo di preparazioni”.
Poco prima della nostra chiacchierata il dottor Mantovani, insieme al
dottor Ternelli ed altri farmacisti coinvolti dal provvedimento, alla
fine dell’open day organizzato presso lo Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze (di cui pubblicheremo a breve un resoconto completo), avevano provato a chiarire la propria posizione con la dottoressa Germana Apuzzo,
la direttrice dell’ufficio centrale stupefacenti del ministero della
Salute che aveva partecipato al convegno. Ma secondo la dottoressa, come
raccontato dal dottor Mantovani, anche il solo essere presenti su dei motori di ricerca, equivale a fare “pubblicità indiretta”.
“Me ne vado con l’amaro in bocca”, ha concluso Mantovani sottolineando che: “Speravo ci potessero essere un dialogo e l’umana comprensione di ciò che stiamo cercando di fare”.
Stessa situazione per il dottor Marco Ternelli, che
lavora presso l’omonima farmacia, al quale è stata contestata la
presenza su alcuni siti che segnalano farmacie che effettuano preparati a
base di cannabis. “Da stamattina”, ci ha spiegato il dottore, “abbiamo
messo offline il sito della farmacia. E’ stata una scelta nostra,
avremmo anche potuto non farlo perché non siamo stati raggiunti da un
ordine restrittivo, però, in forma di protesta, non togliamo solo la cannabis dal nostro sito, togliamo tutto, perché se non possiamo parlare di cannabis, allora vuol dire che non possiamo parlare degli altri farmaci galenici o dei servizi che la farmacia fa”.